Le conseguenze di Putin

Conti pubblici alla prova della guerra, Chigi frena sul nuovo deficit

Atteso a giorni il Def che dovrà rivedere le stime di medio termine. L’esecutivo Draghi non cambia strategia su disavanzo e necessità di frenare il debito

Conti pubblici alla prova della guerra, Chigi frena sul nuovo deficit

Gli analisti dicono che tecnicamente non siamo ancora in un’economia di guerra ma lo scenario che si prospetta all’orizzonte, se il conflitto russo-ucraino dovesse prolungarsi, è quanto meno quello di una recessione. I prossimi mesi saranno decisivi. Mentre l’Unione europea propone il quinto pacchetto di sanzioni nei confronti della Federazione russa dopo i massacri di Bucha e i nuovi eccidi venuti alla luce nelle ultime ore, Bruxelles e Paesi membri reagiscono ma fanno anche i conti con le conseguenze della guerra e delle misure che ne sono seguite.

 

In Italia il governo sta per presentare il nuovo Documento di Economia e Finanza, ogni anno è atteso per il 10 di aprilecome prevede il ciclo di Bilancio, ma stavolta potrebbe slittare. Le stime riviste al ribasso del Pil nominale, che poche ore fa sono state rese note dall’Istat, costringono i tecnici del Ministero delle Finanze a rivedere i calcoli del principale strumento di programmazione economico-finanziaria di cui dispone l’esecutivo. Con ogni probabilità con rimodulazioni da elaborare nel medio termine.

 

Palazzo Chigi insiste nel non voler ricorrere a un nuovo scostamento di bilancio nonostante si allarghi il fronte politico all’interno della maggioranza che lo chiede. Nuove misure in deficit non sono una soluzione né per il premier Mario Draghi, né per il titolare dell’Economia, Daniele Franco. Il problema però è che la crisi economica incombe, la seconda in due anni dopo quella causata dalla pandemia. L’allarme è stato lanciato anche dagli industriali. Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, mette in guardia: “Le imprese e le filiere stanno assorbendo gli aumenti di materie prime ed energia ma non possiamo più reggere. Produrre è diventato antieconomico per il 16% delle imprese che hanno sospeso o ridotto la produzione, il rischio è che un altro 30% rallenti nelle prossime settimane. Con la prospettiva di avere metà dell’impianto industriale italiano a rischio blocco”.

 

Proteggere famiglie e imprese è una priorità del governo in questa fase ma quanto potrebbe mettere in campo senza nuovo deficit? Secondo indiscrezioni per ridurre l’impatto del conflitto la cifra disponibile nell’immediato dovrebbe aggirarsi sui 4/5 miliardi. Ma se sarà sufficiente oppure no, e per quanto tempo, è tutto da verificare. Dagli ultimi trimestri del 2021 Palazzo Chigi ha puntato principalmente sulla crescita anche con l’obiettivo di alleggerire in maniera progressiva, e sostanziale, il debito pubblico, il secondo più elevato dopo quello della Grecia. Un grosso aiuto è arrivato dalla Bce. Ma con l’inflazione che galoppa anche Francoforte, che finora ha comprato molto debito dei Paesi dell’Eurozona con piani straordinari post pandemici, sta frenando per mettere in campo politiche monetarie meno espansive. Questo significa che si potrà contare sempre meno sul quantitative easing dell’Isituto di Christine Lagarde e che mettere il debito su una traiettoria decrescente presenterà nuovi ostacoli. 

 

Ma, come dicevamo, tenere sotto controllo il disavanzo e allo stesso tempo monitorare il debito restano elementi di valutazione fondamentali per determinare le scelte di Mario Draghi e del ministro Franco. E’ probabile che in questo contesto il governo stia agendo a livello europeo spingendo per nuove misure di sostegno che partano da Bruxelles in modo da consentire alle economie dei Paesi membri di resistere all’onda d’urto della guerra. Per la pandemia l’Ue ha messo a punto il Next Generation Eu con annesso Recovery Fund, cosa farà per la nuova crisi economica?

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