Johnson & Johnson ha sospeso la sperimentazione sul vaccino covid-19 a causa di una “patologia inspiegabile” insorta su un soggetto a cui sono state somministrate dosi del farmaco in via sperimentale. È quanto si apprende dal comunicato diffuso dalla società statunitense e ripreso dai media questa mattina.
Il gigante farmaceutico statunitense sta appurando se al paziente sia stato somministrato un placebo o se sia stata proprio la dose del vaccino sperimentale prodotto dall’azienda a scatenare il problema. “Dobbiamo rispettare la privacy”, scrive la società nella nota stampa. Ecco il presunto motivo per cui nulla si sa, per ora, sulla natura e tipologia della malattia del volontario.
“Stiamo anche scoprendo di più sulla patologia di questo paziente (…). È necessario disporre di tutti gli elementi prima di condividere ulteriori informazioni”, si legge sul sito della corporate. Il caso è ora sottoposto a un’indagine approfondita dagli scienziati e da equipe mediche di Johnson & Johnson, nonché da parte di un organo consultivo indipendente.
Si applicano protocollo e "linee guida" in caso di reazione avversa o anomala
Johnson & Johnson ha annunciato di aver già provveduto a sospendere ulteriori dosaggi in tutti i laboratori clinici. Ha anche informato che verrà accuratamente seguito il protocollo previsto per trattare e valutare la situazione del paziente soggetto a reazione anomala. Sempre nel comunicato, la Johnson & Johnson spiega che eventi avversi, gravi o inaspettati – come malattie o incidenti più o meno gravi – costituiscono un rischio da calcolare in qualsiasi studio clinico, soprattutto se si tratta di sperimentazioni su larga scala. Si legge anche che tutti gli studi clinici condotti dalla Janssen (brand appartenente alla società farmaceutica statunitense) hanno linee guida predefinite da seguire. Il vaccino e il paziente dovranno ora affrontare una fase di cui ancora non si può stimare la durata: quella dell’attenta revisione di tutte le informazioni mediche per stabilire se riavviare o meno la sperimentazione.
Quello del vaccino di Johnson & Johnson non è il primo caso di ‘allarme’ e sospensione durante la fase dei test, vista anche l’ampia portata di applicazione su vasta scala delle somministrazioni (a oltre 60.000 pazienti). A settembre, infatti, la società farmaceutica concorrente AstraZeneca (impegnata nella ricerca contro la pandemia, in partnership con l’Università di Oxford) aveva annunciato lo stop alla sperimentazione sul vaccino covid-19.
La decisione era stata presa in seguito alla sospetta reazione avversa registrata in uno dei volontari britannici che hanno ricevuto le dosi per testare l’efficacia del farmaco. Le attività sono poi ricominciate una settimana dopo nel Regno Unito, ma non negli Stati Uniti, dove si è preferito congelare la fase di testing.
Johnson & Johnson, i cui studi avrebbero dovuto produrre risultati tangibili all’inizio del 2021, è una delle quattro big corporate già entrate nella fase 3 (quella più avanzata). Il candidato-vaccino della multinazionale è uno dei sei farmaci contro il coronavirus in fase di sperimentazione negli Stati Uniti. Continuano anche le sperimentazioni sui vaccini in fase avanzata di Pfizer e Moderna, che dovrebbero presentare nuovi esiti già prima della fine di quest’anno. Mentre i vaccini di Moderna e Pfizer richiederebbero l’utilizzo di due dosi per produrre gli effetti sul sistema immunitario, quello di Johnson & Johnson avrebbe il vantaggio di prevederne solo una per avere lo stesso risultato.
Intanto, cresce il numero dei produttori che entrano nella corsa allo sviluppo del vaccino contro il coronavirus. La diffusione di informazioni, soprattutto cliniche e scientifiche, è facilitata anche grazie all’operazione Warp Speed, uno sforzo profuso del Governo statunitense per accelerare l’identificazione dei casi di reazione anomala alle dosi soggette a test.
Questa partnership (di cui è membro anche Johnson & Johnson) sta contribuendo a generare notizie affidabili e sicure su eventuali battute d’arresto. Warp Speed è seguito dai tanti politici e cittadini americani, impazienti di leggere gli ultimi aggiornamenti sulle potenziali vie d’uscita dalla pandemia che ha causato oltre 214.000 perdite umane.
Le autorità sanitarie e gli esperti hanno già avvertito che ci sono basse possibilità che un vaccino sia pronto per la distribuzione di massa, negli USA come in altre parti del mondo, già dai primi mesi del 2021. Eppure, il messaggio reiterato dal Presidente Donald Trump, durante la campagna elettorale per le presidenziali, promette agli americani la produzione di un vaccino entro il 3 novembre, ossia la data della grande chiamata alle urne.
Cos'è Warp Speed
È una partnership pubblico-privata, avviata dall’amministrazione Trump, per facilitare e accelerare lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di vaccini, terapie e sistemi diagnostici del covid-19. È stata introdotta all’inizio di aprile 2020, in seguito a una tavola rotonda (2 marzo) con il Presidente Trump, Mike Pence ed i dirigenti del settore alla Casa Bianca.
Promuoverà la produzione di massa di più vaccini sulla base di prove preliminari consentendo una distribuzione più rapida se gli studi clinici confermeranno che uno dei vaccini è sicuro ed efficace. Il 27 marzo, il Congresso ha stanziato per Warp Speed quasi 10 miliardi di dollari attraverso il Coronavirus Aid, Relief, and Economic Security (CARES) Act.