Missione nella capitale accerchiata

I premier polacco, ceco e sloveno a Kiev per incontrare Zelensky

L’iniziativa sarebbe stata concordata con le istituzioni di Bruxelles. Verrà presentato “un ampio pacchetto di sostegno all’Ucraina”, fa sapere Varsavia

I premier polacco, ceco e sloveno a Kiev per incontrare Zelensky

Incontreranno il premier ucraino Volodymir Zelensky “per confermare l'inequivocabile sostegno dell’intera Unione Europea alla sovranità e all'indipendenza dell’Ucraina e presentare un ampio pacchetto di sostegno allo Stato e al popolo”. Il premier polacco Mateusz Morawiecki, quello della Repubblica ceca Petr Fiala e Janez Jansa, primo ministro della Slovenia, stanno raggiungendo in queste ore Kiev per una missione che sarebbe stata concordata con le istituzioni di Bruxelles.

 

In una capitale assediata dall’esercito russo, con i bombardamenti che si sono intensificati nelle ultime ore, i tre capi di governo porteranno solidarietà al popolo ucraino e al suo presidente. Negli ultimi giorni la situazione si è fatta più difficile. L’offensiva russa non solo non accenna a diminuire ma appare sempre più evidente che la volontà del Cremlino sia quella di mettere a ferro e fuoco Kiev. La città è accerchiata mentre prosegue il quarto round di negoziati tra le rappresentanze diplomatiche dei due Paesi. Una trattativa in salita e che fino ad oggi non ha portato a nessuna tregua.

 

Le armi russe non tacciono e nella notte hanno colpito nella principale città del Paese diversi obiettivi civili e militari. Per piegare la resistenza ucraina Putin sta usando ogni mezzo. Sarebbe arrivato, forse proprio a Kiev, il ‘macellaio’ ceceno Ramzan Kadyrov, diventato negli anni amico del capo del Cremlino e che sarebbe pronto ad entrare in azione insieme ai suoi mercenari. Uomini reduci da precedenti conflitti, disposti a tutto, pronti ad uccidere. I russi, come è noto, da circa 36 ore hanno cominciato a bombardare anche ad ovest.

 

La città di Yavoriv, a 25 chilometri dal confine polacco e dunque di un Paese Ue, ha subito diversi raid con cui, secondo Mosca, sarebbero stati eliminati molti combattenti stranieri. “L’esercito russo conosce la localizzazione dei mercenari stranieri in Ucraina e condurrà raid chirurgici contro di loro”, hanno detto fonti della Difesa russa. Eppure, è evidente che la guerra non sta procedendo secondo i piani. “Non tutto sta andando alla velocità che vorremmo. Ma stiamo procedendo verso l’obiettivo passo dopo passo e vinceremo”, avrebbe detto il comandante della Guardia Nazionale, Viktor Zolotov, tra i più vicini a Putin.

 

Fermare la guerra e arrivare almeno ad un cessate il fuoco è in cima alle priorità della diplomazia. Che sembra però arenata e incapace di sbloccare un quadro che si fa di giorno in giorno più complesso. E che chiama in causa direttamente il ruolo delle tre superpotenze, con la Cina che mai come adesso potrebbe giocare un ruolo essenziale e fare pressione nei confronti di Putin. Pechino non ha alcun interesse al persistere dell’instabilità provocata dall’invasione dell’Ucraina e che minaccia non solo l’ordine politico mondiale ma l’economia, l’approvvigionamento delle materie prime, il sistema produttivo globalizzato. Tuttavia, l’incontro di ieri a Roma tra il consigliere alla Sicurezza nazionale di Joe Biden, Jake Sullivan, e il responsabile Esteri del Comitato centrale comunista, non sembra aver dato i frutti sperati. Usa e Cina hanno dialogato per otto lunghe ore senza un avvicinamento sostanziale delle posizioni. Vedremo nei prossimi giorni. L’unica speranza che si può avere è nella diplomazia e non bisogna in alcun modo permettere che si fermi.

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