Il personaggio

Il Pd riparte da Enrico Letta: “Mi candido per amore della politica”

Ritratto del nuovo leader dem che domenica l’Assemblea incoronerà segretario. La maggioranza interna lo appoggia mentre Base Riformista detta le condizioni

Il Pd riparte da Enrico Letta: “Mi candido per amore della politica”

Sei anni passati a Parigi come accademico e direttore del dipartimento degli Affari internazionali in una delle ‘grandes écoles’ francesi, l’Istituto di studi politici. Sei anni lontano dalla ribalta italiana e dalla politica che non gli ha risparmiato delusioni e sgambetti. Ma Enrico Letta ha preso la sua decisione: torna a Roma e si candida a fare il segretario del Partito democratico. L’annuncio con un video di poco più di un minuto via social dopo “48 ore” necessarie “per riflettere bene”. E una mattinata trascorsa al Ghetto della capitale dove ricorda le parole di Liliana Segre: “non siate indifferenti”. 

 

Figlio di una nota famiglia della buona borghesia della Marsica, suo nonno era avvocato e suo padre professore all’università di Pisa, il futuro segretario del Pd è anche nipote di quel Gianni Letta, a lungo braccio destro e primo consigliere di Silvio Berlusconi. Laurea in Scienze Politiche, dottorato alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e presso l’École des hautes études commerciales di Parigi, Enrico è marito di Gianna Fregonara, giornalista del Corriere della Sera, da cui ha tre figli.

A Roma abita nel popolare quartiere di Testaccioma in un palazzo signorile. E ora, “per amore della politica e passione per i valori democratici”, torna nella capitale, “dove”, dice, “lunedì scorso non avrei mai immaginato”. E si candida a guidare “quel partito che ho contribuito a fondare e che oggi vive una crisi profonda”. Ringrazia Zingaretti, il segretario che con le sue dimissioni choc ha “voluto dare una scossa al partito”. A lui, dice, “mi lega una profonda amicizia e grande sintonia”. E traccia subito una linea di confine: “non cerco l'unanimità, cerco la verità nei rapporti fra di noi per uscire dalla crisi e guardare lontano”. Ma l’eredità che ha da prendere in carico, quando domenica l’Assemblea nazionale lo incoronerà segretario, non è affatto semplice. Letta trova i cocci di una forza politica che fatica a trovare un baricentro, e che via via si è impoverita di valori e programmi a vantaggio di beghe di vertice e di scontri tra correnti

 

Enrico Letta ha dalla sua una formazione politica lunga e un’ottima conoscenza dell’Ue e delle istituzioni nazionali. E’ cresciuto nella Dc, ma quella colta, intellettualmente raffinata. Ha lavorato alla Farnesina con Beniamino Andreatta e dopo lo scioglimento della ‘balena bianca’, finita in mille rivoli centristi, è stato vice-segretario del Partito Popolare di Franco Marini.

Incarico che a un certo punto lascia per diventare ministro - il più giovane della storia repubblicana – prima delle Politiche comunitarie e poi dell’Industria, nei due esecutivi guidati da Massimo D’Alema. Ed è ministro del Commercio con l’Estero con Giuliano Amato. Poi, il suo approdo nella Margherita. E’ da lì che partecipa alla fondazione del Pd nel 2007 di cui diventa vice-segretario nel 2009.

Alle politiche del 2013 è eletto deputato. In quella primavera il centrosinistra vince le elezioni, ma così di misura che Pierluigi Bersani non ce la fa a formare un nuovo governo.

L’impresa riesce a Letta: ad aprile diventa presidente del Consiglio, 9 mesi più tardi viene defenestrato da Matteo Renzi. Da quel momento inizia un rapporto difficilissimo con il partito.  Nel 2015 arriva a dimettersi da parlamentare e non rinnova la tessera. Oggi, dopo tanti anni, il vittorioso ritorno nella casa dei democratici con il sostegno di una larga maggioranza interna: zingarettiani, franceschiniani, orfiniani sono pronti ad acclamarlo. 

 

E’ la persona giusta e corretta per aiutare il Pd a continuare a ricollocarsi come protagonista indiscusso della democrazia in Italia”, dice di lui il segretario dimissionario, Zingaretti. “Grazie Enrico”, scrive su twitter Dario Franceschini, rilanciando il video con cui Letta annuncia la candidatura. Anche gli altri big e capicorrente sono dello stesso avviso.

Restano solo i dubbi di Base Riformista. Secondo quanto riferiscono fonti di stampa, sarebbero intercorsi contatti tra Letta e Lorenzo Guerini che guida gli ex renziani. L'area si riunirà questo pomeriggio via zoom, e sarebbe orientata a dare il suo appoggio in vista dell’Assemblea di domenica ma a patto di alcune garanzie. A cominciare da una maggiore autonomia rispetto al M5S. L’alleanza con i grillini a Base Riformista non è mai andata giù.

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