Palazzo Madama

La manovra al Senato, nessuna particolare sorpresa all’orizzonte.

Testo ‘blindato’, dopo iter travagliato alla Camera è pace tra alleati. Ma si guarda già ad altri nodi politici. Intanto a sinistra le distanze aumentano

La manovra al Senato, nessuna particolare sorpresa all’orizzonte.

Oggi si ricomincia dal Senato. Dopo l’ok della Camera al disegno di legge di bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e di bilancio pluriennale fino al 2025 tocca a Palazzo Madama, che dovrà approvare il testo entro sabato. Prima, se possibile, ma non dopo. Il 31 dicembre è il limite massimo, scaduto il quale si entra in esercizio provvisorio. 

 

La manovra arriva dai senatori praticamente senza che ci sia la possibilità di apportare modifiche. Come alla Camera, verrà posta la questione di fiducia. Alle 13 è convocata la conferenza dei capigruppo per definire tutti i passaggi in Commissione e in Aula. Dal governo si punta a fare in fretta. Dopo gaffe, errori e passi falsi, che hanno costretto la maggioranza a correggere più volte alcune misure, oltre che a un tour de force tra il 23 e la vigilia di Natale per approvare il testo alla Camera, l’obiettivo è chiudere il prima possibile l’iter molto travagliato della legge di Bilancio.

 

Come dicevamo, il testo arriverà al Senato blindato e non si potrà emendare. Non ci dovrebbero essere sorprese da parte degli alleati di Giorgia Meloni, gli unici effettivamente in gradi di creare qualche difficoltà. Forze Italia e Lega i loro tentativi per cambiare la legge e apportare le modifiche caldeggiate dai loro partiti li hanno già messi in atto, e come, sappiamo, non tutti sono andati a buon fine. Il capitolo legge di Bilancio dovrebbe chiudersi senza intoppi, semmai alcuni nodi irrisolti nella maggioranza si riproporranno nei prossimi mesi. In primis ci sono le riforme di alcuni settori chiave del Paese. Silvio Berlusconi, in un’intervista rilasciata stamattina a Repubblica, sollecita una riforma della giustizia in senso garantista, secondo la linea tracciata dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e quella dell’apparato burocratico. Vedremo.

 

In ogni caso i rapporti di forza tra i partiti di maggioranza sembrano arrivati a un punto tale per cui, almeno ora, Fi e Lega non hanno molta possibilità di scelta. Il partito della premier continua la sua ascesa nei sondaggi. Il Cavaliere e il leader leghista, Matteo Salvini, rischiamo di restare schiacciati dall’onda di Fratelli d’Italia. Non a caso proprio il cavaliere rilancia il progetto di un partito repubblicano sul modello americano fondato su un consolidamento del bipolarismo. Quello che lui ha lanciato e che poi è finito quando sono apparsi sulla scena politica i Cinque Stelle.

 

Anche tra i banchi dell’opposizione non dovrebbero esserci problemi sulla manovra. Piuttosto è il decreto con le norme anti-rave che potrebbe provocare contrasti con la maggioranza. Nelle prossime ore partirà l’esame del provvedimento alla Camera che contiene anche misure per il rientro anticipato al lavoro dei medici che non hanno fatto il vaccino anti-Covid. Ma è risaputo che tra le minoranze non tutto fila liscio come l’olio. Potrebbero esserci ripercussioni anche sui lavori parlamentari per le tensioni che sul piano politico si registrano a livello locale. Sono più che altro le scelte che si stanno operando per le prossime elezioni regionali a disegnare i rapporti tra le principali forze di opposizione. E la nuova mossa dei pentastellati che hanno ufficializzato la candidatura per la corsa a presidente della Regione Lazio di Donatella Bianchi, ex presidente del Wwf, è destinata ad aumentare le distanze tra Pd e Movimento.

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