Cronache da Bruxelles

Migranti, l’Italia in pressing sull’Ue. Asse Draghi-Macron più forte

Roma in cerca di alleanze per portare al centro del dibattito europeo il dossier sull’immigrazione. Forse in agenda per il Consiglio europeo di giugno

Migranti, l’Italia in pressing sull’Ue. Asse Draghi-Macron più forte

Mentre il caso Bielorussia irrompe sul tavolo del Consiglio europeo, riunito da ieri a Bruxelles per discutere di misure per uscire dal Covid e di cambiamenti climatici, sul dossier immigrazione – che non è all’ordine del giorno – si continua a lavorare sottotraccia. E’ soprattutto l’Italia a cercare di spostare l’attenzione sul tema e sollecitare alleanze per arrivare a una più stretta collaborazione tra Stati Ue. Il compito non è facile. Ma l’incontro a latere del summit europeo tra il premier Mario Draghi e il presidente francese, Emmanuel Macron, va esattamente in questa direzione. Nel corso del bilaterale, secondo quanto si apprende, si è parlato di gestione dei flussi migratori e della necessità di stabilizzare la Libia e altri Paesi dell’Africa. Si lavora, insomma, a un rafforzamento dell’asse Roma-Parigi per orientare l’Unione Europea verso azioni più incisive nell’area settentrionale e centrale del continente africano. 

 

A spingere perché il tema dei migranti “sia trattato con profondità al prossimo Consiglio europeo”, che si terrà il 24 e il 25 giugno, è anche il presidente italiano del Parlamento europeo, David Sassoli. Che ammette che “un po’ di discussione nel Consiglio di ieri c'è stata”. L’ex primo ministro belga, Charles Michel, che guida l’organismo che riunisce i capi di Stato e di governo dei 27, ha assicurato che la questione delle politiche migratorie e di asilo verrà affrontata in una prossima riunione, ma senza specificare quale. 

L’Italia è in pressing. Il governo di Mario Draghi non vuole solo scongiurare che il dossier venga accantonato ulteriormente, ma intende porlo con forza al centro del dibattito. Il momento per premere sull’acceleratore è quello giusto. Il premier ha una tale credibilità a livello europeo da poter avanzare a passo spedito e stringere più forti collaborazioni che torneranno utili in sede decisionale. E’ regista, in questa fase, di una tela complessa di relazioni. E adesso che Macron da un lato, e Angela Merkel dall’altro, sono più ‘deboli’ e prossimi ad elezioni molto incerte nei loro Paesi, l’inquilino di Palazzo Chigi è politicamente avvantaggiato.

 

L’argomento è di quelli insidiosi e di cui molti Stati membri mal sopportano parlare. Ma Draghi ha dalla sua lo sforzo della Commissione europea di Ursula Von der Leyen. Solo pochi giorni fa la commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson, si è recata in Tunisia insieme alla ministra italiana, Luciana Lamorgese. Un segnale inequivocabile: le buone intenzioni ci sono. Per sostenere l’Italia nella difficile gestione dei flussi in aumento, ma anche per arrivare quanto prima a una riforma Ue sulle politiche migratorie che renda strutturali alcune misure. Tuttavia, per passare ai fatti un’intesa va cercata. 

 

Intanto, sull’emergenza sanitaria il Consiglio ribadisce quanto emerso già nel corso del Global Health Summit di Roma: “L'impatto della pandemia sarà contenuto solo attraverso una risposta globale”.  I leader dei Paesi membri affermano che “l’Ue è il più grande esportatore di vaccini Covid-19 nel mondo e continuerà i suoi sforzi per aumentare le capacità di produzione per soddisfare le esigenze globali”. Chiedono anche “che si intensifichi il lavoro per garantire un accesso equo a livello mondiale ai vaccini anti -Covid-19 sostenendo a tale riguardo il ruolo guida di Covax”. L’Ue ha l’obiettivo di “donare almeno 100 milioni di dosi entro la fine dell’anno”.

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