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Mentre il mondo è ancora impegnato nella lotta alla pandemia da Covid19, alle prese con gli “strascichi” che porta con se e le nuove infezioni da varianti, si diffonde un preoccupante messaggio di allarme sui rischi di fuga di nuovi virus dai laboratori che farebbero scoppiare future emergenze sanitarie.
Virus da laboratorio: questioni di “controllo”
Virologi e scienziati parlano, in questi giorni, di alcuni centri di ricerca di “massima sicurezza”, cioè quei lab dedicati alla ricerca su processi e sostanze biologici considerati più pericolose. Lo sono perché vanno a creare (seppure involontariamente) una rete di sperimentazioni che assume un effetto moltiplicatore nel mondo. Si tratta di un trend di proliferazione che questi hub hanno vissuto negli ultimi 10 anni.
Talvolta, il danno alla salute umana è rappresentato dal fatto che tali stabilimenti vengono portati anche in Paesi con scarsi standard di controllo o misure di sicurezza poco adeguati. Sono soprattutto questi aspetti ed elementi che infatti fanno parlare i giornali di “leak theory” (teoria della fuoriuscita/fuga/perdita che porta un virus fuori dai laboratori). Gli esperti hanno già parlato chiaro: anche la minima eventuale perdita di uno o più agenti patogeni possono ripetere una “storia” già vista a Wuhan: l’inizio di una nuova pandemia.
Esiti del Rapporto USA sulle “origini del Covid-19”
Un rapporto redatto da specialisti indipendenti attivi nelle aree di riferimento del problema “SARS-Cov2” commissionato dagli Stati Uniti ha concluso che il coronavirus “potrebbe essere trapelato dal laboratorio di Wuhan”. È quanto si apprende da alcuni autori del documento che hanno condiviso informazioni “classified” con il Wall Street Journal.
Il coordinatore del progetto è stato il laboratorio nazionale del Governo USA. Tra le conclusioni, emerge l’ipotesi di una fuga di coronavirus dal laboratorio cinese a Wuhan, il maxi-focolaio in cui sono stati registrati i primi contagi. Lo studio, predisposto a maggio del 2020, è rilevante soprattutto se si considera che ha saputo entrare nel dettaglio delle origini del virus.
Ad organizzarne i contenuti è stato il Lawrence Livermore National Laboratory in California, ente di ricerca citato dal Dipartimento di Stato quando ha condotto un’indagine sulle cause della pandemia, durante gli ultimi mesi dell’Amministrazione Trump.
Da Trump a Biden: accuse alla Cina
Il Presidente Joe Biden ha dichiarato il mese scorso di aver chiesto allo staff preposto di trovare al più presto le risposte – di cui tutto il mondo è in cerca - sull’origine del virus. Sempre stando a quanto pubblicato dal Wall Street Journal sulle dichiarazioni di Biden, le agenzie di intelligence statunitensi stanno considerando due probabili scenari: quello in cui il virus sia il risultato di un incidente di laboratorio e quello che sia invece emerso dal contatto umano con un animale infetto. Ma per il momento, non si è trovata una sintesi.
Infine, pare sia stato circolato un rapporto statunitense (anche questo è ancora ancora materiale “classificato”) durante l’Amministrazione Trump in cui alcune informazioni suggeriscono che i tre ricercatori dell’Istituto cinese di Virologia di Wuhan si siano ammalati così gravemente, nel novembre 2019, da affidarsi a cure ospedaliere specialistiche.
Fonti di Washington e i media hanno fatto sapere che numerosi funzionari statunitensi hanno accusato la Cina di non essere mai stata trasparente sulle origini del virus. Un’accusa che Pechino continua a negare. È stato Mike Ryan (Organizzazione Mondiale della Sanità) a dichiarare recentemente che l’OMS non può obbligare la Cina a divulgare più dati sulle origini del covid rispetto a quanto già trasmesso. Ha anche aggiunto che proporrà di avviare nuovi studi o indagini per apprendimenti utili a individuare dove si trovava il virus e come sta ancora circolando nelle sue varianti.