La protesta e le conseguenze

Scontri a La Sapienza: due arresti nel corteo per la Palestina

All’ateneo di Roma, il corteo studentesco pro Palestina si trasforma in scontro. Due giovani arrestati e la comunità accademica e la politica in fermento

 Scontri a La Sapienza: due arresti nel corteo per la Palestina

L’Università la Sapienza di Roma si è trasformata in un teatro di tensione. Un corteo studentesco, nato per rivendicare la sospensione degli accordi di ricerca con Israele, è sfociato in violenti scontri con la polizia. Il bilancio è pesante: feriti tra le forze dell’ordine e gli studenti, due arresti e una comunità accademica divisa. La politica non tarda a reagire, con dichiarazioni che infiammano ulteriormente gli animi.

 

La protesta e le conseguenze

Ieri, l’atmosfera carica di tensione ha avvolto l’antico campus della Sapienza. Circa 300 studenti si sono scontrati con la polizia in una dimostrazione che chiedeva la fine della collaborazione accademica con Israele. Il confronto si è intensificato, lasciando dietro di sé un bilancio di feriti e danni. Due arresti hanno segnato la giornata: un giovane di 29 anni e una studentessa di 27, accusata di aver ferito un funzionario di polizia.

La risposta degli studenti non si è fatta attendere. Un presidio di solidarietà si è formato davanti al Tribunale di Roma, mentre una conferenza stampa è stata convocata al Rettorato per le 13. Nel frattempo, il dibattito politico si accende. Il Presidente del Senato Accademico respinge le richieste degli studenti, mentre la Premier Meloni condanna gli atti di violenza, sottolineando la differenza tra manifestare e delinquere. Bernini, dal canto suo, ricorda che la protesta legittima non deve mai degenerare in atti violenti.

 

L'appello prima degli scontri

Davanti al rettorato dell’Università La Sapienza, poco prima che il corteo prendesse il via, un momento di riflessione accademica ha preceduto la protesta. Il professor Giorgio Mariani, esperto di letteratura americana, e la professoressa Laura Guazzone, specialista in storia contemporanea dei Paesi Arabi, hanno dato voce alle preoccupazioni di una vasta parte della comunità universitaria. Un appello, sostenuto da oltre 2500 firmatari tra studenti, ricercatori, personale amministrativo e 150 docenti, ha chiesto al Senato Accademico di interrompere gli accordi con le università israeliane. “Non si tratta di cancellare, ma di sospendere gli accordi,” hanno precisato, respingendo ogni accusa di razzismo e antisemitismo. L’appello ha inoltre sollecitato la fine dei legami scientifici tra La Sapienza e l’industria bellica, auspicando le dimissioni di tutti i rettori dalla Med’or, inclusa la rettrice Antonella Polimeni. Il documento ha concluso con un appello per un cessate il fuoco immediato e duraturo a Gaza.

 

Il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione, riuniti in seduta congiunta, hanno espresso il proprio sgomento per l’escalation, ma hanno respinto l’idea che il boicottaggio della collaborazione scientifica internazionale possa contribuire alla pace e al rispetto della dignità umana. Hanno sottolineato che rinunciare alla libertà di insegnamento e ricerca e negare le responsabilità individuali dei ricercatori non sono vie percorribili verso la risoluzione del conflitto.

 

La protesta degli studenti, iniziata con lo slogan “fuori la guerra dall’Università”, ha preso una piega drammatica quando il Senato Accademico stava valutando la propria posizione sulla guerra che infiamma il Medio Oriente dal 7 ottobre. Il corteo, partito dall’interno dell’università, si è rapidamente spostato su viale Regina Elena, dove è stato intercettato e bloccato dalle forze dell’ordine, dando inizio agli scontri. Un manifestante è stato arrestato dopo aver danneggiato un veicolo di servizio della polizia. Altri danni sono stati inflitti a due auto del personale di vigilanza esterna dell’università. Tentativi di irruzione nel commissariato sono stati sventati, e un dirigente di polizia è stato aggredito da una manifestante, che è stata a sua volta arrestata. Le indagini della Digos sono ancora in corso, con l’analisi delle immagini di sorveglianza interne ed esterne all’ateneo.

 

Le reazioni

La rettrice Antonella Polimeni è stata oggetto di critiche da parte dei manifestanti per non aver preso posizione sulla guerra in Medio Oriente. La ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, ha espresso solidarietà alla rettrice, condannando la violenza e sottolineando che la comunità accademica non accetta imposizioni da una minoranza che cerca di isolare le università italiane dal contesto internazionale. Anche i presidenti di Camera e Senato, Fontana e La Russa, e alcuni ministri hanno espresso ferme condanne. La premier Giorgia Meloni ha condannato le violenze, offrendo solidarietà al dirigente di polizia aggredito, alle forze dell’ordine e ai docenti.

 

Nel frattempo il collettivo degli studenti ha annunciato un presidio a Piazzale Clodio in solidarietà con gli arrestati, seguito da una conferenza stampa al Rettorato e un presidio a Regina Coeli in occasione della giornata di solidarietà internazionale con i prigionieri politici palestinesi.

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