50esimo giorno

Guerra Israele-Hamas, oggi lo scambio di altri ostaggi e detenuti

Il servizio carcerario israeliano ha ricevuto la “lista 42 detenuti da liberare” tra donne e minori. 14 i rapiti israeliani che potrebbero essere rilasciati

Guerra Israele-Hamas, oggi lo scambio di altri ostaggi e detenuti

La guerra tra Israele e Hamas entra nel suo 50esimo giorno, con una tregua umanitaria che al momento sembra tenere. Ieri, è stato completato il primo scambio di prigionieri tra le due parti, con la liberazione di 13 ostaggi israeliani e 39 detenuti palestinesi. Il presidente americano Joe Biden ha salutato l’accordo come un possibile inizio di un trend positivo.

Per oggi, invece, il servizio penitenziario israeliano ha ricevuto una lista di 42 detenuti palestinesi, donne e minori, da liberare oggi in vista dello scambio con gli ostaggi israeliani trattenuti di Hamas a Gaza. Secondo media internazionali, i rapiti israeliani a essere liberati oggi potrebbero essere 14, sulla base del rapporto di un ostaggio per tre detenuti palestinesi.

 

Lo scambio di prigionieri

Dopo settimane di negoziati, mediati da Qatar ed Egitto, Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo per una pausa nei combattimenti e uno scambio di prigionieri. L’intesa prevede che Hamas rilasci 50 ostaggi israeliani, tra cui 13 soldati, 12 thailandesi e un filippino, in cambio di 150 prigionieri palestinesi, tra cui 24 donne e 15 minori, detenuti in Israele. L’operazione si svolgerà in varie fasi, una decina al giorno, durante i quattro giorni di tregua.

Ieri si è completata la prima fase dello scambio: 13 ostaggi sono stati presi in consegna dalla Croce Rossa Internazionale, portati al valico di Rafah, al confine tra Gaza e Egitto, e consegnati alle autorità israeliane. 

Contemporaneamente, 39 detenuti palestinesi sono stati rilasciati dalle carceri israeliane di Ofer, Damon e Megiddo e sono arrivati al checkpoint di Beitunia, in Cisgiordania, dove sono stati accolti dai loro familiari e dai rappresentanti dell’Autorità Nazionale Palestinese. Si tratta di 24 donne e 15 minori, che non erano stati condannati per omicidio o per aver compiuto attentati mortali contro israeliani.

 

La tregua umanitaria

L’accordo tra Israele e Hamas prevede anche una tregua umanitaria di quattro giorni, durante i quali le ostilità saranno sospese e sarà consentito l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, assediata da 50 giorni. Israele ha garantito che aprirà i suoi valichi di frontiera per permettere il passaggio di 300 automezzi al giorno, compreso il carburante, il cibo e le medicine. Inoltre, Israele ha accettato di sospendere il volo dei suoi droni su Gaza, ma ha mantenuto altre misure di intelligence per proteggere i suoi soldati.

Durante il periodo di tregua, i soldati israeliani resteranno nel nord di Gaza e non sarà consentito ai civili sfollati al sud di tornare alle loro case nel nord. Israele ha avvertito che riprenderà i combattimenti in tutta la Striscia "immediatamente dopo" la fine della tregua, se Hamas non rispetterà i termini dell’accordo.

 

Le reazioni internazionali alla tregua

L’accordo tra Israele e Hamas è stato accolto con favore dalla comunità internazionale, che da tempo chiedeva una tregua umanitaria. Il presidente americano Joe Biden ha dichiarato di essere "estremamente soddisfatto" per la liberazione degli ostaggi e ha ringraziato i leader di Qatar, Egitto e Israele per la loro collaborazione. 

Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha espresso il suo apprezzamento per l’accordo e ha invitato le parti a rispettare il cessate il fuoco e a riprendere il dialogo per una soluzione a due Stati. Guterres ha anche sottolineato la necessità di fornire assistenza umanitaria urgente alla popolazione di Gaza, che soffre per la mancanza di acqua, elettricità, cibo e cure mediche.

Tra i Paesi arabi, il più attivo nel mediare l’accordo è stato il Qatar, che ha offerto il suo sostegno finanziario e politico a Hamas. Il ministro degli Esteri qatariota, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, ha dichiarato che il suo Paese continuerà a lavorare per una soluzione duratura al conflitto e per alleviare le sofferenze dei palestinesi. Anche l’Egitto ha svolto un ruolo chiave nel facilitare lo scambio di prigionieri e nel garantire la sicurezza del valico di Rafah. Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha ribadito il suo impegno per la pace e la stabilità nella regione.

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