Le tensioni nelle città francesi

Le proteste contro Macron e la censura che forse non basterà

In Francia la riforma delle pensioni è al centro del dibattito politico e sociale. Migliaia i manifestanti in piazza con scontri con le forze dell’ordine

Le proteste contro Macron e la censura che forse non basterà

Proseguono le maxi proteste in Francia contro la riforma delle pensioni di Macron, con Parigi nuovamente al centro degli scontri. Place de la Concorde, dove ai tempi della Rivoluzione francese si ergeva la ghigliottina, è diventata il luogo di ritrovo spontaneo di migliaia di persone scese in piazza contro l’aumento dell’età pensionabile da 62 anni a 64.

Circa 4mila i manifestanti che si sono riuniti attorno all'obelisco, con gruppi di giovani che hanno dato alle fiamme transenne e materiale da cantiere. La polizia in tenuta antisommossa ha effettuato diverse cariche, mentre veniva presa di mira da sassaiole e bottiglie. Le forze dell'ordine hanno sparato gas lacrimogeni e sgomberato la piazza.

Bruciata dai manifestanti anche un’immagine del presidente Emmanuel Macron. Tensioni anche a Bordeaux e a Lille.

 

Se la gente protesta in piazza, i lavoratori scioperano ad oltranza dal 7 marzo. I netturbini hanno lasciato per le strade parigine 10mila tonnellate di rifiuti, anche se da oggi sono partite le precettazioni. Altro settore in sciopero è quello dell'energia con la Cgt, uno dei sindacati più importanti, che ha annunciato lo stop della raffineria TotalEnergies di Normandia dopo quello operato sul grande stabilimento di stoccaggio di gas d'Europa: il flusso è stato ridotto a 70mila metri cubi all'ora, "tecnicamente il minimo per non danneggiare le macchine".

 

Con i manifestanti anche Mèlenchon, che ha "incoraggiato" le "mobilitazioni spontanee in tutto il Paese". Con la decisione di scavalcare il Parlamento "abbiamo raggiunto il nostro obiettivo questo testo non ha alcuna legittimità, chi si ribella ha ragione". Ha detto il leader de La France Insoumise.

 

La mossa delle opposizioni contro la riforma

Sul fronte politico, invece, ci si prepara alla battaglia in Parlamento di lunedì, quando le opposizioni attraverso l'istituto della censura proveranno a far cadere il governo di Elisabeth Borne e con lei la controversa riforma approvata bypassando il voto in Aula con l'utilizzo dell'articolo 46 comma 3 della Costituzione.

Due le mozioni di censura presentate, una dal Rassemblement National di Marine Le Pen e l'altra dal piccolo gruppo di deputati indipendenti Liot

L'obiettivo di far cadere il governo sembra comunque molto difficile, perché anche sommando i voti da Marine Le Pen a Jean-LucMèlenchon, e aggiungendo una quota di Rèpublicains "disobbedienti" ai vertici alleati del governo, non si arreverebbe ai 287 voti necessari: ne mancherebbero fra i 25 e i 15 voti, stando agli ultimi conteggi diffusi dal sito di Le Figaro.

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