Natura matrigna?

La tragedia di Rigopiano 5 anni dopo: i parenti chiedono giustizia

Dopo passati già cinque anni dal 18 gennaio 2017 e quanto accaduto in Abruzzo non è stato dimenticato, soprattutto dai familiari che chiedono giustizia

La tragedia di Rigopiano 5 anni dopo: i parenti chiedono giustizia

Dopo passati già cinque anni dal 18 gennaio 2017 e quanto accaduto in Abruzzo non è stato dimenticato, soprattutto dai familiari che chiedono ancora giustizia. Nella località carsica nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, una valanga si staccò dal Monte Siella, con un fronte di 7 metri di neve, ghiaccio e detriti che sommerse l’Hotel Rigopiano, nato come rifugio alpino nel 1958, poi diventato un famoso resort di lusso, con piscine anche all’aperto e spa.

All’interno dell’albergo c’erano 40 persone: 28 ospiti, dei quali 4 bambini, e 12 dipendenti: solo in undici sono sopravvissuti.

 

Le cause della tragedia

Alla base di quanto accaduto anche alcune scosse di terremoto, ma soprattutto gli allarmi inascoltati delle ore precedenti la tragedia, con la strada d’accesso alla struttura bloccata dalla neve. L’Hotel Rigopiano, infatti, si trovava a 8,9 Km dal centro di Farindola, con un dislivello di quasi 700 metri, che si percorre in circa 20 minuti in auto, 1 ora e mezza a piedi. Ma quel giorno nevicava, come era accaduto anche nei giorni precedenti, così tanto che gli ospiti avevano raggiunto l’albergo non senza difficoltà, con tratti di strada interrotti e l’ultimo garantito da una corsia larga quanto lo spazzaneve. Per scortare i clienti dell’hotel erano state mobilitate anche le forze dell’ordine. I problemi di viabilità avevano interessato anche Farindola, che si trova a 530 metri, rendendo complicata la viabilità tanto che il Sindaco aveva deciso per la chiusura delle scuole. Eppure nessuno aveva immaginato che una valanga potesse sommergere l’hotel, rendendo poi pressoché impossibili i soccorsi.

 

I soccorsi e la sfida contro il tempo

Le abbondanti nevicate avevano reso pressoché assente la linea telefonica e la connessione internet (tramite parabola), tanto che la mattina del 18 gennaio iniziano ad arrivare le richieste di evacuazione da parte dei clienti preoccupati per essere rimasti isolati e di fatto sempre più sepolti dalla coltre di neve. Alle 10.25 ecco la prima scossa di magnitudo 5.1 che scatena il panico tra gli ospiti dell’albergo, che iniziano a fare i bagagli per partire. Alle 11.24 un’altra scossa di terremoto di magnitudo 5.4 scatena il terrore.

Pochi minuti dopo il cameriere Gabriele D'Angelo, con un trascorso nel 118, contatta il Centro coordinamento soccorsi della prefettura di Pescara e chiede l’evacuazione preventiva dell'hotel, tentando più volte di ottenere risposte. Anche la sorella di Roberto Del Rosso, poi morto nella tragedia, si reca personalmente in Provincia a chiedere aiuto. Ma lo spazzaneve non arriva e, per placare gli animi, l’hotel offre un pranzo buffet. Seguono altre due scosse di terremoto, poi quella più forte delle 16.47, ma per ben due ore e mezza dalla centrale di soccorso non credono alla notizia della valanga seguita all’ultima scossa, che ha travolto e distrutto l’hotel.

 

L’inchiesta e la colpa dalla “Natura Matrigna”

“Come per il terremoto dell’Aquila c’è in atto il tentativo di scaricare le responsabilità sulla ‘natura matrigna’. In particolare, le tesi difensive tendono a mettere in correlazione gli eventi naturali in modo da escludere la responsabilità dell’uomo: il crollo dell’hotel si è verificato a causa di una valanga, la valanga a causa di un terremoto, i terremoti sono imprevedibili, quindi non ci sono responsabili, se non – appunto – quella ‘natura matrigna”, quel fato, che sarebbe causa di tanto dolore. A L’Aquila è stata portata avanti la stessa tesi” spiega a 5 anni di distanza l’avvocato Wania Della Vigna, rappresentante legale di familiari delle vittime, che invece punta il dito sugli allarmi inascoltati.

Arriva alla stessa conclusione anche uno studio commissionato dai legali di Giampaolo Matrone, uno dei superstiti che quel 18 gennaio perse la moglie e che ancora oggi chiede giustizia.

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