una fotografia drammatica

I numeri (ancora provvisori) dell’alluvione in Emilia e Romagna

Dal numero delle vittime a quello degli sfollati, dai volontari a lavoro senza sosta ai dai danni all’agricoltura fino al pericolo dei residui bellici

I numeri (ancora provvisori) dell’alluvione in Emilia e Romagna

Mentre proseguono ininterrottamente da giorni gli interventi di assistenza alla popolazione colpita dall’alluvione, le ultime stime sugli effetti delle esondazioni e degli allagamenti che hanno messo in ginocchio l’Emilia e Romagna, ci restituiscono una fotografia drammatica di quanto successo. Dal numero delle vittime a quello degli sfollati e dei soccorritori e volontari, da quello delle strade chiuse a quello dei danni del settore che più è stato messo in ginocchio dall'acqua, l'agricoltura, fino ai fenomeni dello sciacallaggio e del ritrovamento dei residui bellici inesplosi risalenti al secondo conflitto mondiale e che ora diventano rischiosissimi per gli agricoltori e per i cittadini, ecco tutti i numeri (non difinitivi) di una tragedia che forse ci insegnerà come affrontare seriamente il rischio idrico e idrogeologico del nostro Bel Paese.

 

Le vittime

Il bilancio delle vittime è purtroppo aumentato a 15 dopo il ritrovamento di un corpo di un uomo disperso nelle acque nella zona di Belricetto a Lugo (Ravenna).

 

Gli sfollati

23.067 sono le persone che, alle 12 del 23 maggio, hanno dovuto lasciare le proprie case e che ancora non hanno potuto farvi ritorno. La maggior parte 16.445 sono nel ravennate.

 

L’accoglienza

2.694 sono, invece, i cittadini che hanno trovato accoglienza presso alberghi della zona e strutture allestite dai Comuni: scuole, palazzetti e palestre; le altre hanno trovato sistemazioni alternative (seconde case, amici e parenti).  2.094 sono nel ravennate.

 

Le strade chiuse

603 le strade ancora chiuse, di cui 197 parzialmente e 406 totalmente chiuse. Complessivamente 210 a Bologna, 230 in provincia di Forlì-Cesena, 119 nella provincia di Ravenna e 44 nel riminese.

 

I volontari

1.634 sono invece i volontari al lavoro in Emilia-Romagna appartenenti ad organizzazioni nazionali, colonne mobili regionali di Trento, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Alto Adige, Lombardia, Lazio, Toscana, Abruzzo, Liguria, Valle d’Aosta e Umbria. Nel ravennate, in oltre, sono operativi 57 volontari attivati nell’ambito del Meccanismo europeo di mobilitazione (Dipartimento nazionale di Protezione civile): si tratta di 25 operatori provenienti dalla Slovacchia e 32 dalla Slovenia, attrezzati con potenti pompe di aspirazione e kit idraulici.  Presenti anche unità francesi.

 

I danni al settore agricolo

Almeno 10 milioni le piante da frutto irrimediabilmente danneggiate dall'alluvione che dovranno essere estirpate. E’ questo il primo bilancio stimato da Confagricoltura Emilia-Romagna che calcola perdite fino a 6.000 euro a ettaro per i seminativi (grano, orzo, mais, soia, girasole, erba medica, orticole e colture da seme) e 32.000 euro a ettaro per frutteti, vigneti e oliveti, inclusi raccolti persi e costo dei reimpianti. Il cifra non comprende però le ripercussioni su scorte, strutture, macchinari e neanche le anticipazioni di liquidità finalizzate a far ripartire l'attività.

Secondo le prime stime sui danni la Coldiretti afferma che: "il raccolto della frutta sarà compromesso per i prossimi quattro o cinque anni perché l'acqua rimasta nei frutteti ha 'soffocato' le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare intere piantagioni" .

Non solo: nelle aree colpite dall'alluvione "sono a rischio almeno 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione".

 

 

 

I residui bellici

A tutto questo ora si aggiunge anche il pericolo dei residuati bellici che la terra, allentata dalle piogge, ha fatto riemergere, e che colate di fango hanno trasportato sulle strade. Al momento di ordigni inesplosi risalenti alla Seconda Guerra Mondiale ne sono stati ritrovati sei. Dalla Prefettura di Forlì e da quella di Ravenna, l’invito alla cittadinanza alla massima attenzione. Stesso invito anche dalla Coldiretti, preoccupata per l'incolumità degli agricoltori impegnati con i loro trattori nella sistemazione dei terreni devastati dall'acqua. Giovanni Lafirenze, referente del dipartimento ordigni bellici inesplosi dell'Associazione nazionale vittime civili di guerra avverte, "quando le acque si ritireranno compariranno ordigni nelle strade, nei parcheggi, nei parchi e i cittadini devono sapere come comportarsi". Per questo l'Esercito ha diffuso una locandina informativa con fotografie degli ordigni più comunemente rinvenuti. "Invitiamo alla massima prudenza - aggiunge Lafirenze - durante le operazioni di soccorso ma soprattutto dopo, quando le acque si ritireranno. Il rischio di ritrovare ordigni è altissimo perché questi sono territori dove in passato sono venuti alla luce numerosi residuati bellici, spesso dai canali. Anche le zone coinvolte nelle frane - conclude - sono ad alto rischio".

 

Lo sciacallaggio

Tanti, tantissimi, gli episodi di sciacallaggio che sono avvenuti nelle zone alluvionate. L'ultimo atto, in ordine di tempo, è quello compiuto da una coppia di coniugi di origine albanese ora in custodia cautelare in carcere, arrestati domenica mattina dalla polizia a Fornace Zarattini, frazione a ridosso di Ravenna, con l'accusa di avere rubato 5.500 euro a una coppia di anziani ultrasettantenni alluvionati.

Il Gip Andrea Galanti ha convalidato - come chiesto dal Pm Angela Scorza - gli arresti dei due per l'episodio di sciacallaggio.

Per il gip la loro è stata un'azione "spregiudicata e risoluta" che ha sfruttato una "emergenza collettiva per bieche finalità veniali"

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA