Le divisioni nella maggioranza

Battaglia di emendamenti in Parlamento su giustizia e ddl Zan

Verso lo slittamento a settembre del disegno di legge contro l’omofobia. Sulla riforma Cartabia il M5S non ci sta e porta in Aula le proposte di modifica

Battaglia di emendamenti in Parlamento su giustizia e ddl Zan

Lo scontro nella maggioranza si consuma su due temi che da settimane sono in cima alle priorità della politica: la riforma Cartabia sul processo penale e il disegno di legge contro l’omofobia. Sulle nuove norme già varate dal Consiglio dei ministri in materia di Giustizia il Movimento Cinque Stelle ha presentato ieri più di 900 sub-emendamenti alla Camera.

Proprio all’indomani dell’incontro tra l’ex premier e leader in pectore, Giuseppe Conte, e il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Un segnale chiaro che conferma la volontà di portare in Aula la battaglia su alcuni punti del pacchetto che porta il nome della Guardasigilli. Puntando sulla ‘dialettica parlamentare’ per cambiare le norme sulla prescrizione

 

A dare man forte alle richieste dei 5S sono arrivate ieri le dichiarazioni del procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho sul meccanismo della ‘improcedibilità’ introdotto dalla riforma. “Non corrisponde alle esigenze di giustizia”, ha detto in audizione a Montecitorio, e “mina la sicurezza del Paese”. Inoltre, senza risorse aggiuntive per gli uffici giudiziari con "tempi così brevi per l’appello”, si prospettano “conseguenze molto gravi nel contrasto alle mafie, al terrorismo e alle altre illegalità”. Secondo il magistrato “le conseguenze” sarebbero “molto gravi” con “l’effetto di travolgere un enorme numero di sentenze di condanna”.

 

Anche Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, lancia l’allarme: “Il 50 % dei processi” potrebbero essere dichiarati improcedibili. La preoccupazione è pure per “i 7 maxi processi” contro la 'ndrangheta che si stanno celebrando nel capoluogo calabrese. “Saranno dichiarati tutti improcedibili in appello”, ha riferito in Commissione Giustizia.

Intanto, da Napoli, la ministra della Giustizia Marta Cartabia fa sapere che mantenere le cose come stanno non è possibile. “Le forze politiche spingono in direzioni diametralmente opposte”, ha affermato, “ma questa riforma deve essere fatta perché lo status quo non può rimanere tale”. E ancora: “Ogni processo che non arriva a sentenza definitiva è una sconfitta, ma è una sconfitta anche se la risposta dello Stato arriva tardi, in tempi non ragionevoli”.

 

Nel frattempo anche sul Ddl Zan continuano le divisioni con il rischio di un rinvio a settembre dell’esame parlamentare. A meno che non si riesca a portare il provvedimento di nuovo nell’Aula del Senato la prima settimana di agosto. Ieri, al quarto giorno di discussione, è stato ancora muro contro muro. Più di mille gli emendamenti presentati: 700 dalla Lega, 134 da Forza Italia, 127 dal partito della Meloni, 80 della senatrice Binetti e 4 da Italia viva. “Non è accettabile la posizione della Lega sul Ddl Zan”, ha detto Enrico Letta. “Impossibile per noi negoziare con la Lega, con un partito che ha presentato oltre 700 emendamenti”.

Ma a pesare sul dibattito anche le parole considerate “inaccettabili” da tutto il centrosinistra e dal M5s del senatore leghista Claudio Borghi. Il quale in un tweet si è espresso così: “Terzo giornalista che chiama per sapere se sono vaccinato. Finora sono stato gentile, al prossimo parte il vaffa... Perché questi eroi la prossima volta che intervistano un Lgbt non gli chiedono se è sieropositivo e se fa profilassi?”. Il nesso tra persone Lgbt e sieropositività ha fatto infuriare buona parte dell’emiciclo e acceso ulteriormente il clima già arroventato. Ma la presidente di Fratelli d’Italia accusa la sinistra: “non è in grado di argomentare e quindi mette il bavaglio a tutti gli altri”.

 

In ogni caso Lega e FdI avrebbero formalizzato la richiesta di un voto anche in modalità segreta per la sospensione dell’esame dopo il dibattito generale, senza procedere con la discussione degli articoli. Se così fosse, sarebbe realistico pericolo che franchi tiratori si facciano avanti.

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