Caos mediorientale

Siria al voto, Assad “favorito”: esito, Russia e interessi in gioco

Il leader siriano, al potere dal 2000, va verso il quarto mandato. Le possibili conseguenze sugli equilibri nell’area mediorientale, ma anche europea

Siria al voto, Assad “favorito”: esito, Russia e interessi in gioco

Fin dalle prime ore del giorno si sono formate lunghe code fuori dai seggi elettorali, che oggi hanno aperto per le elezioni che dovranno decidere il "nuovo" presidente del Paese. In realtà l’esito delle consultazioni appare scontato, con una vittoria per l’attuale leader siriano, il 55enne Bashar al-Assad, che si prepara al quarto mandato.

 

Assad verso il quarto incarico

Per l’attuale leader siriano sembra che la vittoria sia scontata. Se così sarà confermato dall’esito della consultazione, per Bashar al-Assad inizierebbe il quarto mandato da presidente della Siria, un ruolo che ricopre da oltre 20 anni ed esattamente dal 2000. La televisione di stato ha mostrato, fin dalle prime ore del giorno, lunghe code in prossimità dei 12mila seggi elettorali, dislocati in diverse zone del Paese.

Una volta terminato il voto, si procederà allo spoglio delle schede, mentre i risultati dovrebbero essere annunciati entro venerdì sera, a 48 ore dalla chiusura.

 

Gli sfidanti di Assad

Se per Assad si annuncia un nuovo successo e dunque la conferma, per la quarta volta, alla guida della Siria, a contendergli la presidenza sono l'ex ministro Abdallah Salloum Abdallah e Mahmoud Merhi, un membro della cosiddetta "opposizione tollerata", che i leader dell'opposizione in esilio hanno spesso bollato come vicino al regime stesso di Assad.

A confermare l’esito scontato delle urne sono stati anche Usa ed Unione Europea.

 

Elezioni farsa?

Più che il nome del vincitore, ciò che più si attende sono le percentuali di voto. Nel 2014 Assad, a tre anni dall’inizio della Guerra civile che ha devastato il Paese, ottenne il 90% dei consensi. Oggi, dopo 7 anni di governo che in molti considerano dittatura, il vero nodo riguarda la legittimità delle elezioni, sulle quali pesano sospetti di brogli, con candidature ritenute “farsa”, in quanto espressione di personaggi considerati vicini allo stesso Assad, ma anche con osservatori internazionali ritenuti poco imparziali, se non pronti a “chiudere gli occhi”.

 

Il peso della Russia e gli equilibri nell’area

Il voto in Siria, dunque, non ha valenza soltanto all’interno del Paese, ma anche e soprattutto negli equilibri di un’area ad alta tensione, come dimostrato dal recente scontro armato tra Hamas e Israele. In Medio Oriente, inoltre, sono i giochi gli interessi di attori internazionali, come la Russia che oggi di fatto controlla il 70% della Siria, continua ad avanzare nel nord ed è al centro delle tensioni anche per le sue influenze su paesi europei come la Bielorussia, dopo il caso del volo dirottato e delle successive sanzioni Ue a Minsk.

Non solo. Sempre più ambasciate hanno riaperto in Siria e Damasco mira a rientrare nella Lega Araba. Tutti segnali della volontà di lasciarsi alle spalle la guerra civile, per ricostruire e soprattutto ripristinare rapporti economici con paesi esteri, arabi ed europei.

 

Restano aree critiche a rischio terrorismo

Nonostante Assad abbia ripreso il controllo sul 70% del Paese, restano zone critiche, specie al sud, come nei pressi dei governatorati di Daraa, Quneitra e al-Suwayda, dove il presidente di recente ha fatto intervenire le proprie forze militari per sedare manifestazioni antigovernative, promettendo però anche investimenti pari a 5 miliardi di euro e inviando il primo ministro, Hussein Arnous, a negoziare con le autorità locali.

Insomma, la partita è ancora aperta, a prescindere dell’esito elettorale.

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