La cronaca della crisi

Conte apre a Draghi. E’ il segnale che i governisti dei 5S attendevano

Dopo il sì di Forza Italia il presidente incaricato incassa il sostegno di Bonino, Calenda e di Maie-Cd. Giorgetti (Lega) dice di lui: “E’ un fuoriclasse”

Conte apre a Draghi. E’ il segnale che i governisti dei 5S attendevano

Nella giornata in cui Mario Draghi dà il via alle consultazioni alla Camera i partiti cominciano a definire le loro posizioni e qualcosa sembra muoversi anche nei Cinquestelle. Le parole pronunciate oggi da Giuseppe Conte aprono più di uno spiraglio nel Movimento che incontrerà il presidente incaricato sabato mattina, lo stesso giorno della convocazione della Lega. Sicuramente non un caso. Ai 5S e a Salvini è stato lasciato un po’ più di tempo. I primi ad essere ricevuti i partiti più piccoli. Si è cominciato nel pomeriggio con Azione e +Europa, per proseguire con Psi, Maie-Centro democratico che hanno dato il loro “pieno sostegno” a Draghi. Seguiranno il Gruppo Misto, Nci e Cambiamo. 

 

Al di là delle consultazioni ufficiali, pur importanti, i passaggi maggiormente significativi si registrano oggi fuori da Palazzo Montecitorio. E il ‘La’ lo dà l’ex premier, Giuseppe Conte: “Ieri ho incontrato Mario Draghi”, dice parlando fuori da Palazzo Chigi. “E’ stato un colloquio lungo, molto aperto al termine del quale gli ho fatto gli auguri di buon lavoro. Mi descrivono come un ostacolo, evidentemente non mi conoscono o parlano in mala fede. I sabotatori cerchiamoli altrove”. Parole che rimbalzano nelle stanze delle forze politiche giallorosse come una boccata d’ossigeno. Tirano un sospiro di sollievo al Nazareno, lo stato maggiore si mobilita. “Un discorso politico sintetico ma denso di significati, costruttivo, in grado di mantenere e rafforzare la prospettiva unitaria del campo democratico. Ora ci sono le condizioni per far nascere il nuovo governo, attorno a Mario Draghi”, si legge in una nota di Bettini. “Parole responsabili e chiare, di alto valore istituzionale” gli fanno eco Vincenzo Amendola, Roberto Gualtieri, Graziano Delrio e Lorenzo Guerini. E Leu coglie il segnale a restare uniti. “Non bisogna disperdere il patrimonio che la coalizione Leu-Pd-5s ha costruito. Ora più che mai va messo al servizio del Paese”, scrive Pietro Grasso.

 

Ma è soprattutto tra i pentastellati che l’ex presidente del Consiglio provoca la scossa. Quasi che il suo sia il placet atteso dall’ala governista per convincere i ‘ribelli’ ad appoggiare il nuovo esecutivo. Se Conte dà il via libera non ci sono più alibi, nemmeno per Beppe Grillo. Il primo a intervenire è il fedelissimo Alfonso Bonafede: “in questi anni il Movimento 5 Stelle ha iniziato un percorso politico al fianco di Conte che, certamente, non si interrompe adesso, con la fine dell'esperienza di governo. A testa alta andremo al tavolo delle consultazioni”. I big pentastellati, da Patuanelli a Buffagni, concordano. Di Maio serra i ranghi: “continueremo ad essere protagonisti anche grazie a lui”.  E Conte ora potrebbe davvero diventare il leader del Movimento se deciderà di abbandonare l’idea di un partito tutto suo. Gli scenari sono aperti. Resta però l’incognita di Di Battista che ha definito Draghi “l’uomo delle elite”.

 

Al Quirinale si registra un moderato ottimismo. Da quanto si apprende il capo dello Stato ha apprezzato il gesto di Conte sull'incarico a Draghi e segue ovviamente con molta attenzione l’evolversi della crisi. Domani l’ex numero della Bce a partire dalle 11 incontrerà prima il gruppo delle Autonomie, a seguire LeU, Iv, Fdi, Pd e Fi. Dopo la presa di posizione di Berlusconi a favore di Draghi, Mara Carfagna chiede di appoggiarlo “senza ambiguità”, segno che tra gli azzurri di malumori e sospetti ce ne sono ancora. E nella Lega mentre Matteo Salvini dà l’aut aut: “Draghi dovrà scegliere se accogliere le nostre richieste o quelle di Grillo”, il suo braccio destro Giancarlo Giorgetti afferma: “Draghi è un fuoriclasse come Ronaldo. Uno come lui non può stare in panchina”.

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