Il punto della settimana

Beppe Grillo contro il Mes. Stavolta il governo rischia davvero

Crisi politica dei 5S e riforma del Fondo salva-stati, task force su Recovery Plan, patrimoniale e dl sicurezza: Conte alla prova di una settimana decisiva

Beppe Grillo contro il Mes. Stavolta il governo rischia davvero

Sono giorni cruciali per il governo Conte. Nelle ore in cui il Paese è ancora stordito dal record di morti per Covid registrato ieri, 993 vittime che superano persino il picco del 27 marzo, sta per chiudersi una settimana di contraccolpi e cadute per la maggioranza. Che si appresta da lunedì ad affrontare passaggi politici decisivi: la risoluzione sulla riforma del Mes, il varo della task force sul Recovery Fund, il voto sul decreto sicurezza e l’esame del ddl Bilancio con l’emendamento sulla patrimoniale che è tornato in corsa.

 

La diaspora Cinquestelle, lo scontro sul Mes e la scure di Grillo

Quattro parlamentari europei del Movimento hanno lasciato il gruppo di appartenenza e fatto domanda per approdare a quello dei Verdi. Un nuovo colpo per le truppe pentastellate che continuano a perdere pezzi in Ue e nel Parlamento nazionale, dove le defezioni in 30 mesi sono più di 50.  Gli eurodeputati Eleonora Evi, Rosa D'Amato, Piernicola Pedicini e Ignazio Corrao, da tempo in rotta di collisione con la linea politica dei vertici, spiegano che la loro decisione si è resa necessaria per l’impossibilità di “portare avanti temi importanti all’interno della delegazione del M5S, il cui operato ormai diverge irrimediabilmente dall'impegno preso con gli elettori e dalle aspirazioni originarie del Movimento”. Nelle file grilline i malumori montano ma a preoccupare è soprattutto la fronda che agita i gruppi di Montecitorio e Palazzo Madama

 

A materializzare un’ulteriore spaccatura, che stavolta potrebbe davvero far tremare il governo, la lettera inviata da più di cinquanta tra deputati e senatori al reggente Crimi, a Bonafede e a Di Maio.  La richiesta? Fermare la riforma del Mes che solo pochi giorni fa l’Italia in sede di Eurogruppo ha votato. E a cui Camera e Senato dovrebbero dare il via libera il 9 dicembre con una risoluzione di maggioranza che legittimi il premier Conte al tavolo del Consiglio Europeo del 10. Per questa sera è convocata l’assemblea dei parlamentari 5S. Il clima è infuocato. Il rischio che mercoledì i numeri sul Mes non ci siano al Senato è reale, un gruppo di irriducibili non sarebbe disposto a passi indietro. E oggi per loro arriva anche il pieno appoggio di Beppe Grillo, che sul suo blog scrive: “il Mes non è solo uno strumento inadatto ma anche del tutto inutile per far fronte alle esigenze del nostro Paese in un momento così delicato”. 

 

Al Senato i numeri ballano

La possibilità più che fondata che a Palazzo Madama la maggioranza giallorossa non raggiunga i numeri per l’atto di indirizzo che il governo Conte aspetta sul Mes, rende convulse le trattative. Si cerca disperatamente un compromesso. Il premier invita a “non drammatizzare” e ribadisce che qualunque soluzione dovrà poi passare alla ratifica finale del Parlamento (il Mes è un Trattato intergovernativo). Ma intanto i ministri Gualtieri (Economia) e Amendola (Affari europei) sarebbero a lavoro per mediare. Di Maio proverà a ricompattare i suoi, ma l’esito è tutto da verificare. In seno al Movimento non esiste solo la fronda anti-governista di Di Battista, che pure ha preso le distanze dalla diaspora dei quattro eurodeputati, ma anche un gruppo di parlamentari da sempre più vicini alla Lega di Matteo Salvini che non al centrosinistra. 

 

Tornano a soffiare venti di scissione in Forza Italia. L’incognita del voto unitario dell’opposizione

Il Mes porta scompiglio anche nel partito del Cavaliere. La posizione sulla riforma, che con una giravolta delle sue Berlusconi non intende votare, spacca in due gli azzurri. Il responsabile economico Renato Brunetta con l’appoggio di Gianni Letta resta favorevole alle modifiche del Trattato ed esce allo scoperto. L’irritazione di Silvio non si fa attendere, minaccia di destituirlo dall’incarico. ll vicepresidente Tajani e gli altri vertici difendono invece la scelta del capo. Ma una parte degli azzurri al momento del voto in Senato mercoledì potrebbe astenersi e consentire così alla maggioranza di far quadrare i conti del pallottoliere. In questo caso verrebbe meno l’obiettivo di Lega e Fratelli d’Italia: sulla riforma del Fondo salva-stati niente voto unitario del centrodestra. 

 

Domani al via la cabina di regia sul Recovery Plan 

C’è un’altra partita su cui la maggioranza vive ore di trattative. Quella che riguarda la maxi -struttura cui il premier affiderà la governance del Recovery Plan italiano. Che l’Italia dovrà presentare a Bruxelles entro aprile. Domani è attesa la formalizzazione di nomi e competenze dei manager. Da 300 pare che i tecnici scenderanno a 100, forse a 90, con sei commissari assegnati a ciascuna delle sei missioni per 60 progetti complessivi. Atteso anche un aggiornamento delle Linee guida già predisposte dal Ciae, il Comitato interministeriale per gli Affari europei, approvate in Parlamento ad ottobre. La guerra dovrebbe essere al rush finale. E anche quella tra politica e tecnici.

 

Dpcm, Ddl Bilancio e decreto sicurezza

A poche ore dal varo delle nuove misure restrittive anti-covid per i giorni di Natale il nuovo Dpcm agita non solo l’opposizione ma anche alcune componenti del Pd. Ieri il centrodestra ha occupato l’Aula di Montecitorio per protestare contro le nuove misure e per il fatto che il presidente del Consiglio abbia presentato in una conferenza stampa il nuovo Dpcm invece di recarsi in Parlamento. Critiche alla linea del rigore del governo arriverebbero anche dai banchi di alcuni parlamentari dem. In particolare, sul divieto di spostamenti tra comuni nei giorni 25, 26 e 1 gennaio che impedirebbero molti ricongiungimenti familiari.

 

Conte difende il suo operato e quello dell’esecutivo: il “capitano di una squadra” che ha i “ministri migliori” e “con le dovute cautele” può dire di gestire “non male” la pandemia. Oltre ad annunciare un Cdm sul Recovery fund, assicura che stanno andando in porto i dossier Ilva e Autostrade. Di rimpasto non se ne parla. Tuttavia non si “sottrarrà al confronto se qualcuno dei partiti della maggioranza lo chiederà”. Intanto in Parlamento è battaglia su dl sicurezza e ddl Bilancio. L’esame del decreto che modifica i decreti sicurezza che portano il nome dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, subisce una battuta d’arresto. L’ostruzionismo della Lega costringe le Camere ad un rinvio. Il voto è atteso per la settimana prossima. Prosegue anche l’esame nelle commissioni Bilancio della manovra finanziaria 2021-2023. Ma fa discutere la riammissione ai voti dell’emendamento sulla patrimoniale a firma Fratoianni-Orfini.

 

Grillo dice sì alla patrimoniale 

A rimescolare le carte nel Movimento Cinquestelle sono anche le parole di Beppe Grillo sull’imposta patrimoniale, che qualche giorno fa Luigi Di Maio aveva “assolutamente” escluso. Oggi il fondatore del Movimento scrive: invece di chiedere il Mes è meglio “una patrimoniale ai super ricchi”. Inoltre propone di reperire risorse facendo pagare l'Imu e l'Ici non versata sui beni immobili alla Chiesa. “Se per una volta, invece che sovraccaricare di tasse la classe media che sta lentamente scomparendo, si procedesse a tassare soltanto i patrimoni degli italiani più ricchi?”. Salvini replica, promette barricate: “Conte scordati di tassare la casa e i risparmi italiani. L'evasione fiscale non la abbatti con lotteria degli scontrini ma abbassando le tasse con la flat tax”. Il dibattito politico torna a infuocarsi. 

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