Il premier al Senato

Draghi non fa sconti e inchioda i partiti alle loro responsabilità

“Siete pronti a ricostruire il patto di fiducia? La risposta non dovete darla a me ma gli italiani”, dice. Stamane un discorso da politico di rango.

Draghi non fa sconti e inchioda i partiti alle loro responsabilità

Ha rivendicato i risultati del suo governo, ha illustrato gli obiettivi da raggiungere entro la fine della legislatura, ma ha anche parlato con estrema franchezza, a tratti con durezza, dello “sfarinamento” di quel ‘Patto di fiducia’ che, nel febbraio dell’anno scorso, consentì la nascita dell’esecutivo di unità nazionale. Il venir meno di quel Patto “non può essere ignorato, perché significherebbe ignorare il Parlamento e questo non è possibile. Né contenerlo, perché vorrebbe dire che chiunque può ripeterlo”, ha affermato il premier nell’Aula del Senato. Un discorso completo il suo, compiuto, da politico di alto profilo. Che ora rimette nelle mani delle Camere e dei gruppi che rappresentano i partiti il futuro del governo e il proseguimento della sua azione. “L’unica strada è ricostruire il patto di maggioranza con coraggio, altruismo, credibilità”” e chiude le “comunicazioni fiduciarie” con una domanda: “Siete pronti”, ripete quattro volte, “siete pronti ad andare avanti con un nuovo Patto?”. Aggiunge: “La risposta non dovete darla a me ma gli italiani”.

 

Oggi l’ex banchiere centrale della Bce ha dimostrato di aver dismesso i panni di puro tecnico e confermato il suo profilo sul piano interno ed internazionale. Una linearità rispetto al percorso storico del suo governo che non è venuta meno, insieme all’affidabilità di cui gode nel Paese, confermata dai numerosi appelli a restare che sono giunti dalla comunità nazionale. In particolare, il premier è rimasto colpito da quello che gli hanno rivolto circa duemila sindaci e le categorie sanitarie. “Sono qui perché gli italiani lo hanno chiesto”. Ma quella che va verificata è la sussistenza “delle condizioni per governare con efficacia e tempestività”, per continuare a realizzare le riforme di cui il Paese ha bisogno e che rientrano nel timing del Pnrr. C’è poi l’emergenza energetica: “Il governo conta di azzerare la dipendenza dalle forniture russe entro un anno e mezzo. Un risultato straordinario che rafforza la sicurezza nazionale”. Contestualmente “stiamo accelerando sulle rinnovabili”. 

 

Draghi non ha fatto sconti a nessuno, né ai Cinque Stelle né ad altri. Oltre a parlare del lavoro fatto ha rimarcato che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per il quale l’Italia ha già ricevuto 46 miliardi di euro, ha raggiunto tutti gli obiettivi dei primi due semestri. Sulla politica estera ha ribadito la posizione italiana di pieno sostegno all’Ucraina. Un messaggio rivolto a Giuseppe Conte e al Movimento che si oppone agli aiuti militari a Zelensky. Ma ce n’è anche per la Lega di Matteo Salvini quando il premier cita chi continua a chiedere scostamenti di bilancio che il Paese non può permettersi. 

 

L’omaggio a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ha commosso l’Aula. Tutti i senatori e i membri del governo si sono alzati in piedi e si sono uniti in un lungo appaluso. “Dobbiamo tenere le mafie lontane dal Pnrr.  E’ il modo migliore per onorarli”, le parole del premier. Poco prima aveva citato il “miracolo civile” dell’Italia. “Gli italiani sono stati i veri protagonisti delle politiche che di volta in volta mettevamo in campo. Penso al rispetto paziente delle restrizioni per frenare la pandemia, all’accoglienza spontanea offerta ai profughi ucraini”.  Draghi ha elencato le riforme avviate e quelle per le quali mancano ancorai decreti delegati o che sono in attesa dei decreti attuativi. Un lungo elenco che inchioda il Parlamento a scadenze imminenti e necessarie per non vanificare il lavoro svolto. Ma la questione è tutta politica e riguarda quei “distinguo”, quelle “divisioni” che negli ultimi mesi hanno compromesso lo spirito per il quale era nato il governo di unità nazionale. “Il desiderio di proseguire insieme si è col tempo esaurito. Far finta dui nulla è impossibile”.

 

C’è una frase del suo discorso che è risuonatdi fronte all’emiciclo: “L’Italia è forte quando sa essere unita”. Ma ora è il Palamento che deve esprimersi. Draghi quello che aveva da dire lo ha detto. Alla politica la responsabilità di decidere.

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