venticinquesimo giorno

La guerra Israele-Hamas tra scontri, raid, razzi, ostaggi e minacce

Il conflitto continua a provocare morti, feriti e distruzione ed è strage nei campi profughi. Il Qatar trova un accordo con Hamas per feriti e rapiti

La guerra Israele-Hamas tra scontri, raid, razzi, ostaggi e minacce

Scontri, raid, razzi, ostaggi e minacce: il conflitto tra Israele e Hamas continua a provocare morti, feriti e distruzione. L’OMS ha lanciato l’allarme per una catastrofe sanitaria nella Striscia, mentre i ribelli Houthi dallo Yemen attaccano il sud di Israele. Il segretario di Stato Usa Blinken torna a Tel Aviv per cercare una soluzione diplomatica.

Nel frattempo arriva la notizia che il Qatar ha mediato un accordo tra Egitto, Hamas e Israele, in coordinamento con gli Stati Uniti, per aprire il valico di Rafah e consentire ai titolari di passaporto straniero e ad alcuni civili gravemente feriti di uscire da Gaza. Lo riporta Reuters citando una fonte anonima informata dell'accordo.

 

La strage nei campi profughi

La giornata di ieri è stata una delle più sanguinose da quando è scoppiata la guerra tra Israele e Hamas, il 7 ottobre, in seguito all’attacco terroristico del movimento palestinese. Le forze israeliane hanno bombardato due campi profughi nella Striscia di Gaza, causando decine di morti e feriti tra i civili. Il primo campo colpito è stato quello di Jabalia, nel nord della Striscia, dove secondo fonti mediche palestinesi sono stati recuperati almeno 50 corpi. L’esercito israeliano ha rivendicato l’attacco, affermando di aver ucciso un comandante di Hamas considerato uno dei responsabili dell’attentato del 7 ottobre.

Il secondo campo profughi a essere colpito è stato quello di al-Shati, lungo la costa di Gaza City, anche noto come Beach Camp. È il terzo più grande degli otto campi profughi della Striscia di Gaza e uno dei più affollati, scrive nel suo sito l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA), vi sono registrati 90.173 rifugiati palestinesi. Almeno 10 persone sono state uccise ed altre sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano sul campo5. Hamas ha condannato gli attacchi come “massacri” e “genocidio” contro il popolo palestinese e ha esortato i paesi arabi e musulmani a prendere una posizione decisa per fermare la violenza.

 

A Jabalia morto un capo di Hamas

Tra le vittime del raid israeliano sul campo profughi di Jabalia ci sarebbe anche un alto esponente di Hamas, secondo quanto riferito dall’esercito israeliano. Si tratterebbe di Abu Khalid al-Qassam, uno dei leader delle Brigate Ezzedine al-Qassam, il braccio armato del movimento palestinese. Al-Qassam sarebbe stato coinvolto nella pianificazione e nell’esecuzione dell’attacco del 7 ottobre contro Israele e sarebbe stato responsabile di diverse operazioni militari nella Striscia di Gaza. Hamas ha smentito la notizia della sua morte, definendola una “bugia” e una “propaganda” per coprire i crimini commessi da Israele contro i civili. Il gruppo ha anche negato che al-Qassam fosse uno dei suoi comandanti, ma solo un semplice membro delle sue forze.

 

L’OMS: “A Gaza catastrofe sanitaria”

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato un appello urgente alla comunità internazionale per evitare una catastrofe sanitaria nella Striscia di Gaza, dove la guerra tra Israele e Hamas ha provocato oltre 8.500 morti e oltre 6.300 feriti tra i palestinesi, secondo il ministero della Salute locale. L’OMS ha denunciato le gravi violazioni dei diritti umani commesse contro i bambini, che rappresentano il 40% delle vittime e il 60% dei feriti. L’agenzia ha sottolineato che la situazione sanitaria a Gaza è critica a causa della distruzione delle infrastrutture idriche e igieniche, della mancanza di carburante per far funzionare gli ospedali e le pompe dell’acqua, della scarsità di cibo e medicine e del sovraffollamento delle strutture di accoglienza per gli sfollati. L’OMS ha chiesto a Israele di consentire l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia e di rispettare il diritto internazionale umanitario, che protegge i civili e il personale sanitario in tempo di guerra.

 

Razzi Houthi dallo Yemen verso Israele

Una nuova minaccia per Israele proviene dallo Yemen, dove i ribelli filo-iraniani Houthi hanno rivendicato una serie di lanci di razzi e droni indirizzati verso il sud dello Stato ebraico. Gli Houthi hanno dichiarato di aver agito per solidarietà con il popolo di Gaza e per denunciare la debolezza e la collusione di alcuni paesi arabi con Israele. Gli attacchi sono iniziati il 20 ottobre, quando tre missili da crociera sono stati intercettati e abbattuti da una nave da guerra americana nel Mar Rosso. La settimana scorsa, due droni sono caduti in Egitto, a Taba e Nuweiba, ferendo sei persone. Ieri, gli Houthi hanno lanciato un drone e un missile terra-terra verso Eilat, la città israeliana sul Mar Rosso, ma sono stati neutralizzati dal sistema di difesa israeliano Arrow. Israele ha definito gli attacchi degli Houthi come “un atto di aggressione” e ha avvertito che non resterà a guardare.

 

Hamas: “Rilasceremo ostaggi stranieri”

Hamas ha annunciato che rilascerà “nei prossimi giorni” alcuni degli oltre 200 ostaggi stranieri che tiene prigionieri a Gaza dal giorno dell’attacco a Israele del 7 ottobre. Il portavoce delle Brigate Ezzedine al-Qassam, Abu Obeida, ha dichiarato in un video che il gruppo ha ricevuto delle richieste da parte di alcuni paesi tramite intermediari e che ha accettato di liberare un certo numero di stranieri in linea con la sua posizione già espressa. Non è chiaro quanti e quali ostaggi saranno rilasciati, né quando né come. Tra gli ostaggi ci sono cittadini americani, europei, asiatici e africani, molti dei quali hanno anche la doppia cittadinanza israeliana. Hamas ha detto di volerli scambiare con i suoi militanti detenuti in Israele, ma finora non ci sono stati progressi nelle trattative.

Il Qatar avrebbe raggiunto un accordo con Egitto, Israele e Hamas - in coordinamento con gli Stati Uniti - per la liberazione dalla Striscia di Gaza, tramite il valico di Rafah con l'Egitto, di un numero imprecisato di ostaggi con doppia nazionalità e altri in gravi condizioni di salute. Lo riferiscono media panarabi citando fonti vicine ai negoziati in corso tra le parti.

 

Blinken venerdì torna a Tel Aviv

Il segretario di Stato americano Antony Blinken tornerà venerdì in Israele per incontrare il primo ministro Benjamin Netanyahu e altri funzionari israeliani. Blinken è già stato a Tel Aviv il 12 ottobre, portando un messaggio di sostegno e solidarietà da parte del presidente Joe Biden. Il capo della diplomazia americana cercherà di trovare una soluzione diplomatica alla crisi tra Israele e Hamas e di favorire una tregua umanitaria. Blinken incontrerà anche i rappresentanti dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e del Qatar, che ha un ruolo chiave nella mediazione con Hamas. Ieri, Blinken è stato contestato da alcuni attivisti pacifisti durante una sua audizione al Senato americano. Gli attivisti hanno esposto dei cartelli con le scritte “Stop all’apartheid israeliano” e “Stop agli aiuti militari a Israele” e hanno accusato il segretario di Stato di essere complice dei crimini commessi da Israele contro i palestinesi.

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