206esimo giorno di conflitto

Guerra a Gaza, negoziazioni in bilico: la diplomazia contro il tempo

Israele si prepara per un’operazione a Rafah, ma Biden fa pressioni su Netanyahu, sul quale però potrebbe incombere un mandato d’arresto da parte dell’Aja

Guerra a Gaza, negoziazioni in bilico: la diplomazia contro il tempo

Mentre il conflitto a Gaza entra nel suo 206° giorno, la regione si trova di nuovo sull’orlo di un’escalation. Israele si prepara per un possibile attacco a Rafah, nonostante gli sforzi internazionali per fermare l’avanzata. Nel frattempo, i negoziati tra Hamas e Tel Aviv si aprono a nuove possibilità, con una chiamata significativa da parte del Presidente Biden a Netanyahu che potrebbe cambiare le sorti della situazione attuale.

Nel frattempo, la possibilità che la Corte Penale Internazionale dell’Aja emetta mandati di arresto per Netanyahu, Gantz e Gallant per la guerra nella Striscia si fa sempre più concreta e in previsione di ciò, il Ministro degli Esteri Israel Katz ha istruito le ambasciate israeliane nel mondo a prepararsi per un’ondata di antisemitismo.

 

Negoziazioni in bilico

La tensione sale a Gaza nel 206° giorno di guerra, con Israele che si posiziona per un attacco strategico su Rafah. La pressione internazionale cresce per prevenire ulteriori violenze, mentre i negoziati tra le parti in conflitto sembrano aprirsi a nuove aperture. Il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha contattato il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, esortando alla cautela e alla ricerca di una soluzione pacifica. Nel frattempo, i delegati di Hamas sono attesi al Cairo per discutere i termini di un possibile accordo, ma l’ombra di un mandato di arresto per Netanyahu e il Ministro della Difesa Gallant da parte della Corte Penale Internazionale per presunti crimini di guerra incombe sulle trattative. Nonostante ciò, le forze israeliane hanno continuato a lanciare attacchi su Rafah, causando la morte di 13 persone nelle ultime ore.

 

La mediazione egiziana

L’Egitto si fa promotore di una mediazione delicata, invitando una delegazione israeliana al Cairo per accelerare i negoziati in corso. L’obiettivo è raggiungere un accordo per la liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas. Il Times of Israel riporta che anche il gruppo palestinese parteciperà ai colloqui, secondo quanto affermato dal quotidiano londinese Al-Arabi Al-Jadid. Tuttavia, la delegazione israeliana avrà un mandato limitato, potendo rispondere alle richieste di Hamas ma senza il potere di prendere decisioni definitive o presentare posizioni ufficiali. Questo mentre l’Egitto, insieme a Qatar e Stati Uniti, tenta di mediare un nuovo accordo di tregua a Gaza, dopo il fallimento dei tentativi precedenti. Un alto funzionario di Hamas ha espresso un cauto ottimismo, dichiarando all’Afp che non ci sono “grossi problemi” con l’ultima proposta di cessate il fuoco, ma avverte che eventuali nuovi ostacoli da parte di Israele potrebbero compromettere i progressi fatti

 

Situazione tesa a Gaza

L’escalation del conflitto a Gaza si intensifica con l’Idf (Forze di Difesa Israeliane) che si avvicina pericolosamente all’operazione a Rafah. I nuovi piani militari, che prevedono la continuazione della guerra nel sud di Gaza, sono stati approvati e attendono il via libera definitivo dal Gabinetto di sicurezza, guidato dal Primo Ministro Benyamin Netanyahu. Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, ha espresso preoccupazione, sollecitando gli Stati Uniti - l’unico attore ritenuto capace di intervenire - a impedire l’operazione. Una recente conversazione tra il Presidente americano Joe Biden e Netanyahu ha messo in luce la ferma opposizione degli USA su Rafah, pur ribadendo il sostegno alla sicurezza di Israele.

 

Un potenziale accordo di tregua potrebbe scongiurare l’azione imminente a Rafah, e il Segretario di Stato USA Antony Blinken, attualmente in visita a Riad, sta lavorando con gli attori regionali per facilitare questo processo. La posizione degli Stati Uniti è chiara: la priorità deve essere la sicurezza dei civili di Rafah. In Israele, l’opinione prevalente sembra concordare che un accordo possa prevenire l’operazione militare. Il Ministro del Gabinetto di guerra Benny Gantz ha evidenziato l’importanza di Rafah nella campagna contro Hamas, ma ha sottolineato che il ritorno degli ostaggi catturati il 7 ottobre è prioritario.

Una fonte israeliana ha affermato che l’unico modo per evitare l’ingresso a Rafah è raggiungere un accordo sugli ostaggi, sottolineando la pressione internazionale contro un’azione militare israeliana nella città palestinese. La stessa fonte ha rivelato che Israele ha offerto “grandi concessioni” nella proposta ai mediatori, inclusa la possibilità di far ritornare i palestinesi sfollati nel nord della Striscia, una delle principali richieste di Hamas. Se dal Cairo arriverà un segnale positivo da parte di Hamas, Blinken dovrà discutere gli ultimi dettagli con Netanyahu, Gantz e il Ministro della Difesa Yoav Gallant al suo arrivo in Israele.

 

Nel frattempo, la possibilità che la Corte Penale Internazionale dell’Aja emetta mandati di arresto per Netanyahu, Gantz e Gallant per la guerra nella Striscia si fa sempre più concreta. Netanyahu ha cercato di convincere gli Stati Uniti a intervenire contro qualsiasi decisione della CPI. In previsione di possibili mandati di arresto, il Ministro degli Esteri Israel Katz ha istruito le ambasciate israeliane nel mondo a prepararsi per un’ondata di antisemitismo.

 

Una buona notizia arriva invece dalla ONG World Central Kitchen (WCK) che ha annunciato la ripresa delle sue operazioni umanitarie a Gaza, sospese dopo un tragico errore che ha causato la morte di 7 operatori umanitari. Erin Gore, amministratore delegato di WCK, ha dichiarato che l’organizzazione è pronta a riprendere le attività con rinnovato impegno, per nutrire il maggior numero possibile di persone.

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