L’omelia di Francesco

Papa Francesco: “A Natale, Dio ci salva con la sua tenerezza”

Il Pontefice celebra la messa nella basilica di San Pietro e invita a non confondere la festa con il consumismo e a stare vicino a chi soffre per la guerra

Papa Francesco: “A Natale, Dio ci salva con la sua tenerezza”

In una notte di pace e speranza, il Papa ha rivolto il suo pensiero a Betlemme, la città dove è nato Gesù, e ha denunciato la logica della guerra che ancora oggi lo respinge. Nell'omelia della messa celebrata nella basilica di San Pietro, Francesco ha ricordato che Dio si è fatto piccolo e vicino per cambiare la realtà dal di dentro, e ha invitato i fedeli a riscoprire l'adorazione e la semplicità. Il giorno dopo, ha espresso la sua vicinanza a chi soffre per i conflitti e le ingiustizie nel mondo, e ha ricevuto una lettera dalla moglie del premier israeliano, che gli ha chiesto di usare la sua influenza per il rilascio degli ostaggi a Gaza.

 

Il cuore a Betlemme

"Il nostro cuore stasera è a Betlemme, dove ancora il Principe della pace viene rifiutato dalla logica perdente della guerra, con il ruggire delle armi che anche oggi gli impedisce di trovare alloggio nel mondo". Con queste parole, il Papa ha aperto la sua omelia nella notte di Natale, evocando il contesto storico e politico in cui è nato il Figlio di Dio. Mentre l'imperatore romano ordinava il censimento di tutta la terra, Dio entrava in modo silenzioso e umile, scegliendo la via della piccolezza e della povertà. Solo alcuni pastori, emarginati dalla società, si accorsero di Lui e lo adorarono.

 

Il rischio di un'idea pagana di Dio

Il Pontefice ha messo in guardia dal "rischio di vivere il Natale avendo in testa un'idea pagana di Dio, come se fosse un padrone potente che sta in cielo; un dio che si sposa con il potere, con il successo mondano e con l'idolatria del consumismo". Al contrario, ha spiegato, Dio non è distaccato e permaloso, non si comporta bene coi buoni e si adira coi cattivi, non è utile solo a risolverci i problemi e a toglierci i mali. "Lui, invece, non usa la bacchetta magica, non è il dio commerciale del 'tutto e subito'; non ci salva premendo un bottone, ma si fa vicino per cambiare la realtà dal di dentro".

 

La tenerezza di Dio che salva il mondo

"Eppure, quanto è radicata in noi l'idea mondana di un dio distante e controllore, rigido e potente, che aiuta i suoi a prevalere contro altri! Ma non è così: Lui è nato per tutti". Questo è lo stupore del Natale, ha indicato Francesco: non un miscuglio di affetti sdolcinati e di conforti mondani, ma l'inaudita tenerezza di Dio che salva il mondo incarnandosi. "Guardiamo il Bambino, guardiamo la sua mangiatoia, guardiamo il presepe - ha aggiunto -: è il segnale rivelatore del volto di Dio, che è compassione e misericordia, onnipotente sempre e solo nell'amore".

 

L'invito a riscoprire l'adorazione

Invitando poi a riscoprire l'adorazione, "che non è perdere tempo", il Papa ha citato lo scrittore e filologo britannico Tolkien, l'autore del "Signore degli anelli". "Un grande narratore di imprese epiche scrisse a suo figlio - ha ricordato -: 'Ti offro l'unica cosa grande da amare sulla terra: il Santissimo Sacramento. Lì troverai fascino, gloria, onore, fedeltà e la vera via di tutti i tuoi amori sulla terra'". L'adorazione, ha sottolineato, è il modo per entrare in contatto con il mistero di Dio che si fa carne per noi.

 

La vicinanza a chi soffre

Anche all'Angelus, Papa Francesco ha augurato "una vigilia di Natale nella preghiera, nel calore degli affetti e nella sobrietà", Francesco ha raccomandato: "non confondiamo la festa con il consumismo! Si può, e come cristiani si deve, festeggiare in semplicità, senza sprechi e condividendo con chi manca del necessario o chi manca di compagnia". E toccando il tema dei conflitti e delle tragedie che attraversano il mondo: "Siamo vicini ai nostri fratelli e sorelle che soffrono per la guerra, pensiamo alla Palestina, Israele, l'Ucraina. Pensiamo anche a coloro che soffrono per la miseria, la fame, la schiavitù". "Il Dio che ha preso per sé un cuore umano infonda umanità nel cuore degli uomini", ha concluso.

 

La lettera della moglie di Netanyahu

Intanto, Sarah Netanyahu, moglie del premier israeliano Benyamin Netanyahu, ha scritto una lettera a papa Francesco chiedendo il suo "personale intervento" per la situazione degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas a Gaza. "Sua Santità - ha scritto -, le chiedo un suo personale intervento in questo tema. La prego di usare la sua influenza per chiedere il rilascio senza condizioni e senza indugio". "Le chiedo anche - ha aggiunto - di far sentire la sua voce per condannare il terrorismo e la violazione dei diritti umani da parte di Hamas". La lettera è stata consegnata al nunzio apostolico in Israele, monsignor Leopoldo Girelli, che l'ha trasmessa al Vaticano.

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