I danni alla produzione agricola

Emilia Romagna, fango e acqua: a rischio la “fruit valley” italiana

10mln gli alberi da frutto da estirpare. Confagricoltura calcola i danni al settore agricolo causati dall’alluvione: perdite da 6 a 32mila euro a ettaro

Emilia Romagna, fango e acqua: a rischio la “fruit valley” italiana

Sono almeno 10 milioni le piante da frutto irrimediabilmente danneggiate dall'alluvione che dovranno essere estirpate. E’ questo il primo bilancio stimato da Confagricoltura Emilia-Romagna. E così il “frutteto d’Italia” che produce una grandissima parte della frutta destinata ai mercati europei rischia di sparire. Non solo peschi, kiwi e albicocchi, i più sensibili ai ristagni d’acqua ma anche vigneti, e i più robusti meli, peri, susini, ciliegi e olivi. In tutto si parla di un gransissimo numero di piante da frutto da estirpare ma il bilancio è molto più alto, perché nella stima non sono comprese le colture arboree distrutte dalle frane o trascinate a valle dalla furia del fango. 

 

Il costo delle nuove piante: 40-50 mila euro a ettaro

"Si è aperta una voragine socio-economica e ambientale - ha commentato Confagricoltura Emilia Romagna - occorrono non meno di 40-50 mila euro a ettaro per reimpiantare un frutteto o un vigneto e diversi anni per arrivare alla piena produzione, fermo restando che è quasi impossibile reperire sul mercato un quantitativo così alto di piantine. Nel frattempo è già partita la gara di solidarietà tra agricoltori per portare soccorso e salvare il salvabile nei campi".

 

I danni dell’alluvione 

Confagricoltura Emilia Romagna nelle sue prime stime sui danni causati dall’alluvione parla di perdite fino a 6.000 euro a ettaro per i seminativi (grano, orzo, mais, soia, girasole, erba medica, orticole e colture da seme) e 32.000 euro a ettaro per frutteti, vigneti e oliveti, inclusi raccolti persi e costo dei reimpianti.

Il calcolo non comprende però le ripercussioni su scorte, strutture, macchinari e neanche le anticipazioni di liquidità finalizzate a far ripartire l'attività. Le operazioni colturali, segnala inoltre la confederazione agricola, sono sospese, in un momento cruciale dell'annata agraria, pure i trattamenti andando così ad aumentare il rischio di fitopatie future. Particolarmente critica la situazione nella dorsale appennina, dove i movimenti franosi non sono assestati. Si segnalano frutteti e vigneti trascinati a valle dagli smottamenti ma irraggiungibili, poderi distrutti, allevamenti isolati. È impossibile fare sopralluoghi. 

 

Raccolto compresso, a rischio 50mila posti di lavoro

In Emilia Romagna "il raccolto della frutta sarà compromesso per i prossimi quattro o cinque anni perché l'acqua rimasta nei frutteti ha 'soffocato' le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare intere piantagioni" .

Non solo: nelle aree colpite dall'alluvione "sono a rischio almeno 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione".

 

La Coldiretti, fa notare come ad essere sconvolto sia un territorio con la diffusa presenza di albicocche, pesche nettarine, susine, mele, pere, kiwi, fragole e ortaggi che fanno della Romagna la "fruit valley" italiana. Quest'anno la produzione è "di almeno 400 milioni di chili di grano nei terreni allagati dell'Emilia Romagna, dove si ottiene circa 1/3 del grano tenero nazionale" .

"Consistente  e molto rilevante dal punto di vista economico sono le colture da seme per cereali, bietole, girasole, erba medica ed ortaggi con migliaia di ettari coltivati completamente coperti dal fango".

 

Ai danni sulla produzione agricola si aggiungono - sottolinea la Coldiretti - quelli alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature perse "senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali dove si moltiplicano frane e smottamenti". Per questo "serve garantire l'arrivo degli aiuti nel minor tempo possibile e dare a queste zone martoriate la possibilità di riparare i danni e ripartire con la nomina di un Commissario alla ricostruzione come fatto ai tempi del terremoto" ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare in vista del Consiglio dei Ministri che "gli strumenti ordinari di intervento vanno attivati quanto prima, ma non sono sufficienti a garantire il salvataggio e la continuità delle filiere agricole del territorio colpito".

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