L’epidemia di influenza aviaria H5N1 sta sollevando interrogativi sulla sicurezza alimentare e sulla salute pubblica. Recentemente, tracce del virus sono state rinvenute nel latte crudo e nelle acque reflue negli Stati Uniti, suggerendo una possibile diffusione silenziosa tra le mucche da latte. Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) classifica il rischio come “basso”, gli esperti consigliano cautela, soprattutto riguardo al consumo di latte crudo.
Il latte crudo contaminato
Gli ultimi studi della Food and Drug Administration (FDA) americana hanno rivelato una realtà inquietante: il virus dell’influenza aviaria H5N1 è stato trovato in una percentuale allarmante di latticini in commercio. Questa scoperta, unita al ritrovamento di materiale virale nelle acque reflue del Texas, lascia presagire che l’epidemia potrebbe essere più estesa di quanto i dati ufficiali mostrino. Andrew Bowman, epidemiologo veterinario della Ohio State University, ha confermato la presenza di RNA virale in quasi il 40% dei prodotti lattiero-caseari esaminati, un dato che non può essere ignorato.
Tra sottostima e precauzioni
Nonostante le ricerche indichino una possibile sottostima dell’epidemia, le autorità sanitarie americane mantengono una posizione rassicurante. La pastorizzazione del latte, processo che elimina batteri e virus, viene vista come una barriera efficace contro il rischio di contagio. Tuttavia, la presenza del virus nelle acque reflue e nel latte non pastorizzato solleva dubbi sulla reale portata dell’epidemia. Esperti come Gianni Rezza e Matteo Bassetti esprimono preoccupazione, sottolineando che il virus potrebbe essere più vicino all’uomo di quanto si creda, una prospettiva che richiede attenzione e ulteriori studi.
L’OMS dissipa le preoccupazioni
Nel corso di un incontro con i media lo scorso 8 maggio, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Ghebreyesus, ha fornito un aggiornamento rassicurante sulla situazione dell’influenza aviaria H5N1. Ha confermato il rilevamento del virus nel latte crudo negli Stati Uniti, ma ha sottolineato che i risultati preliminari indicano che il processo di pastorizzazione è efficace nell’eliminare il virus. Ghebreyesus ha ribadito la raccomandazione dell’OMS di preferire il latte pastorizzato, noto per essere più sicuro e meno suscettibile alla proliferazione batterica. Ha inoltre evidenziato che, secondo le informazioni attuali, il virus H5N1 non sembra adattarsi alla trasmissione umana, mantenendo il rischio per la salute pubblica a un livello “basso” per la popolazione in generale e “da basso a moderato” per coloro che sono in contatto con animali infetti.
Quali sono i sintomi dell'influenza aviaria H5N1?
I sintomi dell’influenza aviaria H5N1 negli esseri umani possono variare da lievi a gravi e includono:
Febbre;
Tosse;
Mal di gola;
Dolori muscolari;
Mal di testa;
Malessere generale;
Congiuntivite con emorragia (in alcuni casi);
Difficoltà respiratorie e polmonite (nei casi più gravi).
È importante notare che questi sintomi possono somigliare a quelli dell’influenza stagionale, ma l’influenza aviaria H5N1 può portare a condizioni più serie e richiedere cure mediche immediate. Inoltre, il virus ha un alto tasso di mortalità, quindi è essenziale monitorare qualsiasi sintomo sospetto, soprattutto se si è stati in contatto con volatili o ambienti potenzialmente contaminati.