Profit shifting e Corporate Tax

Amazon, anno d’oro a imposte zero e agenda Ue contro elusione fiscale

Come mai il gigante dell’e-commerce ha pagato zero imposte sui profitti in Ue nonostante utili record? A Bruxelles si riparla di global tax per le BigTech.

Amazon, anno d’oro a imposte zero e agenda Ue contro elusione fiscale

Si riaccendono a Bruxelles i riflettori sul profit shifting e la necessità di introdurre una Web Tax (il corrispondente della Corporate Tax per chi vende online). Con il caso di Amazon, c’è chi prenderà la palla al balzo per rilanciare il dibattito sulla tassazione globale delle imprese per trovare soluzioni su come le autorità pubbliche potranno regolare le nuove tendenze e prevenire sviluppi che danneggiano l’equilibrio del sistema economico.

 

In arrivo, Comunicazione Ue su tassa minima

In risposta alle domande della sala stampa Ue, scaturite dalla notizia con cui il The Guardian ha svelato le cifre dei profitti 2020 di Amazon EU Sarl, la Commissione europea ha annunciato che pubblicherà, nelle prossime settimane, una Comunicazione riguardante la tassa minima applicabile ai fatturati delle multinazionali. Il quotidiano britannico riporta che gli uffici in Europa del gigante statunitense dell’e-commerce ha sede in Lussemburgo. È da lì che viene gestita la domanda e l’offerta del mercato europeo che nel primo anno di pandemia da covid19 ha totalizzato vendite record pari a 44 miliardi di euro. Eppure emerge anche che Amazon EU Sarl non ha corrisposto l’imposta  sugli utili che grava sulle società che hanno scelto di stabilire la loro sede legale nel piccolo territorio del Gran Ducato.

Non entreremo nei dettagli. In linea di massima, la Commissione ha già adottato un’agenda particolarmente ambiziosa nelle politica di fiscalità”, ha spiegato il Portavoce Ue ricordando che  “l’obiettivo è quello di lavorare contro le frodi fiscali”. Bruxelles è ancora in fase di negoziati del dossier con i partner internazionali a livello dell’OCSE, in modo da concludere un accordo condiviso da tutti al più presto possibile. Si tratta di una trattativa che stabilisca un’imposta minima globale per scongiurare la concorrenza fiscale al ribasso.

 

 

Tax ruling e zero tasse per Amazon

Nel 2020, la sede lussemburghese di Amazon ha registrato una perdita di 1,2 miliardi di euro. È questo il motivo per cui non ha pagato l’imposta sulle società. Inoltre, Amazon ha fatto parlare di se anche in merito al ricorso della Commissione europea, rimasto pendente in Corte di Giustizia, che va contro la BigTech e le autorità del Lussemburgo in seguito alla concessione di 250 milioni di euro in vantaggi fiscali ritenuti illeciti da Bruxelles. Abbiamo già avuto modo di approfondire questioni calde relative alla Digital Tax, ai mini-paradisi fiscali per giganti digitali e multinazionali nella nostra intervista all’esperto Inno Genna, uno state of play sulle proposte dell’Ue per una tassazione equa ed il punto sugli aspetti che potrebbero facilitare o ostacolare l’accordo con i partner globali. Finora, il percorso è stato in salita perché per alcuni Governi cercare intese fiscali con le imprese internazionali (il tax ruling) è un vero e proprio business.

 

Investimenti e crescita: i numeri di Amazon EU. La replica

Amazon paga tutte le tasse richieste in ogni Paese in cui opera. L'imposta sulle società si basa sui profitti, non sui ricavi. E i profitti sono rimasti bassi a seguito dei nostri ingenti investimenti e del fatto che la vendita al dettaglio è un'attività altamente competitiva e con margini ridotti”, afferma il big dell'e-commerce in una nota stampa.

 

Abbiamo investito ben oltre 78 miliardi di euro in Europa dal 2010. Gran parte dell'investimento è in infrastrutture che creano migliaia di nuovi posti di lavoro, generano significative entrate fiscali locali e supportano le piccole imprese europee con programmi come il Fulfilment by Amazon”, continua l'azienda spiegando che, ad oggi in tutta Europa, ci sono 60 centri logistici, oltre 100 uffici aziendali e centri di sviluppo ed oltre 135.000 dipendenti a tempo pieno. Inoltre, sono “(...) più di 100.000 i venditori terzi con sede nell’Ue” che utilizzano i servizi di Amazon per raggiungere nuovi clienti e far crescere le loro attività. “Gestiamo questa attività paneuropea dalla nostra sede in Lussemburgo, dove abbiamo oltre 3.000 dipendenti”. È anche con questi presupposti e numeri che la Corporate conferma un'espansione costante che traspare anche nella crescita del team di dirigenti senior.

Quanto alle negoziazioni in sede OCSE, la posizione di Amazon è di supporto attivo alle trattative con i Governi affinché si trovi una soluzione condivisa, suggerendo “un accordo globale sulle nuove norme fiscali per le multinazionali piuttosto che tasse unilaterali, rispecchiando il potenziale della digitalizzazione, della ripresa economica e favorendo regole coerenti tra i Paesi”, ha dichiarato Amazon.

 

Alleanza con Washington

In quest’impresa l’Europa non è sola: ha un forte alleato nella nuova Amministrazione di Joe Biden, dopo anni di minacce di ritorsioni a chi tentasse la via dell’imposizione fiscale ai GAFA (tra cui Facebook). In campagna elettorale, Biden aveva promesso di mostrare i muscoli ai sistemi di agevolazione fiscale. Ma analisti e esperti legali dubitavano sugli esiti a causa delle attuali incertezze che gli impedirebbero di sfidare la Silicon Valley a breve termine. Il suo intento è di aumentare l’aliquota dell’imposta sulle società dal 21% al 28%, annullando alcuni dei tagli fiscali voluti da Trump. La tassa minima di cui ha parlato è al 15% sul reddito contabile delle società o sui profitti riportati agli azionisti per aumentare le tasse sui guadagni esteri delle società statunitensi. Biden ha criticato Amazon.com Inc. (e altre multinazionali) per non aver pagato tasse più alte, sostenendo che le sue proposte avrebbero ritenuto queste società più responsabili, restringendo le attuali scappatoie

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