115esimo giorno di guerra

Gaza, tre soldati Usa uccisi in Giordania: Biden promette vendetta

La guerra si estende al confine tra Siria e Giordania, dove un drone ha colpito una postazione americana. Biden accusa l’Iran e minaccia rappresaglia

Gaza, tre soldati Usa uccisi in Giordania: Biden promette vendetta

La guerra di Gaza, che dura da oltre tre mesi, ha provocato una crisi umanitaria e diplomatica senza precedenti. Mentre a Parigi si cerca di mediare una tregua tra Israele e Hamas, il conflitto si allarga ad altri Paesi della regione, coinvolgendo gli Stati Uniti e l’Iran. Il presidente americano Joe Biden, sotto pressione per la sua politica estera, ha promesso di punire i responsabili dell’attacco che ha ucciso tre soldati Usa in Giordania, attribuito a milizie filo-iraniane. Ma l’Iran nega ogni coinvolgimento e accusa gli Usa di distorcere la realtà.

 

Un attacco notturno con drone

La notte tra sabato e domenica, un drone ha lanciato un ordigno esplosivo contro una postazione militare statunitense nella Giordania nord orientale, vicino al confine con la Siria. L’attacco ha causato la morte di tre soldati americani e il ferimento di altri 34. Si tratta delle prime vittime americane in Medio Oriente dall’inizio della guerra a Gaza, che ha già fatto oltre 26 mila morti.

Il governo giordano, alleato degli Stati Uniti, ha dichiarato che l’attacco non è avvenuto sul suo territorio, ma in Siria, precisamente nella base di Al-Tanf, dove le forze americane collaborano con i partner locali contro l’Isis. Ma il Pentagono ha smentito questa versione, affermando che il drone ha colpito la Tower 22, un piccolo avamposto Usa in Giordania, a pochi chilometri dalla base di Al-Tanf.

Il Wall Street Journal ha rivelato che il drone era di fabbricazione iraniana e che era stato lanciato da una zona controllata da milizie sciite filo-iraniane, che operano in Siria e in Iraq. Queste milizie, tra cui le Forze di Mobilitazione Popolare, Hezbollah e Kataib Hezbollah, sono state responsabili di numerosi attacchi contro le truppe e gli interessi americani nella regione.

 

La reazione di Biden

Il presidente Joe Biden ha condannato con forza l’attacco e ha accusato l’Iran di essere dietro a questo “atto spregevole e del tutto ingiusto”. In una nota diffusa dalla Casa Bianca, dopo essere stato informato dal suo team per la sicurezza nazionale, Biden ha promesso di chiedere conto a tutti i responsabili, nel momento e nel modo che sceglierà. Ha inoltre espresso il suo cordoglio e il suo omaggio alle vittime, definendole “patrioti nel senso più alto” e “il meglio della nostra nazione”. Ha poi ribadito il suo impegno a combattere il terrorismo e a difendere la sicurezza dei suoi connazionali e dei suoi alleati.

 

La smentita dell’Iran

L’Iran, dal canto suo, ha negato ogni coinvolgimento nell’attacco di droni in Giordania, definendo le accuse americane “infondate e politicamente motivate”. Il portavoce del ministero degli Esteri, Nasser Kanaani, citato dall’agenzia Irna, ha sostenuto che gli Stati Uniti stanno cercando di “ribaltare la realtà della regione” e di “deviare l’attenzione dalla loro responsabilità nella guerra di Gaza e nella crisi umanitaria che ne deriva”. Ha inoltre ribadito il sostegno dell’Iran alla causa palestinese e alla resistenza contro l’occupazione israeliana.

L’Iran, che è il principale alleato di Hamas e della Jihad Islamica, i due gruppi armati che controllano la Striscia di Gaza, ha fornito loro armi, denaro e addestramento. Ha anche cercato di ampliare la sua influenza nella regione, sfruttando il vuoto lasciato dal ritiro americano dall’Afghanistan e dalla Siria. L’Iran, che si considera il leader del mondo sciita, è in competizione con l’Arabia Saudita, il leader del mondo sunnita, per il controllo del Medio Oriente. Questa rivalità si riflette anche nella guerra in Yemen, dove l’Iran appoggia gli Houthi, che combattono contro il governo riconosciuto dalla comunità internazionale e sostenuto da una coalizione guidata dai sauditi.

 

La situazione a Gaza

La guerra di Gaza, nonostante gli appelli internazionali e i tentativi di mediazione, prosegue. I colloqui, che si svolgono a Parigi sotto l’egida dell’Egitto, della Francia e della Norvegia, sono ancora in corso, ma restano dei “divari significativi” tra le richieste di Israele e quelle di Hamas.

Israele chiede il disarmo di Hamas e la liberazione di tutti gli ostaggi. Hamas, invece, chiede la fine del blocco israeliano su Gaza, l’apertura dei valichi di frontiera, la ricostruzione delle infrastrutture distrutte e il rilascio dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Entrambe le parti hanno espresso la loro disponibilità a uno scambio di prigionieri, ma non sono ancora stati definiti i dettagli.

Nel frattempo, la situazione a Gaza è drammatica. Secondo l’ultimo rapporto dell’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ci sono 26.422 morti, di cui 6.312 bambini, e 89.432 feriti, di cui 21.534 bambini. Oltre 1,8 milioni di persone sono sfollate e vivono in condizioni precarie. Il 90% della popolazione non ha accesso all’acqua potabile e il 70% soffre di insicurezza alimentare. Le scuole, gli ospedali, le strade e le reti elettriche sono state gravemente danneggiate o distrutte dagli attacchi israeliani.

 

L'appello di Guterres

L’UNRWA ha lanciato un appello urgente alla comunità internazionale per raccogliere fondi per aiutare i civili palestinesi, dopo che diversi paesi sostenitori, compresa l'Italia, hanno sospeso i finanziamenti a causa del coivolgimento diretto di 12 dipendenti nel massacro del 7 ottobre ai danni di Israele. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha denunciato che il taglio dei fondi all’UNRWA affermando che detta decisione “danneggia solo i civili disperati” e “aggrava la crisi umanitaria e la violenza”. Ha anche chiesto a Israele e Hamas di “rispettare il diritto internazionale umanitario” e di “proteggere i civili, in particolare i bambini”.

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