Le priorità

L’agenda Draghi: vaccini e Recovery. Nel week end i sottosegretari

Oggi il debutto del premier al G7. Si attende il completamento della squadra di governo sulla base delle indicazioni dei partiti. Ma la scelta finale è sua

L’agenda Draghi: vaccini e Recovery. Nel week end i sottosegretari

Completato il doppio rito della fiducia e nel giorno del debutto sulla scena internazionale del G7, Mario Draghi e il suo governo entrano ufficialmente a regime. Il 67° esecutivo della Repubblica ha di fronte a sé sfide decisive. “Spero condividiate questo sguardo costantemente rivolto al futuro che confido ispiri lo sforzo comune verso il superamento dell’emergenza sanitaria e della crisi economica”, ha detto a Montecitorio il premier a chiosa della sua replica prima del voto.

 

Uno slancio e una visione verso gli anni a venire che per Draghi sono l’orizzonte e che, nell’immediato, devono fare i conti con la dura realtà e con il dramma di un Paese scosso e piegato.

 

Le urgenze

L’agenda di Draghi è già piena. La riorganizzazione della campagna vaccinale e il Recovery Plan, che entro sei settimane dovrà arrivare sul tavolo della Commissione europea, rappresentano le due priorità ineludibili. Il suo governo è nato innanzitutto per questo. Portare il Paese fuori dall’emergenza e gettare le basi attraverso gli step del Next Generation Eu della ripartenza e della modernizzazione con transizione green e digitale. Un’occasione straordinaria e storica. Prima che si ritorni alle regole del Patto di Stabilità, presumibilmente tra un paio di anni, l’Italia con le prime tranches dei fondi europei- in parte finanziamenti a fondo perduto e in parte prestiti - dovrà vincere la scommessa della ripresa economica. E della svolta in senso ambientalista e dell’innovazione tecnologica.

I ministri tecnici faranno squadra con il premier che, ricordiamolo, è uno dei più grandi esperti della macchina europea e del modus operandi di Bruxelles. “Sono qui per scrivere il Programma nazionale di riforme per il Recovery plan”, ha detto già il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, “Abbiamo 8 settimane. Dobbiamo lavorare come se dovessimo vincere un premio. C’è un'ottima base da cui partire, la scadenza del 30 aprile è a un passo”. 

 

Le riforme istituzionali

Non è sulle urgenze tecniche, per quanto scommesse gravose, che Draghi avrà vita più difficile. Piuttosto, sulle riforme che chiamano in causa più direttamente la politica. Legislazione tributaria, giustizia e semplificazione amministrativa potrebbero essere presto un campo minato in cui i partiti non saranno disposti a passi indietro. Sminarlo da beghe e faziosità e, diciamolo, da prospettive opposte di una maggioranza eterogenea, sarà impresa ardua. Resta poi il tema delle riforme istituzionali. Il prossimo Parlamento sarà a ranghi ridotti e il taglio di deputati e senatori attende ancora quelle modifiche collaterali di regolamenti e leggi, indispensabili a garantire equilibri e stabilità. A partire dalla legge elettorale che a tre anni dall’inizio della legislatura è rimasta accantonata.

 

I sottosegretari

All’esordio sul palcoscenico mondiale al vertice del G7 che si svolgerà in videoconferenza nel pomeriggio – oggi debutta anche il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden – l’impostazione ‘europeista e atlantista’ di Draghi gli ha già assicurato alleanze destinate solo a rinsaldarsi. Sul fronte interno il neo inquilino di Palazzo Chigi nelle prossime ore dovrà affrontare la prima grana tutta politica, da disattivare stavolta senza tandem con il presidente Mattarella. E’ quella della nomina dei sottosegretari che spetta esclusivamente al presidente del Consiglio. Nel week end è attesa la lista. La squadra più numerosa dovrebbe essere quella dei Cinquestelle, nonostante le emorragie in Parlamento. L’annunciata espulsione dei dissidenti - dopo i quindici senatori che hanno votato no alla fiducia, si sono aggiunti 16 deputati - depotenzia ulteriormente la pattuglia grillina. Tuttavia per loro dovrebbe essere già certa la riconferma di Castelli, Crimi e Sileri. Per il Pd invece quella di Mauri all’Interno, Misiani all’Economia, Zampa alla Salute, Malpezzi ai rapporti con il Parlamento. Per il Carroccio potrebbero rientrare nomi che già erano nel Conte I: Molteni e Bitonci. Per Forza Italia si parla dell’ingresso di Sisto e di Battistoni. Per Italia Viva di Gennaro Migliore.

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