Il summit dei capi di Stato e di governo

Draghi a Bruxelles, quali sono i dossier su cui spinge Roma.

Impatto delle sanzioni, tetto al prezzo del gas, inflazione: le preoccupazioni dell’Italia sulla tenuta economica. Cosa ci si aspetta dall’Unione Europea

Draghi a Bruxelles, quali sono i dossier su cui spinge Roma.

Prezzo del gas, inflazione, bassa crescita, impatto delle sanzioni, imbuti negli approvvigionamenti di materie prime. La guerra in Ucraina ha portato con sé una serie di problemi di rilevanza internazionale a cui, in particolare l’Unione Europea, sarà costretta a guardare con particolare attenzione. Prima che la situazione peggiori e in attesa che le misure di politica monetaria adottate di recente dalla Bce producano effetti. 

 

Il quadro è estremamente incerto. Ogni tentennamento o passo falso, compresa l’assenza di tempestività nell’assunzione di decisioni, può costare caro. Non è un caso che nel Consiglio europeo che si svolgerà per due giorni a Bruxelles il premier italiano, Mario Draghi, insisterà sui nodi economico-finanziari e sul tema di nuove misure per sostenere le economie nazionali che da sole rischiano di non farcela. In agenda, oggi, è prevista la discussione sulla guerra in Ucraina, ma non è detto che non entri anche il dossier sul tetto al costo del gas che proprio il governo di Roma potrebbe mettere sul tavolo da subito.  In Ue non c’è accordo sulla proposta per via degli effetti diversi che le sanzioni stanno producendo, ancora una volta gli Stati membri partono da interessi diversi. 

 

Dal 24 febbraio, giorno dell’inizio dell’invasione russa in Ucraina, i segnali positivi che negli ultimi mesi del 2021 l’economia era riuscita a produrre hanno subito una brusca battuta di arresto. Non solo l’inflazione ha continuato a salire ma, di contro, la crescita ha rallentato. Il tutto facendo sballare stime e previsioni di medio e lungo termine e costringendo gli addetti ai lavori a rivedere quasi completamente lo scenario ipotizzato. Il caro energia pesa come un macigno. In questo contesto il quadro politico interno dell’Italia, che la scissione del M5S complica e non semplifica, non insidia per ora la stabilità del governo. Un fatto non di poca rilevanza visto che, mai come adesso, la compattezza della coalizione che sostiene il premier è necessaria: a Bruxelles l’Italia ha tutta l’intenzione di far valere le sue posizioni e di essere traino per altri Paesi su un cambio di passo.

 

Francia, Spagna, Portogallo e Grecia sono in sintonia con il governo di Roma ma la strada è in salita.  Su gas e sulle ultime scelte dell’Eurotower relative allo scudo anti-spread che protegge in primis Paesi come l’Italia, i ‘falchi’ del Nord Europa sono pronti a dare battaglia. Il Consiglio non è la sede per discutere di misure di politica monetaria che spettano alla Bce ma di certo l’orientamento recente di Christine Lagarde ha provocato parecchi malumori, specie in Germania. Acclarato che Draghi non accetterà “ambiguità” sull’Ucraina e che il M5s dopo la batosta della scissione ha abbandonato le barricate sul sostegno militare a Kiev, i grattacapi del capo di Palazzo Chigi, come si vede, sono ben altri.

 

C’è da scommettere che la Russia di Vladimir Putin userà la carta dei rifornimenti di gas fino all’ultimo e di certo nei prossimi mesi autunnali, quando del prezioso idrocarburo ci sarà più bisogno. Oggi a Roma è prevista una riunione del ministro della Transizione ecologica con i vertici di Eni e Snam per discutere di stoccaggi. Mentre il governo ha già approvato ulteriori misure per il contenimento dei costi delle bollette con un nuovo impegno finanziario che supera i 3 miliardi di euro. Ma non si potrà continuare a tassare gli extraprofitti delle aziende in eterno e, a meno che di non ricorrere a nuove imposte, il governo nazionale ha bisogno di reperire risorse senza produrre nuovo deficit. Il problema non è solo italiano, ovviamente.

 

La crisi del gas che traina in Ue l’aumento generalizzato dei prezzi richiede misure straordinarie. Probabilmente non nel corso di questo Consiglio europeo, ma Bruxelles dovrà affrontare in un prossimo futuro in che modo supportare finanziariamente gli effetti delle sanzioni e il costo economico degli aiuti a Kiev che i singoli Stati stanno sostenendo. La questione riguarda i bilanci nazionali ma anche quello europeo. In piena crisi pandemica il Next Generation Eu e il Recovery Fund sono stati il paracadute per arginare le ripercussioni dei lockdown e l’impatto della spesa sanitaria sulle economie, oltre agli effetti su produzioni e offerta. Il frutto di una presa di coscienza profonda dei Ventisette. Adesso si richiede la stessa determinazione, la crisi in atto necessita di interventi altrettanto eccezionali. 

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