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G20-Ue, cosa prevede l’accordo sulla tassa minima globale al 15%

Web tax o Digital Tax? Per ora, sarà la “tassa minima globale” a frenare corsa al ribasso con prelievi fiscali più equi sugli utili delle multinazionali.

G20-Ue, cosa prevede l’accordo sulla tassa minima globale al 15%

La Commissione europea ha accolto ieri con favore l’accordo sulla tassa minima globale che i Ministri delle Finanze hanno approvato sabato scorso al G20 dopo l’endorsement dei Governatori delle banche centrali.

 

Un passo storico che porterà equità e stabilità al quadro internazionale dell’imposta sulle società. Per la sua eccezionalità e portata (con adesioni anche fuori dai 27 dell’Ue), l’intesa politica mira ad introdurre una riforma completa del sistema fiscale internazionale, a partire dai regimi di tassazione delle multinazionali.

 

Tassa minima globale, aliquota al 15%: freno della “corsa al ribasso”

Il nuovo pacchetto fiscale, siglato a Venezia sotto la presidenza italiana del G20, è composto da 2 strumenti: la “global minimum tax”, fissata ad almeno il 15% sui redditi delle multinazionali, e la ridistribuzione del prelievo tra i Paesi aderenti.

 

Seppure a lungo discusso, il dossier ha avuto un esito pressoché scontato dopo che, il 1 luglio al summit OCSE, 130 Governi nazionali (90% del PIL mondiale) hanno dato luce verde preliminare a quella serie di impegni e criteri che contribuiranno a far rispettare nuove imposizioni in materia di tassazione per fermare le pratiche nei paradisi fiscali e nelle cosiddette “giurisdizioni benevole”. Lo ha spiegato Paolo Gentiloni, Commissario Ue all’Economia, riferendosi a quelle realtà “dove si pagano meno tasse”. Una vera e propria svolta che generebbe entrate aggiuntive per 150 miliardi di dollari l’anno, stando alle stime dell’OCSE.

 

Fondamentale per il successo della proposta è stato il sostegno confermato al Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, apertamente disposto a ridefinire le regole del fisco americano.

 

Ultimo scoglio da 9 Paesi tra cui Irlanda, Estonia ed Ungheria

L’iter e le modalità di applicazione della global minimum tax è stato oggetto di dibattiti e un confronto complesso che ha avuto reazioni sia all’interno dei 27 dell’Unione europea che tra Bruxelles, Washington, Londra e altri big del mondo.

 

Nonostante l’ok del G20, la decisione finale per chiudere il file resterà sui tavoli dei leader Ue e dei Governi aderenti per almeno un mese: un tempo consono a individuare e collaudare gli aspetti tecnici della struttura della riforma che potrebbe entrare in vigore già dal 2023.

 

Ma soprattutto, fino al prossimo appuntamento OCSE - in agenda per ottobre, serve un margine di manovra  per convincere i “ribelli” (i 9 Paesi che vi si oppongono o fanno resistenza) a cambiare direzione. Tra queste economie del “no” alla tassa globale, figurano l’Irlanda, l’Estonia e l’Ungheria. Vi si aggiungono Perù, Barbados, Saint Vincent e Grenadine, Sri Lanka, Nigeria e Kenya. Cipro non ha partecipato al voto.

 

Effetti su Digital o Web Tax

Abbiamo visto, in uno dei nostri speciali e nell’intervista all’esperto Inno Genna, come la pandemia del coronavirus abbia fatto emergere la necessità di tassare equamente i profitti della “nuvola”, ossia dei giganti digitali dell’e-commerce (è il caso dei GAFA, inclusa l'americana Amazon) anche a seguito dell’iperbolico aumento degli acquisti online, favoriti  per lo più dal lungo lockdown.

 

La proposta dell’Ue non piaceva tuttavia agli USA, diventando terreno di un dialogo che poteva sfociare in un vero e proprio scontro dato d intenzioni politiche opposte di alcuni Governi europei. È in spirito di conciliazione che il Ministro francese, Bruno Le Maire, ha annunciato che Parigi  promette di abrogare la Web Tax (già applicata in Francia), al momento di entrata in vigore della nuova imposta minima globale.

 

Eppure, la Commissione europea continua nella strada che dovrebbe portare alla decisione comune - da parte dei 27 – sull’approvazione del pacchetto di riforma per procedere con la tassazione dei servizi digitali (illustrati dal Commissario Breton nel Digital Service Act ed il Digital Markets Act).

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