Bilaterale con la cancelliera federale

Draghi incontra Merkel a Berlino: sul tavolo anche il dossier migranti

“Lavoriamo insieme, rapporto duraturo e solido”. Ma l’Italia chiede: “più impegno dell’Ue in Nord Africa”. Sul Recovery: “Lavoriamo su riforme di sistema”

Draghi incontra Merkel a Berlino: sul tavolo anche il dossier migranti

Il clima è disteso, i rapporti più che cordiali. Il premier Mario Draghi ha incontrato ieri a Berlino Angela Merkel per un bilaterale sul Piano di ripresa e sul dossier migranti. Nel giorno in cui è arrivato il via libera al Recovery Plan italiano - che verrà ufficializzato oggi dalla presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, attesa a Roma nel pomeriggio - l’incontro nella capitale tedesca suggella “il rapporto profondo, duraturo e solido tra Italia e Germania. Due Paesi fondati sull’europeismo e sull’atlantismo”. Le cui “posizioni nei confronti di Usa, Russia, Cina e Nord Africa sono molto molto vicine”.

 

Dopo anni passati alla guida dell’Eurotower, in terra tedesca Draghi è di casa. Scherza in conferenza stampa: “Non ci sono grossi problemi bilaterali che dobbiamo discutere, forse l’unica questione è quella delle nostre Nazionali di calcio.

Abbiamo posizioni diverse ma siamo entrambi leali, e gli italiani giocano bene”. Battute a parte sugli Europei ormai entrati nel vivo, c’è una questione che il presidente Consiglio italiano sta portando all’attenzione delle istituzioni europee e al centro dei vertici bilaterali con gli Stati membri. È il tema dell’immigrazione e la chiusura di un nuovo accordo Ue che non lasci sola l’Italia a fronteggiare gli sbarchi provenienti dai Paesi dell’Africa settentrionale.

 

L’incontro con la cancelliera non fa eccezione. Si è parlato di “dimensione esterna della migrazione e della situazione nei Paesi di provenienza, come Tunisia e Libia”. Un tema su cui Roma “ha avviato molte iniziative per una soluzione politica e investito molte forze”, ammette la Merkel.  “L’Italia è un Paese di arrivo, noi siamo colpiti dai flussi secondari”.

Ma “occorre iniziare ad agire dai Paesi di provenienza e su questa gestione siamo completamente d’accordo”. Identità di vedute anche sulla Turchia. “Dobbiamo aprire una prospettiva sul futuro”, Ankara “ha tutti i diritti ad essere appoggiata” sull’immigrazione. “Non possiamo andare avanti senza cooperare”. Anche il premier italiano si dice favorevole al rinnovo degli accordi con il Paese di Recep Tayyp Erdogan. Ma allo stesso tempo rilancia la necessità di una “ben maggior presenza dell’Ue in Nord Africa, non solo in Libia e Tunisia, ma anche nel Sahel, in Mali, Etiopia ed Eritrea. Occorre che l'Ue sia economicamente più sentita”, dice. 

 

Il capo del governo conferma che l’impegno di Roma e Berlino, “è aiutarsi reciprocamente” e che “la crisi sanitaria ha contribuito a rendere i legami tra i due Paesi ancora più saldi”. Ricorda “l’aiuto offerto dalla Germania durante la prima fase della pandemia con il trasporto di molti pazienti italiani negli ospedali tedeschi e il sostegno decisivo della cancelliera nel lancio del Next Generation Eu”. Ora la sfida del Piano di Ripresa attende l’Italia. Per vincerla il Paese ha bisogno di camminare veloce.

“Il governo è impegnato sulle riforme”, che “un tempo si usava definire strutturali”, ma che Draghi preferisce chiamare “di sistema”, tali da rendere “l’Italia più equa e sostenibile”. “L’impegno” dell’esecutivo “c’è e continuerà. Per un’Europa più forte occorre avere un’Italia più forte”. 

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