I guai di BoJo

Boris Johnson accetta di dimettersi oggi. Nuovo premier in autunno

Il premier inglese sfiduciato dai Tory, che chiedono le dimissioni. In un giorno lasciano in 42, tra i quali ministri e viceministri per lo scandalo Picher

Boris Johnson accetta di dimettersi oggi. Nuovo premier in autunno

Il Times ha usato un titolo che lascia pochi dubbi: Game Over, “gioco finito”. Eppure Boris Johnson tenta l’ultima carta e non sembra intenzionato a presentare le proprie dimissioni, come invece gli chiede la maggioranza dei componenti del suo stesso partito, i Tory.

Ieri in un solo giorno hanno lasciato in 42, compresi ministri e viceministri, mentre l’opposizione laburista va all’attacco e il leader, Starmer, accusa: "Chiunque altro si sarebbe già dimesso".

Ma il premier, intervenuto alla Camera dei Comuni, ha risposto: "Detesto l'abuso di potere ovunque avvenga, nel mio partito o in altri", escludendo le elezioni anticipate.

Secondo le ultimissime notizie concordanti dei media britannici pare che il premier Boris Johnson abbia ceduto e sia pronto ad annunciare le sue dimissioni oggi.

La Bbc precisa che un nuovo primo ministro dovrebbe entrare in carica "in autunno". 


Chi ha lasciato Johnson e la maggioranza

A lasciare la maggioranza e dunque a togliere il proprio sostegno al premier sono stati in 42, molti dei quali all’interno del Governo. Fra gli altri ci sono anche il ministro Michael Gove, responsabile dello strategico portafogli del Livellamento delle Disuguaglianze Territoriali; Stuart Andrew, ministro per l'edilizia abitativa; Will Quince, viceministro responsabile del dossier della Famiglia e dell'Infanzia; Laura Trott, responsabile dei Trasporti (figura simile al nostro sottosegretario, ma con meno poteri), Robin Walker, viceministro per gli Standard della Scuola in seno al dicastero dell'Istruzione e infine John Glen, sottosegretario al Tesoro, oltre al ministro della Sanità Sajid Javid e al cancelliere dello scacchiere Rishi Sunak.

Con il gesto di ieri si è superato (e di molto) il record del 1932, quando si dimisero 11 ministri in un’unica giornata. Ma Johnson tira dritto, affermando: "Credo che nessuno le voglia in questo momento" di crisi globale, riferendosi alle elezioni anticipate.

Il Governo britannico conta oltre 150 cariche totali, tra quelle di maggiore e minore responsabilità. Al momento ha lasciato un quinto dei rappresentanti nominati. Le attenzioni, però, sono puntate sul Consiglio di gabinetto, composto da circa 30 membri, abbandonato per ora da Rishi Sunak e Sajid Javid.

 

Lo scandalo Pincher

Dietro la crisi di Governo c’è la gestione del caso Pincher, il deputy chief whip e fedelissimo del premier costretto a dimettersi la settimana scorsa per aver palpeggiato due uomini, tra i quali un collega deputato, in un club per uomini. "Il compito di un Primo ministro in circostanze difficili, quando gli è stato assegnato un mandato colossale, è quello di andare avanti ed è quello che farò", ha affermato Johnson. "Con il senno di poi avrei dovuto realizzare che Chris Pincher non sarebbe cambiato", ha aggiunto, ammettendo di essere stato informato di precedenti accuse analoghe nei suoi confronti, che risalivano al 2019. Al contrario, da viceministro degli Esteri Pincher è passato all'importantissima carica di deputy chief whip, una sorta di custode della disciplina di maggioranza in Parlamento.

Intanto si moltiplicano le lettere di deputati Tory, finora sostenitori di Johnson, che affermano di non avere più fiducia in lui e gli chiedono un passo indietro.

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