minacce e accordi

La guerra del gas colpisce Polonia e Bulgaria. Cosa accade adesso

Mosca reagisce al rifiuto dei due Paesi di pagare le forniture in rubli. Intanto Spagna e Portogallo ottengono un tetto massimo al costo del gas e l’Italia

La guerra del gas colpisce Polonia e Bulgaria. Cosa accade adesso

Il primo effetto immediato è stato l’aumento del costo del gas sui mercati europei: il metano, piuttosto calmo per tutto il pomeriggio, è schizzato fino a 107 euro al megawattora, con un aumento massimo del 17% rispetto al prezzo del giorno precedente, mentre il gas sul listino di riferimento di Amsterdam si è assestato attorno a quota 100 euro, come non accadeva da tempo.

È il risultato di un nuovo capitolo della guerra del gas in corso tra Russia e Paesi occidentali, in particolare europei. A finire nel mirino, questa volta, sono Bulgaria e Polonia, “ree” di non aver pagato le forniture in rubli, come previsto da Mosca, alle quali dunque sono state interrotte le erogazioni.

 

Stop al gas a Bulgaria e Polonia

Secondo quanto riportato da Bloomberg, la principale società di gas polacca PGNiG ha affermato di essere stata informata da Mosca che, a partire dalle 8 del 27 aprile, tutte le consegne sono sospese. Come confermato dal ministro per l’Energia bulgaro, lo stop riguarda anche il suo Paese. La decisione sarebbe partita dalla russa Gazprom. Sempre secondo Bloomberg, PGNiG ritiene che questo passo costituisca una violazione del contratto relativo al gasdotto Yamal e per questo ha fatto sapere che chiederà il risarcimento dei danni per violazione degli accordi.

 

L’aiuto americano a Sofia e Varsavia

In soccorso dei due Paesi europei è giunta Washington, che ha fatto sapere che “nei mesi scorsi gli Usa hanno lavorato per aumentare forniture di gas naturale e alternative per quei Paesi che dipendono dalla Russia" da un punto di vista energetico. Secondo la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, è in corso "uno sforzo continuo" da parte dell'amministrazione Biden. I governi bulgari e polacco hanno comunque rassicurato che nonostante la maggior parte dei rifornimenti (circa il 70%) provengano dalla Russia, non ci sarà carenza di gas.

 

La reazione europea: in arrivo nuove sanzioni

Il Regno Unito sembra determinato a insistere perché i Paesi Nato si “sgancino” completamente dall'import di petrolio e gas di Mosca. "È assolutamente cruciale tagliare i finanziamenti garantiti alla Russia dagli idrocarburi", ha detto alla Camera la ministra degli Esteri, Liz Truss. "Metteremo fine a ogni importazione di carbone, petrolio e gas entro la fine del 2022. Vogliamo vedere un calendario degli altri nella stessa direzione". Truss è convinta che tagliando gli introiti russi sull’energia, che "arrivano a Putin dagli idrocarburi”, “gli s'impedirà di avere i fondi per rifornire la sua macchina da guerra”.

L’incognita riguarda, però, il petrolio: dopo un’iniziale spinta al taglio delle importazioni, secondo il sito di notizie Newsmax ora gli Stati Uniti frenerebbero, tanto da aver chiesto alla Germania di ritardare lo stop alle forniture russe, al periodo dopo le elezioni di medio termine, per evitare un balzo del prezzo del greggio.

 

Spagna e Portogallo ottengono un tetto al prezzo del gas

Madrid e Lisbona, nel frattempo, incassano un risultato importante. È stato raggiunto, infatti, un accordo con la Commissione europea per limitare temporaneamente il prezzo del gas naturale per 12 mesi. Secondo quanto riportato dai media spagnoli, il prezzo di riferimento sarà inizialmente fissato a circa 40 euro al megawattora, ma raggiungerà un prezzo medio di 50 euro al megawattora per tutto il periodo di attuazione del meccanismo. L'intesa sarebbe frutto un compromesso, dal momento che Spagna e Portogallo miravano a un importo massimo di 30 euro per megawatt ora, come da richieste di un mese fa.

Ora anche l’Italia spera che un accordo analogo possa essere esteso al nostro Paese, come tra l’altro richiesto da tempo. "Continueremo a batterci in Europa con tutte le forze. Subito un tetto massimo europeo al prezzo del gas, per tutelare famiglie e aziende contro speculazioni che non permetteremo", ha infatti commentato su Facebook il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, aggiungendo: "Questa è la risposta che l'Europa deve dare ai cittadini, con rapidità e senza veti da parte di nessuno".

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