Strumenti per prepensionamento

Pensioni 2021, contratto espansione per evitare licenziamenti di massa

Cos’è il contratto di espansione, come funziona, come potrebbe essere utilizzato per gestire la situazione post pandemia sul mercato del lavoro dopo aiuti

Pensioni 2021, contratto espansione per evitare licenziamenti di massa

Allo studio modifiche del contratto di espansione per il 2021, come possibile soluzione alla situazione che si verrà a creare in primavera con la fine della cassa integrazione Covid e del blocco dei licenziamenti imposto dal governo fino al 31 marzo 2021.

 

Cos’è il contratto di espansione, come funziona ma soprattutto come potrebbe essere utilizzato questo strumento di prepensionamento per gestire la situazione post pandemia sul mercato del lavoro?

 

Lavoro: si cercano soluzioni per evitare licenziamenti di massa in primavera

Il contratto di espansione può essere lo strumento giusto per uscire dall’impasse che si verrà a creare in primavera con la transizione occupazionale causata dalla fine delle misure anticrisi imposte dall’esecutivo per tenere a galla il paese nel periodo della pandemia da Coronavirus.

 

La cassa integrazione Covid gratuita è stata prorogata per altre 12 settimane fino a fine marzo mentre il blocco dei licenziamenti andrà avanti fino al 31 marzo 2021. Cosa succederà con l’allentamento delle misure a sostegno del lavoro e il loro definitivo stop?

 

A rischio 250 mila posti di lavoro, considerando Alitalia, l’ex Ilva, l’ex Alcoa, Mercatone Uno, Whirlpool, Piaggio Aerospace… la lista è davvero lunga.

Si cercano soluzioni per limitare il più possibile licenziamenti di massa, anche tramite misure di scivolo alla pensione.

 

Pensioni 2021, contratto di espansione: cos’è e come funziona

L’esecutivo è alla ricerca di un ammortizzatore sociale che possa contenere l’ondata di licenziamenti prevista dagli industriali ad aprile, puntando l’attenzione sul contratto di espansione per agevolare i prepensionamenti. Cos’è e come funziona?

Il contratto di espansione è una misura sperimentale introdotta nel 2019 anche per l’anno 2020 che ha preso il posto del contratto di solidarietà espansiva. Mira a sostenere il ricambio generazionale di quelle imprese con oltre mille dipendenti che si trovano a dover affrontare un percorso di riorganizzazione e reindustrializzazione, agevolando il prepensionamento in cambio di nuove assunzioni.

 

Previo accordo sindacale le aziende in possesso di detti requisiti possono ridurre l’orario di lavoro fino al 30% per accompagnare all’uscita i lavoratori a cinque anni (60 mesi) dalla pensione di vecchiaia o anticipata con almeno 20 anni di contributi, utilizzando la cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga per non più di 18 mesi. Di contro dovranno garantire l’assunzione a tempo indeterminato di nuove professionalità, in modo da garantire il ricambio generazionale.

 

I costi del contratto di espansione sono sostenuti sia dallo Stato che dal datore di lavoro, con l’azienda che paga un incentivo all’esodo esentasse per le prime 9 mensilità mentre lo Stato paga anche la Naspi per massimo due anni al lavoratore in uscita.

 

La misura ha già iniziato a cambiare veste, con la legge di Bilancio 2021 che consente il ricorso al contratto di espansione anche alle aziende con oltre 500 dipendenti, abbassando la soglia prevista a 1.000 addetti. Salgono così a 917 le aziende interessate a questo ammortizzatore sociale, con un costo di 120 milioni di euro.

 

Contratto di espansione: allo studio modifiche per situazione post Covid 

Il Governo sembra intenzionato a riadattare il contratto di espansione per gestire la situazione post Covid, considerando che al momento le misure a sostegno del lavoro durano fino al 31 marzo 2021. In assenza di alternative le aziende potrebbero far ricorso solamente agli ammortizzatori sociali tradizionali, come la cassa integrazione guadagni (cig) e la cassa integrazione guadagni straordinaria (cigs).

 

Molte le ipotesi allo studio, come l’ampliamento della platea dei beneficiari del contratto di espansione alle imprese con almeno 250 dipendenti, mossa che raddoppierebbe a 2 mila il numero di aziende coinvolte. Il contratto di espansione diventerebbe così uno strumento dedicato alle medie e grandi imprese e non più solo alle grandi aziende.

 

Tra le possibili modifiche si discute anche della possibilità di consentire una maggiore copertura dei costi per lo scivolo verso la pensione a quelle aziende che fanno piani di rilancio di rilevanza strategica per il Paese in vista del Recovery Fund.

 

Infine, viene considerata anche la possibilità di eliminare il vincolo dei 5 anni di distanza dalla pensione in caso di processi di formazione e placement, reintroducendo l’assegno di ricollocazione considerando che la manovra finanziaria ha già stanziato 500 milioni di euro per il potenziamento delle politiche attive.

 

L’idea del nuovo contratto di espansione sembra piacere ai sindacati, ma solo a fronte di nuove assunzioni, maggiori coperture economiche, contratti di solidarietà difensiva. In particolare, si spera che questo strumento possa diventare strutturale grazie anche al ricorso dei fondi Ue.

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