Cosa fare contro il caro bollette

Conti pubblici e aiuti, il difficile intreccio da sciogliere

Palazzo Chigi, no a nuovo deficit. Ma come reperire risorse? La politica adesso cerca una ‘pax’ ma non mancano i paradossi: vedi chi ha sfiduciato Draghi…

Conti pubblici e aiuti, il difficile intreccio da sciogliere

Quello che serve è un quadro preciso delle risorse finanziarie disponibili. A Palazzo Chigi i tecnici sono a lavoro da giorni per valutare le misure necessarie per affrontare la nuova emergenza sul prezzo del gas, ma non senza aver prima valutato attentamente lo stato dei conti. Il governo usa prudenza rispetto ai messaggi che i partiti, nel bel mezzo della campagna elettorale, lanciano all’elettorato un giorno sì e l’altro pure. Tutti, sostanzialmente, chiedono l’intervento immediato del governo, lo stesso che alcuni – Lega, Forza Italia e 5S - hanno sfiduciato lo scorso luglio e che ora è in carica solo per gli ‘affari correnti’. Matteo Salvini della Lega parla di “pieni poteri a Draghi” per affrontare la crisi, mentre solo due mesi fa ha contribuito alla spallata per farlo cadere. Contraddizioni su contraddizioni di leader che dicono tutto e il contrario di tutto confidando nella memoria breve di chi li ascolta. 

 

L’esecutivo, con il ministero dell’Economia in primis, continua a studiare in ogni caso le soluzioni possibili. Ma su un punto Mario Draghi non retrocede: nessuno scostamento di bilancio, non è il momento di nuovo deficit. Quindi non si potrà fare altro che andare ad attingere tra i residui di spesa, ammesso che ce ne siano. Ora i partiti sono preoccupati. Chiunque vincerà le elezioni si troverà a fronteggiare uno dei periodi più difficili sul piano economico degli ultimi anni con il problema energetico che coinvolge la sicurezza nazionale. Una pax elettorale e un confronto che metta le forze politiche attorno allo stesso tavolo, indipendentemente dallo schieramento di appartenenza, è ciò che viene chiesto un po’ da tutti. Il Movimento Cinque Stelle torna a ribadire che da tempo rilancia un dibattito insieme alla necessità di “recuperare 9 miliardi di extraprofitti persi per strada dal governo”.

 

Oggi il quotidiano la Repubblica scrive che l’imposta sugli utili delle società energetiche doveva valere 10 miliardi, ne è stato incassato solo uno. Questo perché la maggior parte delle imprese ha fatto ricorso e ha deciso di non pagare. Dunque, la tassa sugli extraprofitti non sta funzionando ma in qualche modo nuovi aiuti a famiglie e imprese andranno garantiti. Nella consapevolezza che tra poco più di venti giorni si vota, politicamente il Paese è ancora in mezzo al guado. Una transizione politica che è un elemento di forte vulnerabilità e che, insieme all’alto debito pubblico, rende le speculazioni maggiormente possibili. Anche la Banca Centrale Europea monitora con attenzione la situazione del nostro Paese ed è pronta, infatti, a uno scudo anti-spread che metta al sicuro l’Italia in questa fase delicata.

 

Carlo Calenda di Azione in un’intervista al Corriere ribadisce: “Sediamoci adesso attorno ad un tavolo firmando un armistizio, un time out”. All’orizzonte ci sono “due tsunami che arrivano contemporaneamente: quello energetico e quello finanziario. L’Europa”, aggiunge, “è appena entrata in una crisi energetica senza precedenti, dunque attaccano il Paese più esposto, l’Italia, perché sentono alcune forze politiche, vedi Fratelli d’Italia data in testa nei sondaggi, mettere in discussione persino aiuti per 200 miliardi agganciati al Pnrr derogando a riforme non più procrastinabili”. Enrico Letta del Pd fa sapere di avere “piena fiducia nel governo Draghi e che questo non è il momento di fare polemiche ma di essere uniti per trovare soluzioni”.

 

Anche Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni si dice disposta a “trovare un accordo di tutte le forze politiche per abbattere le bollette”. I tempi stringono, l’emergenza è drammatica, ma come affrontare l’autunno e l’inverno sarà soprattutto un problema del governo che verrà.

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