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Pax pentastellata

Grillo-Conte, diarchia risolta? Il rapporto sarà ancora burrascoso

Tra i due un matrimonio di interesse ma la coppia non funziona. Opposte correnti albergheranno anche nei 5S. Intanto l’ex premier cambia strategia politica

Grillo-Conte, diarchia risolta? Il rapporto sarà ancora burrascoso

A parole va tutto bene ora che un accordo tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo è stato raggiunto. Con testimone l’assemblea parlamentare straordinaria la nuova pax arriva dopo lo scontro durissimo che si è consumato in un Movimento lacerato tra opposte fazioni.

 

Sulla carta, dicevamo, l’intesa c’è: il nuovo capo politico eletto dagli iscritti deciderà linea e indirizzo in autonomia, Grillo continuerà ad essere garante. La sensazione però è che il problema della diarchia non sia affatto risolto. E che più che una pace sottoscritta con convinzione, si tratti di un matrimonio di interesse da mantenere in vita ad ogni costo.

Fatte le opportune valutazioni a nessuno conviene la separazione, tantomeno il divorzio, persino dopo quelle parole durissime, al limite dell’offesa, che pubblicamente hanno sancito un allontanamento sostanziale tra l’Avvocato e il Fondatore. Formalmente adesso le cose sembrano tornare a posto (merito dei pontieri Di Maio e Fico e dei tecnici che hanno lavorato sul nuovo Statuto). Ma una cosa è certa: il rapporto tra Conte e Grillo sarà ancora burrascoso. Un anticipo si è visto sulla riforma del processo penale della Guardasigilli Cartabia, su cui i contiani - e non i ministri grillini - hanno dato battaglia. 

 

Come accade nella più ovvia tradizione politica quando le prospettive non coincidono e persistono le spaccature interne anche il nuovo M5S avrà le sue correnti: quella del garante e la fronda guidata dall’ex premier. Il quale ha tutta l’intenzione di ritagliarsi nei 5Stelle, ma anche nella maggioranza, uno spazio suo. Per riuscirci dovrà ‘distinguersi’, rappresentare la voce fuori dal coro di un’alleanza di governo troppo ampia e politicamente eterogenea. Tenuta insieme solo dalla incontestabile capacità di mediazione del premier Draghi e dalla sua autorevolezza.

Conte di questo è convinto. Basandosi su tale strategia ha intenzione di riprendersi un ruolo da protagonista e di gettare le fondamenta del suo consenso da qui al 2023, provando a recuperare quello personale di quando stava a Palazzo Chigi. Perché adesso l’importante è ritornare sulla scena a pieno titolo, contendere il palco agli altri leader di partito, sedersi al tavolo delle trattative e influire sulle decisioni.

 

Intanto, ora che la scissione nei 5S è stata evitata in extremis, sulla quiete dopo la tempesta scommettono già dal Nazareno. Nicola Zingaretti saluta molto positivamente l’accordo fra Grillo e Conte per la formazione tra forze progressiste e M5S di un campo alternativo al centrodestra. “Tutto quello che va verso la chiarezza, per offrire all’Italia un’alternativa alle destre, è utile”. Ma rivendica: “il Pd è il principale protagonista della costituzione di un campo di forze alternative”. Anche Leu è ottimista e si augura che la pace interna “porti il Movimento a consolidare il proprio posizionamento nel campo ecologista e progressista. E a dare nuova linfa all’alleanza Pd-5Stelle-Sinistra da riorganizzare fin da subito e prepararsi allo scontro con le destre”.

 

Insomma, semmai ci fosse stato bisogno di ribadirlo, i partiti di centrosinistra della passata maggioranza giallorossa tifano per Conte. Il giurista pugliese viene considerato interlocutore affidabile e leale. Ma la nuova strategia dell’ex premier qualche problema potrebbe crearlo anche a loro

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