Crescita, entrate e debito

Delega Fiscale, il countdown è iniziato: 24 mesi per cambiare le tasse

Per il governo alle prese anche con un debito pubblico da record, la caccia alle risorse è prioritaria per attuare la riforma fiscale e la Legge di Bilancio

Delega Fiscale, il countdown è iniziato: 24 mesi per cambiare le tasse

Il conto alla rovescia è iniziato. Dopo l’approvazione e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge delega al Governo per la riforma fiscale 111/2023 in GU n.189 del 14 agosto 2023, il governo Meloni ha ora 24 mesi di tempo per la messa a terra dei decreti che attueranno le norme del nuovo sistema tributario previsto dalla Delega. L’esecutivo subito dopo la pausa estiva tornerà al lavoro sulla prossima Legge di Bilancio 2024 e con molta probabilità, se le risorse lo permetteranno, potrebbero esserci già delle misure previste dalla Delega fiscale ma per sapere cosa ci sarà nel testo, occorrerà attendere la seconda metà di ottobre, quando la Manovra sarà presentata in Parlamento. Ma un assaggio sui contenuti lo avremo a quel punto con la NaDef, Nota di aggiornamento del Documento di economica e finanza propedeutica alla Legge di Bilancio che approderà in Parlamento per ricevere il via libera entro il 15 ottobre. Lì potrebbero essere inserite le prime misure, a partire dall’Irpef.

La delega infatti tra i suoi obiettivi primari mira alla realizzazione di un sistema IRPEF ad aliquota unica, dove la famosa progressività prevista dalla Costituzione italiana, sarebbe garantita dalle detrazioni su famiglia e lavoro. Per perseguire il fine, ovviamente ci vogliono tantissime risorse e tempo, ecco perché il governo lavora alla riduzione a partire da quest’anno delle aliquote da quattro a tre, per avviare il processo; le cui tempistiche di attuazione sono però direttamente proporzionali alla crescita dell’economia, all’andamento delle entrate e al costo del debito: tre variabili sulle quali sono arrivate indicazioni.

 

L'aumento dei tassi e il debito pubblico

Regno Unito, Germania, Giappone, Stati Uniti sono tra le 10 economie che l’agenzia di rating Fitch nel suo ultimo report ha rivisto al ribasso le stime del Pil di medio termine. L’Italia, come la Francia, non rientra nell’elenco. L’Agenzia difatti prevede per il Belpaese un rialzo di 0,1 punti percentuali che lo porta a +0,7% grazie ai «migliorati trend negli investimenti».

Ma ad impensierire rimane sempre l’altissimo debito pubblico italiano che a giugno è aumentato di 27,8 miliardi, toccando così un nuovo record negativo di 2.843,1 miliardi: un dato più che allarmante alla luce del costante programma di politica monetaria attuato dalla Bce basato sull'aumento dei tassi di interesse come unico espediente contro l’inflazione galoppante, che fa comprendere come la spesa per interessi da pagare salirà ancora limitando il perimetro della manovra. 

Sul fronte delle entrate fiscali e contributive, arriva però un segnale positivo: nel primo semestre 2023 la crescita registrata è stata del 3,6% che corrisponde ad un maggior incasso per lo Stato di circa 13,5 miliardi.

 

A caccia di risorse

La caccia alle risorse per la legge di Bilancio e la delega fiscale è aperta. Il costo per la riduzione da quattro a tre aliquote potrebbe aggirarsi sui 3-4 miliardi ai quali si devono aggiungere quelli per la detassazione delle tredicesime sotto forma di incentivo, dei premi di produttività e del pagamento di straordinari.

In Manovra ci sarà quasi sicuramente il concordato preventivo biennale per gli autonomi che arriverà in contemporanea alla cosiddetta “imposta minima nazionale sulle multinazionali”, prevista dalla delega in attuazione di una direttiva europea e che fornirà gettito utile a finanziare altre misure. Altri risparmi potrebbero arrivare dalla tax expenditures ovvero dalla revisione di oltre 600 sconti e detrazioni fiscali. Nella seconda legge di bilancio targata Meloni ci sarà spazio anche ad altre priorità per l’esecutivo. Come ad esempio il taglio del cuneo che sta particolarmente a cuore a Giorgia Meloni, e che dovrà essere rifinanziato con una decina di miliardi. 

Riguardo alle pensioni, il cui solo adeguamento all’inflazione si stima avrà un costo di 14 miliardi, il governo è al lavoro anche sulla flessibilità in uscita. Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha affermato che il governo riconfermerà quota 103 anche per il 2024 e, insieme, estendere le categorie dell’Ape Sociale

L’ultimo decreto, con la tassa sugli extraprofitti delle banche, ha già messo da parte una piccola dote, che si pensa di utilizzare per aiutare le famiglie sui mutui e per il calo delle tasse. Ma trattandosi di un prelievo una tantum, di certo non sarà sufficiente.

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