In arrivo contro-piano di Austria e “4 frugali” all’asse Macron-Merkel

Nuove tensioni su soluzioni anti-crisi. Guidati da Kurz, 4 Paesi “frugali” preparano risposta (“no” a sovvenzioni) al piano franco-tedesco di Recovery Fund.

In arrivo contro-piano di Austria e “4 frugali” all’asse Macron-Merkel

Il fronte dei Paesi frugali’ batte un nuovo colpo - insistendo su prestiti anziché su sovvenzioni e sussidi - in risposta all’intesa raggiunta da Parigi e Berlino sulla proposta di soluzioni anti-crisi, il ‘piano Ue’ franco-tedesco per la ripresa annunciato il 18 maggio scorso.

 

Sono Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia i Governi del Nord-Europa che si stanno dichiarando ancora contrari allo sforzo di solidarietà che impegna la Commissione europea e i 27 per rallentare la recessione e sostenere le economie più colpite dalla pandemia.

Guidato dal Premier austriaco Sebastian Kurz, la nuova ondata di reazioni va in direzione opposta al piano presentato questa settimana dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel e dal Presidente francese Emmanuel Macron per uscire dalla crisi socio-economica causata dall’emergenza covid-19 e avviarsi verso la ripresa.

 

Due giorni fa, mentre l’Europa recepiva gli esiti della video-conferenza tra Merkel e il capo dell’Eliseo, Kurz – in un tweet – dava segnali che facevano presumere una risposta tempestiva al termine del “buon scambio con i primi ministri di Danimarca, Paesi Bassi e Svezia sugli aggiornamenti relativi alla proposta attesa della Commissione Ue per il Recovery Fund e il Quadro finanziario pluriennale (QFP)”.


Fonti diplomatiche rivelano che, nel giro di pochi giorni, ci sarà una contro-proposta al piano Merkel-Macron, alimentando così un nuovo dibattito a difesa delle posizioni comuni di Stefan Lofven, Primo Ministro svedese, Mark Rutte, Primo Ministro olandese la Premier danese, Mette Frederiksen, in merito alla finalizzazione dello strumento di recupero, tanto atteso dai Paesi più duramente provati da una recessione senza precedenti.

 

Vogliamo essere solidali con gli Stati che sono stati colpiti duramente dalla crisi, ma riteniamo che la strada giusta siano prestiti e  non sovvenzioni" - afferma Kurz in un’intervista con l’Oberösterreichischen Nachrichten, in cui informa che nei prossimi giorni il “blocco dei quattro” (definiti in tedesco “Vier Sparsame”, ovvero i quattro risparmiatori) presenterà una proposta per intavolare nuove idee, in un sofferto compromesso tra Nord e Sud.

 

Siamo convinti che il rilancio dell'economia europea sia possibile, senza una condivisione dei debiti” – ha specificato Kurz, esprimendo stupore per la proposta avanzata da Merkel e Macron. “È legittimo che due grandi Stati facciano una proposta, ma la decisione va presa da tutti gli Stati membri dell'Ue”, spiega il Premier austriaco. Una linea sposata anche dal suo Ministro responsabile per gli Affari europei, Karoline Edtstadler. Nel rispondere ai media austriaci, affermando che l’Unione ha sottovalutato la portata e le conseguenze della crisi covid-19, la Edtstadler ha anche aggiunto che “gli aiuti devono andare a coloro che sono stati colpiti di più. Una cosa è comunque certa: i soldi che ora vanno a Italia, Spagna oppure Francia devono essere usati per superare la crisi e vanno restituiti”.

 

Macron e Merkel parlavano di un Bilancio Ue “forte” che metta in campo maggiori risorse per andare avanti con investimenti significativi. Idee che non piacciono ai “frugali” che, invece, non accettano manovre espansive di Bilancio e respingono l’approccio che si muove verso una “condivisione del debito”. Per i Paesi “rigoristi”, come l’Austria o l’Olanda, non è concepibile investire nel recupero dei vecchi debiti delle economie in difficoltà. Ragion per cui stanno facendo lunga resistenza a forme di finanziamento tramite prestiti “non rimborsabili” e richiamano a una “stretta” nella disciplina di bilancio. È di questo avviso anche il Governo di Copenhagen - che non segue i passi della vicina Germania - e che, a detta del Ministro per l’Economia Nicolai Wammen, è contraria a un fondo per la ripresa troppo ambizioso e al reperimento di nuove risorse da trasferire a Bruxelles, volendole mantenere in Danimarca per far fronte ai bisogni nazionali.

 

500 miliardi di euro per il Recovery Fund, indicati dall’accordo di Francia e Germania, sembravano il punto di raccordo ideale per imboccare una strada finora difficile, che andrebbe percorsa in tempi brevi per mitigare gli impatti negativi del coronavirus. E su cui si attende la risposta dell’Esecutivo europeo della Von der Leyen (in agenda per il 27 maggio), a cui seguirà la decisione dei Capi di Stato e di Governo dell’Ue al Vertice europeo previsto per metà giugno. Ma nel frattempo, il miraggio di solidarietà e unità europea non deve dissiparsi, escludendo dal progetto finale i trasferimenti a fondo perduto e nella misura richiesta dai Paesi del Sud, quelli più vulnerabili nell’era post-covid19.

 

Consapevole del fatto che l’Unione non ha ancora raggiunto l’intesa e permangono le divisioni, il Ministro francese per l’Economia, Bruno Le Maire, ha invitato alla prudenza in una fase storica complicata e cruciale, di congiuntura per il futuro dell’Europa e di equilibri delicati nella ricerca del ‘comun denominatore’ che possa arginare i rischi di divergenze economiche tra gli Stati. “Prudenza” con cui muoversi per convincere i Paesi ‘restii’ a schierarsi con la proposta franco-tedesca (accolta bene, peraltro, non solo da Italia e Spagna, ma anche dalla Presidente Legarde della Banca Centrale Europea e dai vertici della Commissione europea).

 

 

L’imminente lancio del ‘piano Kurz’ ha scatenato qualche reazione nelle fila dell’opposizione austriaca. Dal messaggio via Twitter del capo della delegazione austriaca dei Social-democratici al Parlamento europeo, il deputato Andreas Schieder, si avverte un senso di mancanza di “spirito europeo” nel “blocco incomprensibile” di Kurz nei confronti della mossa “pioneristica” di Parigi e Berlino per convenire alla ricostruzione europea.

 

Dall’Italia: tavola-rotonda degli eurodeputati italiani e di Laura Agea. Recovery Fund, QFP, MES, Trattati Ue e BCE

Nel frattempo, le Delegazioni dei partiti italiani in Europa “guardano avanti” e si interrogano su come sfruttare al meglio le soluzioni proposte da Bruxelles. Nel pomeriggio di oggi, la video-conferenza “in diretta” trasmessa via Facebook dall’Ufficio del Parlamento europeo in Italia, è valsa a discutere gli ultimi sviluppi sul Recovery Fund, fare chiarezza sul QFP e i Trattati dell’Ue, il ruolo della BCE e il funzionamento del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES).

 

Tra i numerosi partecipanti, sono intervenuti l’eurodeputata Irene Tinagli (Presidente della Commissione ECON dell’Eurocamera), l’On. Brando Benifei (capo-delegazione dei deputati del PD del Parlamento Ue – Gruppo S&D), gli eurodeputati Nicola Danti (Italia Viva), Marco Campomenosi (capo-delegazione Lega), l’On. Carlo Fidanza (Fratelli d’Italia)e Tiziana Beghin (M5S) e l’exPresidente Antonio Tajani per il Partito Popolare Europeo (Forza Italia).

 

Al centro dell’incontro, moderata da Enrico Tibuzzi (capo-redattore della redazione ANSA a Bruxelles) non solo la posizione dei rappresentanti dell’Europarlamento, ma anche quella del Governo italiano, grazie al contributo della Sotto-segretaria di Stato alla presidenza del Consiglio dei Ministri con delega agli Affari europei, Laura Agea(M5S).

 

Lo scambio, che ha messo assieme le voci di esponenti di gruppi politici diversi, si è concentrato sui grandi punti di domanda relativi a benefici e sfide dell’insieme delle misure e strumenti anti-crisi messi in campo dalla Ue. “Oggi abbiamo necessità risorse importanti e consistenti (…), ma non senza criticità, e a che prezzo?” - ha affermato Laura Agea nell’intervento di chiusura con cui ha ricostruito una narrativa puntuale sull’uso del MES e sulla condizionalità che comporta per le spese relative all’emergenza covid-19.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA