L'incontro con i giornalisti

Conte: “Andrò in Parlamento se verrà meno la fiducia di un partito”

Verifica, rimpasto, vaccini, Recovery Plan e Mes: nella consueta conferenza stampa di fine anno il bilancio del governo tra venti di crisi ed emergenze

Conte: “Andrò in Parlamento se verrà meno la fiducia di un partito”

“Se verrà meno la fiducia di un partito vado in Parlamento. Nel nostro sistema il passaggio parlamentare è fondamentale”. E’ la consueta conferenza stampa di fine anno organizzata dall’Ordine dei giornalisti e da Stampa parlamentare la sede del bilancio annuale dell’attività del governo Conte. E quest’anno cade nel corso di una verifica difficilissima con nodi politici ed economici ancora tutti da sciogliere. Inevitabile parlare di un eventuale voto di fiducia. Il premier spiega “Ultimatum non sono ammissibili, sono per dialogo”. Ma se si dovesse arrivare a una crisi tutto dovrà avvenire alla luce del sole, nelle aule parlamentari. “Il premier non sfida nessuno, ha la responsabilità di una sintesi politica e di un programma di governo”, risponde ai cronisti. Ma “bisogna agire con trasparenza e confrontarsi in modo franco. Finché ci sarò io ci saranno sempre passaggi franchi, chiari dove tutti i cittadini potranno partecipare e i protagonisti si assumeranno le rispettive responsabilità”.

 

Dunque, l’unico esito possibile se Italia viva dovesse sfilarsi dalla maggioranza per l’avvocato prestato alla politica è la parlamentarizzazione della crisi. Come con la caduta del Conte I e come nel 1998 e nel 2008 con i governi Prodi, uniche crisi extraparlamentari della storia repubblicana. E su un possibile rimpasto ribadisce: “il problema non è cambiare squadra. Si lavora con le forze di maggioranza, si fa quello che serve nell'interesse del Paese. Non ho mai pensato di far squadra da solo. Se verrà posto il problema se ne discuterà”. Conte palesa la sua “disponibilità” a verificare le soluzioni ma solo se queste rientrano nel perimetro “dell’interesse nazionale”. E sulla formula dei due vice premier mostra tutto il suo disappunto: è già stata “sperimentata con scarso successo nello scorso governo”. 

 

Recovery Plan e Mes

La chiave di volta usata dal premier sui temi caldi resta la centralità del Parlamento. “A un tavolo di maggioranza si può discutere di tutto”, dice, “fermo restando che parlando di Mes, l'ho già detto, sarà il Parlamento a dover decidere se attivarlo o meno”. E chiarisce: “Non possiamo usare tutti i prestiti in modo aggiuntivo, se lo facessimo avremmo vari inconvenienti”. Si riferisce alla scarsa capacità di spesa delle risorse europee che fa registrare l’Italia. “Nel 2020, sul fronte dei fondi, non siamo riusciti a spendere il 60%”. Quanto al Recovery Plan ammette che “non va tutto bene”. Manca ancora il documento o la struttura di governance. “Se non ci affrettiamo rischiamo di arrivare in ritardo. Dobbiamo correre”. E promette interventi legislativi in Parlamento per “procedure accelerate e corsie preferenziali” per superare i ritardi. A  fronte delle controproposte dei partiti di maggioranza, compreso il progetto Ciao di Matteo Renzi, annuncia “una riunione finale entro qualche giorno, al massimo inizi di gennaio”. Ma difende il suo operato e quello dei suoi collaboratori:  “Ci sono persone che non sono mai andate in vacanza e che hanno lavorato sugli iniziali 600 progetti. Non si può pensare che i progetti finali siano nati dal nulla. C'è stato un confronto con le energie migliori. Tutti i ministri, anche quelli di Iv, hanno dato il loro contributo”. Ma riconosce che è mancata “la sintesi politica finale”. 

 

Il vaccino anti-covid  non sarà obbligatorio

Conte esclude la vaccinazione obbligatoria: “lo farei subito, ma l’obbligatorietà è esclusa”. I primi risultati della campagna vaccinale “non ci saranno prima di aprile”. Solo “quando si raggiungeranno i 10milioni/15milioni di cittadini” vaccinati, sottolinea il premier, “potremo avere un primo impatto, quindi in primavera inoltrata. Comunque la prossima estate la pandemia non sarà ancora risolta”. Quanto alla possibilità dell’Italia di assicurarsi altre forniture fuori dal contratto Ue come ha fatto la Germania che ha acquistato extra 30 milioni di dosi chiarisce: “L'Italia non l'ha fatto perché all'articolo 7 del contratto della commissione europea c'è il divieto di approvvigionarsi a livello bilaterale”. Sul numero dei decessi il premier lascia “agli scienziati e agli esperti le valutazioni”. Poi spiega. “Ci viene detto che tra i fattori che hanno contribuito c'è che abbiamo la popolazione più anziana d'Europa. In Italia si muore tardi ma si invecchia male”. 

 

Il blocco dei licenziamenti

Il capo di Palazzo Chigi non nasconde preoccupazione per lo scenario che si aprirà a marzo quando terminerà il blocco dei licenziamenti. “La ministra con i sindacati e le forze sociali sta già lavorando. Abbiamo costruito una cintura di protezione sociale che più o meno sta funzionando e che ha scongiurato il licenziamento per 600mila persone. Ma dobbiamo lavorare alla riforma e riordino degli ammortizzatori sociali e rendere più incisive le politiche attive del lavoro. Non dobbiamo farci trovare impreparati. Il mercato del lavoro si preannuncia molto critico dopo marzo.”

 

Italia Viva non smette di attaccare Conte 

Intanto è ancora Italia Viva ad accendere la polemica con il premier in quello che ormai ogni giorno di più si caratterizza come uno scontro frontale. Oggi è il vice presidente renziano della Camera, Ettore Rosato, ad infiammare i toni: “E’ semplicemente incredibile che durante le dichiarazioni di voto sulla legge di Bilancio il Presidente del Consiglio invece di essere in Aula faccia la conferenza stampa di fine anno. Ma non la poteva spostare di un'ora? La presenza in Aula in circostanze del genere è la premessa per poter parlare poi del rispetto del ruolo del Parlamento”.

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