Effetto pandemia

Burnout genitoriale: cos’è lo stress da pandemia, smart working e Dad

Colpisce sempre più genitori, soprattutto madri, complici le restrizioni, l’isolamento da familiari, amici e colleghi. Come riconoscerlo e come intervenire

Burnout genitoriale: cos’è lo stress da pandemia, smart working e Dad

Con il prolungarsi della pandemia aumenta anche in fenomeno che fino a qualche tempo fa era isolato. Si tratta del burnout genitoriale, una forma di stress a cui si accompagna un senso di affaticamento generale, riferito però alla difficoltà nel gestire i figli.

Se tra i campanelli d’allarme più diffusi del burnout ci sono mal di testa non giustificati da altre patologie, alterazione sonno-veglia e dolori gastro-intestinali, madri e padri possono ritrovarsi in difficoltà nel gestire i figli, visti a volte come “un peso”. Il senso di colpa si accompagna alla fatica nel conciliare smart working e impegni lavorativi e familiari, specie con i figli a casa in Dad per la chiusura delle scuole. A ciò si aggiunge la mancanza di contatti con altri familiari o amici hanno contribuito a far crescere il fenomeno.

Ecco come riconoscere i segnali d’allarme e come intervenire prima di assumere atteggiamenti anche ostili nei confronti dei figli.

 

Cos’è il burnout genitoriale

Se il burnout è un problema che colpisce generalmente soprattutto chi si occupa di lavori di cura (educatori, insegnanti, infermieri o assistenti sociali), con la pandemia è aumentato anche il fenomeno che interessa i genitori, soprattutto di bambini piccoli. Secondo alcune stime colpisce in media il 5% di madri e padri, ma con l’emergenza sanitaria i dati sono aumentati. Secondo lo studio Stress in the Time of Covid-19, condotto da Harris Poll per la American Psychological Association (APA), il 46% dei genitori di figli under 18 intervistati nel periodo tra il24 aprile e il 4 maggio 2020 ha provato livelli di stress sopra la media, con enormi difficoltà nella gestione. Sempre secondo l’APA nel primo lockdown primaverile il 60% dei genitori non sapeva come impegnare i figli, specie se piccoli.

Secondo gli esperti le più colpite sono le donne, che si sono trovate maggiormente a casa per la perdita di lavoro, per il ricorso allo smart working o perché figli erano (e sono) in didattica a distanza a causa delle chiuse delle scuole, anche in Italia in questi giorni in diverse regioni.

 

Come riconoscere i sintomi

Esistono chiari segnali di sofferenza che possono provare i genitori e di fronte ai quali porre rimedio. Per esempio, oltre alla sensazione di stanche diffusa e stress, anche la difficoltà ad alzarsi dal letto, la percezione di non avere pazienza con i figli e le loro esigenze, sentirsi inadatto o non un buon genitore, provare senso di colpa per questo e mancanza di gioia nelle attività quotidiane con i propri bambini o ragazzi. Se ci trovasse in queste condizioni, gli esperti consigliano di parlarne in famiglia e chiedere eventualmente aiuto a un esperto.

Ma esistono anche piccoli rimedi quotidiani.

 

Come fare a superare lo stress

Un primo passo è quello di ritagliarsi piccoli momenti quotidiani “di solitudine” per liberarsi dal carico emotivo eccessivo, come ad esempio concedersi una breve passeggiata in solitaria. Oppure dedicarsi a un proprio hobby, se possibile in uno spazio proprio. Oppure chiamare un’amica o un amico per poter parlare con un altro adulto di argomenti differenti rispetto a quelli affrontati con i figli. Se, però, ansia, stress e difficoltà non dovessero ridursi, è bene consultare un esperto, che aiuterà il genitore a uscire dalle difficoltà del periodo che sta vivendo.

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