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Al ristorante di Marina di Bibbona

Il nuovo Movimento targato Grillo e Conte: è pace vera tra i due?

La foto, il claim, i sorrisi: il rischio disgregazione spinge l’ex premier e il Fondatore alla riappacificazione. I 5S sperano, ma i dubbi restano

Il nuovo Movimento targato Grillo e Conte: è pace vera tra i due?

Nel Movimento Cinque Stelle c’è chi confida davvero che la ‘pace di Bibbona’ - certificata dalla foto di Grillo e Conte a un tavolo di ristorante - sia duratura. Ne vale la sopravvivenza del Movimento e la possibilità di evitare una disgregazione che, altrimenti, sarebbe dietro l’angolo. Ma una cosa è sperare, altra è valutare realisticamente fatti e convergenze. Possiamo davvero dire che dai giorni della furiosa lite, tra i due qualcosa di sostanziale sia cambiato

 

L’immagine dell’ex premier e dell’ex comico che sorridenti si parlano con la didascalia “E ora pensiamo al 2050” assomiglia a uno spot pubblicitario con tanto di claim ben pensato. Uno scatto che sul piano della comunicazione sortisce senza dubbio i suoi effetti, ma che su quello politico lascia spazio a dubbi e perplessità. Non solo per via dei rapporti ballerini tra l’ex presidente del Consiglio e il Fondatore: nessuno dimentica, nemmeno (è ovvio) i protagonisti, il giudizio tranchant e sprezzante di soli quindici giorni fa del secondo nei confronti del primo. Ma anche perché continua a non essere chiara la linea politica del Movimento sui più importanti dossier che il Paese deve affrontare.

 

Tranne che per il nodo giustizia, su cui sono palesi le distanze tra Conte e Draghi relative alle modifiche del processo penale, su tutto il resto i pentastellati sono silenti. Il merito dei problemi ha lasciato spazio alla guerra Conte-Grillo sbiadendo sempre più le sembianze dei 5Stelle. Che oggi sono in cerca di un timoniere credibile, affidabile, che abbia il potere di raddrizzare la rotta. Ma non basterà, questo è sicuro, alzare la testa sulla riforma della Guardasigilli Cartabia.

Qualora il leader in pectore riuscisse a portare i gruppi parlamentari verso l’astensione – sempre se il testo non venga blindato con la fiducia – non otterrebbe altro che isolarsi nella maggioranza. E Mario Draghi guarda con attenzione a quanto sta accadendo. Senza una definizione degli assetti e della leadership, il Movimento è una mina vagante che può esplodere da un momento all’altro facendo deflagrare gli equilibri nel governo. L’imprevedibilità ne fa un partner da guardare con sagace  circospezione. 

 

Dunque, se davvero Conte riuscirà a diventare il capo dei 5S, avrà bisogno di ben altro che di foto e didascalie. Prima ancora di guardare al 2050, il giurista di Volturara Appula dovrebbe semplicemente orientare lo sguardo con grande attenzione e avvedutezza al 2023, anno della scadenza naturale di questa legislatura e del voto per il rinnovo delle Camere.  Per allora i 5Stelle avranno bisogno di una strategia di ampio respiro sui temi dirimenti. Non basterà, solo per fare un esempio, difendere a spada tratta il reddito di cittadinanza se poi non si hanno idee sulla crisi post-sblocco dei licenziamenti che si è appena aperta.


Distinguersi non significa diventare il Salvini del centrosinistra, fare insomma il politico di lotta e di governo. Vuol dire, piuttosto, riorganizzarsi, avere una prospettiva su come stare in maggioranza e come costruire nuove basi per diventare un partito del futuro. Lo scoglio Grillo è un’insidia tutt’altro che superata. Ma per il momento si attendono il voto sullo Statuto, l’incoronazione di Conte, e tutte le nomine ancora da completare. 

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