Il personaggio

Sindaco di Roma, sarà Nicola Zingaretti il candidato del Pd?

L’ex segretario dem dovrebbe lasciare però la guida della Regione Lazio. Ma con l’elezione a primo cittadino blinderebbe per anni il suo futuro politico

Sindaco di Roma, sarà Nicola Zingaretti il candidato del Pd?

Da solo due mesi ha smesso i panni di segretario del Pd, per sua decisione, ed è tornato ad occuparsi a tempo pieno della Regione Lazio, di cui è presidente. Ma le voci su una sua possibile candidatura a sindaco di Roma si fanno sempre più insistenti. Nicola Zingaretti si fa desiderare, se è vero come è vero che da settimane è in atto il pressing per spingerlo verso il Campidoglio. Enrico Letta è convinto che sia il suo predecessore al Nazareno l’asso della manica su cui puntare per la Capitale.

Anche se con innanzi il rischio di smuovere troppo le acque dell’appena consolidata maggioranza giallorossa alla Pisana: i cinquestelle entrati da poco in Giunta potrebbero non gradire una scelta del governatore in questa direzione, e in opposizione a Virginia Raggi. Ma tra i pentastellati laziali e la sindaca non scorre buon sangue. E questo potrebbe facilitare la trattativa per ragionare su eventuali nuovi accordi elettorali, in caso di candidatura e dimissioni di Zingaretti.

 

E’ un gioco a incastro ma il governatore non avrebbe nulla da perdere, anzi. Dopo essere stato presidente della Provincia di Roma e alla guida per otto anni della Regione potrebbe fare l’en plein e agguantare anche Palazzo Senatorio. D’altro canto, nel Lazio il giro di boa della legislatura si è già consumato, tra meno di due anni si vota. L’ex segretario non potrebbe aspettarsi ruolo migliore se non quello di fare il sindaco della Capitale d’Italia, blindando così il suo futuro politico. Tuttavia, in apparenza, non cede alle lusinghe. E a chi gli chiede se il candidato del Pd sarà l’ex ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, risponde: “Me lo auguro”. C’est la diplomatie de la politique, diremmo noi. Perché più passano i giorni, più le quotazioni di Gualtieri scendono, fermo restando il colpo di scena che nel teatro della politica è sempre possibile.

 

Zingaretti viene dato in vantaggio su tutti gli aspiranti candidati del centrosinistra romano, anche sull’ex titolare di via XX Settembre. Il Pd è in fibrillazione. Vuole tenersi fuori dal ‘duello’ Goffredo Bettini: “sto lontano dalla vicenda romana”, dice, “perché ogni cosa che dico viene ritorta contro di me. Penso che sia la candidatura di Zingaretti sia quella di Gualtieri siano molto forti”. Mentre il candidato di Azione, Carlo Calenda, protesta e parla di “situazione candidature a Roma sempre più paradossale”. Non va meglio nelle altre grandi città che andranno al voto il prossimo autunno. I giallorossi su Napoli non hanno ancora sciolto il nodo sul presidente della Camera, Roberto Fico. In lizza resta l’ex ministro Gaetano Manfredi ma su entrambi pesa il via libera del rais della Campania, Vincenzo De Luca. Nel centrodestra stessa musica. In stallo a Roma, dove la quadra sul nome di Guido Bertolaso non si è trovata. In stallo a Milano, dove Gabriele Albertini si è sfilato dalla corsa a sindaco per motivi familiari.

 

Intanto, domani dovrebbe chiudersi il tavolo capitolino – ogni città ha il suo - che deciderà le regole di partecipazione alle primarie del centrosinistra, in programma il 20 giugno. Per il momento si sa che non sarà necessario essere iscritti a uno dei partiti della coalizione. Chi ha intenzione di votare dovrà prima accreditarsi e dichiarare di essere del centrosinistra. Il voto, on line o in presenza, sarà garantito anche ai sedicenni. 

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