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L’educazione all’affettività come arma contro la violenza di genere

Promuovere la cultura del rispetto e della parità di genere, sin dall’infanzia, è indispensabile per preparare le nuove generazioni a gestire le emozioni

L’educazione all’affettività come arma contro la violenza di genere

L'omicidio di Giulia Cecchettin, la ventiduenne brutalmente uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta, perché non accettava la fine della loro relazione e aveva iniziato a perseguitarla, inviandole messaggi minacciosi e cercando di controllarne i movimenti. La sera del 12 novembre, Filippo ha incontrato Giulia a Vigonovo, in provincia di Venezia, e l'ha aggredita con un coltello. La ragazza è riuscita a scappare, ma Filippo l'ha inseguita e l'ha colpita nuovamente, fino a ucciderla. Il corpo di Giulia è stato ritrovato pochi giorni dopo in un canale di Aviano, in provincia di Pordenone.

L'assassinio di Giulia è un caso emblematico di femminicidio, ovvero l'uccisione di una donna da parte di un uomo, in quanto tale. Si tratta di un fenomeno ancora molto diffuso in Italia, dove nel 2022 sono state uccise 114 donne mentre nel 2023, siamo già a quota 103. Numeri che hanno dei nomi, delle vite spezzate, delle famiglie e delle volte anche dei figli. Ed è per questo motivo che la politica, le associazioni, la società civile, la scuola si stanno interrogando su quali siano i modi più efficaci per combattere la violenza di genere che è un problema ancora molto diffuso nella nostra società. Certo è che sensibilizzare l'opinione pubblica su questo tema è molto importante, ma fornire alle donne le risorse e il supporto di cui hanno bisogno per difendersi dalla violenza ed educare i giovani all'affettività, lo sono ancora di più.

Il caso di Giulia Cecchettin ci ricorda che la violenza di genere è una tragedia che può colpire chiunque, a prescindere dall'età, dal ceto sociale o dalla condizione di vita. È importante non abbassare la guardia e continuare a lottare per un mondo più sicuro e rispettoso per le donne e l'educazione all'affettività a scuola può essere uno strumento importante per prevenire la violenza di genere e promuovere la parità di genere. È quindi necessario continuare a investire in questo ambito e a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza di questa materia

L'importanza di insegnare l'educazione all'affettività a scuola

In particolare, è necessario promuovere la cultura del rispetto e della parità di genere, sin dall'infanzia. L'educazione all'affettività a scuola può essere uno strumento importante per raggiungere questo obiettivo.

La scuola italiana dovrebbe occuparsi anche di insegnare ai ragazzi e alle ragazze come si vive una relazione affettiva e sessuale sana, consapevole e rispettosa. Questo è quello che chiedono sempre più spesso genitori, educatori e anche gli stessi studenti, soprattutto alla luce dei tragici episodi di violenza, abusi e femminicidi che hanno coinvolto i giovani negli ultimi tempi. Da Casalpalocco a Caivano, da Palermo a Vigonovo, le cronache nere hanno mostrato come sia urgente e necessario preparare le nuove generazioni a gestire le proprie emozioni, a comunicare con gli altri, a difendere i propri diritti e a rispettare quelli altrui.

In questo senso, l’educazione all’affettività e alla sessualità non è solo una questione di salute, ma anche di civiltà. E alcuni paesi europei lo hanno capito da tempo, introducendo nei loro sistemi scolastici dei programmi di Comprehensive Sexuality Education (CSE), ovvero di educazione sessuale “completa”, che non si focalizza solo sugli aspetti biologici e sanitari della sessualità, ma anche su quelli emotivi, relazionali e sociali.

Secondo uno studio dell’UNESCO, su 25 paesi europei analizzati, solo 10 hanno un programma di CSE curricolare a scuola, tra cui la Svezia, la Germania e la Francia. L’Italia, invece, non fa parte di questo club, e si trova in compagnia di altri paesi che non hanno ancora adottato questa materia o che la lasciano alla discrezione delle singole scuole e dei singoli insegnanti.

Che cos'è l’educazione all’affettività?

Si tratta di un approccio olistico, che tiene conto dei diversi aspetti della sessualità umana, e che si basa su dei principi scientifici, etici e pedagogici. L’obiettivo è di fornire ai giovani le conoscenze, le competenze e i valori necessari per vivere la propria sessualità in modo responsabile, sicuro e piacevole, nel rispetto di sé stessi e degli altri. L’educazione all’affettività e alla sessualità non è quindi una materia isolata, ma si integra con le altre discipline del curriculum scolastico, come la biologia, la psicologia, la storia, la filosofia, l’educazione civica, l’arte e la letteratura.

E quali sono i benefici di questa materia? Le ricerche dimostrano che i giovani che ricevono un’educazione sessuale “completa” sono più informati e consapevoli della propria sessualità, della salute sessuale e dei propri diritti. Inoltre, tendono a ritardare l’inizio dell’attività sessuale, a usare metodi contraccettivi efficaci, a prevenire le malattie sessualmente trasmissibili, a ridurre il numero di partner sessuali, a evitare le gravidanze indesiderate e gli aborti. Ma non solo: l’educazione all’affettività e alla sessualità contribuisce anche a promuovere l’uguaglianza di genere, il rispetto per la diversità, la prevenzione della violenza, dello sfruttamento e degli abusi sessuali, la valorizzazione dell’autostima, della comunicazione e della negoziazione.

Insomma, l’educazione all’affettività e alla sessualità è una materia che fa bene ai giovani e alla società. E che dovrebbe essere insegnata a scuola, seguendo delle linee guida internazionali e dei criteri di qualità. Non si tratta di improvvisare o di fare propaganda, ma di educare alla vita. Perché la sessualità non è solo un fatto privato, ma anche un fatto culturale e politico. E la scuola ha il compito di formare i cittadini di domani, non solo sul piano intellettuale, ma anche su quello emotivo e relazionale.

 

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