61esimo giorno

Guerra di Gaza, assedio senza fine. L’Onu: “Situazione disumana”

World Food Program: “crisi alimentare catastrofica” nella Striscia. Circondata la casa del “macellaio di Khan Yunis” mente dell’attacco del 7 ottobre

Guerra di Gaza, assedio senza fine. L’Onu: “Situazione disumana”

La guerra a Gaza non accenna a fermarsi. Da oltre due mesi, Israele e Hamas si affrontano in una spirale di violenza che ha causato la morte di più di 16mila palestinesi e centinaia di israeliani. Le condizioni di vita nella Striscia sono drammatiche: mancano acqua, elettricità, medicine e cibo. L’Onu lancia un appello disperato per il cessate il fuoco e per l’invio di aiuti umanitari.

 

Attacco israeliano a Khan Yunis

Israele ha sferrato un duro attacco al centro di Khan Yunis, una delle principali città di Gaza. Le autorità israeliane hanno emesso un ordine di “evacuazione immediata” per gli sfollati che si trovano nei rifugi e nelle scuole a est di Khan Yunis, chiedendo loro di spostarsi a ovest della seconda città più grande della Striscia di Gaza.

Il Cogat, il dipartimento israeliano per il Coordinamento delle attività governative nei Territori palestinesi, ha spiegato che l'esercito israeliano sta operando "con estrema forza" contro Hamas. E per questo i civili dovrebbero spostarsi lungo al-Quds Street verso i rifugi a ovest di Khan Younis e nell'area dell'ospedale Nasse

E' notizia di poco fa che l'esercito israeliano avrebbe accerchiato con i carri armati la casa del leader di Hamas Yahya Sinwar a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Ad affermarlo l'emittente Channel 7. Sinwar, noto anche come ''il macellaio di Khan Yunis'', è considerato la mente degli attacchi sferrati da Hamas lo scorso 7 ottobre contro Israele.

 

Fonti Usa: “Guerra fino a gennaio”

Fonti anonime del governo americano hanno rivelato che la guerra a Gaza potrebbe durare ancora per diversi mesi, almeno fino a gennaio 2024. Gli Stati Uniti, pur sostenendo il diritto di Israele a difendersi, hanno espresso preoccupazione per le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale da parte di entrambe le parti. 

Dello stesso parere anche gli ufficiali della sicurezza israeliana che ritengono che potrebbe volerci fino a un mese prima che venga esercitata una pressione militare sufficiente su Hamas affinché si apra una nuova finestra per una tregua e il rilascio di altri ostaggi prigionieri a Gaza. A riferirlo la Radio Militare. Secondo le stesse fonti, per raggiungere questo obiettivo le operazioni militari dovranno continuare sia nel nord sia nel sud della Striscia. Si ritiene che a Gaza ci siano ancora 138 ostaggi nelle mani di Hamas e delle altre fazioni palestinesi. 

 

Netanyahu: “Impossibile salvare tutti gli ostaggi”

Il presidente israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ammesso di non poter garantire la salvezza di tutti gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. Si tratta di circa 138 persone, tra soldati e civili, rapite durante l'attacco terroristico dello scorso 7 ottobre. Netanyahu ha dichiarato che il suo governo sta facendo tutto il possibile per liberarli. Il leader israeliano ha anche ribadito la sua determinazione a proseguire l’operazione militare fino alla distruzione totale di Hamas.

 

Crisi alimentare a Gaza

A Gaza si sta intensificando una “crisi alimentare catastrofica”. E’ l’allarme lanciato dal World Food Program, Programma Alimentare Mondiale. In un comunicato il gruppo delle Nazioni Unite ha chiesto la ripresa del cessate il fuoco tra Israele e Hamas interrotto la settimana scorsa, che aveva consentito agli aiuti di raggiungere luoghi precedentemente fuori portata, raggiungendo “circa 250.000 persone in una sola settimana”. “La ripresa delle ostilità a Gaza non farà altro che intensificare la catastrofica crisi alimentare che già minaccia di sopraffare la popolazione civile”, si legge nella nota. “La ripresa dei combattimenti rende quasi impossibile la distribuzione degli aiuti e mette in pericolo la vita degli operatori umanitari. Soprattutto, è un disastro per la popolazione civile di Gaza, più di due milioni di persone, la cui unica ancora di salvezza è l’assistenza alimentare”.

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