Il rischio di un’invasione

Kosovo, è di nuovo alta tensione con la Serbia: Usa e Nato in allerta

La situazione tra Belgrado e Pristina si fa sempre più critica. Gli Stati Uniti e le Nazioni Unite monitorano i movimenti delle truppe e inviano rinforzi

Kosovo, è di nuovo alta tensione con la Serbia: Usa e Nato in allerta

La crisi tra Kosovo e Serbia si aggrava di giorno in giornoGli Stati Uniti hanno lanciato un appello alla Serbia affinché ritiri le truppe che hanno schierato al confine con il Kosovo. Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha evidenziato un notevole dispiegamento militare serbo lungo il confine kosovaro, compresi mezzi "senza precedenti" come artiglieria, carri armati e unità di fanteria. Sebbene non sia stata fatta alcuna dichiarazione sul rischio di un'eventuale invasione del Kosovo, Kirby ha sottolineato che la NATO, attraverso la Kfor, aumenterà la sua presenza nel nord del territorio kosovaro. Tuttavia, non è stato chiaro se ciò implichi una semplice ridistribuzione delle truppe esistenti o un incremento netto delle forze dispiegate.

 

Le origini del conflitto

Il Kosovo è un territorio a maggioranza albanese che ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza dalla Serbia nel 2008. La Serbia non ha mai riconosciuto la sovranità del Kosovo e lo considera ancora parte integrante del proprio territorio, anche se non ha alcun controllo effettivo su di esso. Il Kosovo è stato riconosciuto da circa 100 paesi, tra cui gli Stati Uniti. La Russia, la Cina e cinque paesi dell’Unione Europea si sono schierati con la Serbia. Lo stallo ha impedito una piena stabilizzazione della regione balcanica dopo le sanguinose guerre degli anni '90, che hanno causato oltre 10.000 morti e più di un milione di sfollati.

Le tensioni nella regione si sono acuite in seguito all'uccisione di un poliziotto kosovaro albanese in un'imboscata nel nord del Kosovo, dove i serbi costituiscono la maggioranza in alcune città. Ciò ha scatenato una sparatoria tra le forze speciali della polizia kosovara e un gruppo di uomini armati serbi.

 

Il casus belli delle targhe

Le tensioni tra Belgrado e Pristina esistono da quando il Kosovo ha proclamato la propria indipendenza, ma si sono acuite negli ultimi mesi, con i serbi del Kosovo che hanno ritirato ogni forma di cooperazione con le autorità kosovare. Il detonatore è stato, tra tutte le cose, una questione di targhe automobilistiche. Il governo di Pristina ha deciso di vietare l’uso di documenti e di targhe serbe nelle regioni settentrionali del Kosovo, dove vive la maggior parte della minoranza serba, e di sostituirle con delle targhe provvisorie. La misura ha scatenato la protesta dei serbi, che hanno bloccato le strade e bruciato le targhe kosovare, accusando Pristina di violare i loro diritti e la loro identità.

 

L’allarme degli Usa e della Nato

Gli Stati Uniti hanno coinvolto i leader di Belgrado e Pristina in sforzi diplomatici per calmare le crescenti tensioni. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha espresso la preoccupazione degli Stati Uniti al presidente serbo Aleksandar Vucic e ha sottolineato la necessità di una riduzione immediata delle tensioni e del ritorno al dialogo. Nel frattempo, il consigliere per la sicurezza nazionale americano Jake Sullivan ha parlato con il primo ministro kosovaro Albin Kurti.

In risposta a questa situazione, la NATO ha autorizzato l'invio di forze aggiuntive per la Kfor al fine di far fronte alla situazione. Questo potrebbe includere un battaglione britannico di circa 500-650 uomini, recentemente dispiegato nella regione per esercitazioni pianificate da tempo. Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha sottolineato l'impegno dell'Alleanza per garantire la sicurezza e la libertà di movimento per tutte le persone che vivono in Kosovo. La situazione rimane tesa e in evoluzione, con l'attenzione internazionale concentrata sulla regione mentre si cercano soluzioni diplomatiche per evitare ulteriori conflitti.

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