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Il fronte del no al referendum

Referendum 2020, Spataro: “Parlamento va rafforzato, non indebolito”

Intervista all’ex pm schierato con il Comitato per il No: “Il taglio dei parlamentari è solo la strada per incrementare l’oligarchia dei partiti”

Referendum 2020, Spataro: “Parlamento va rafforzato, non indebolito”

Giurista, ex procuratore della Repubblica al Tribunale di Torino ed ex procuratore aggiunto presso il Tribunale di Milano, Armando Spataro ha dedicato la sua vita al diritto. Da qualche anno tra le sue battaglie ci sono quelle per la Costituzione. Già schierato contro la riforma del 2006 che portava la firma di Silvio Berlusconi e poi nel 2016 contro quella renziana, oggi fa parte del Comitato per il No al referendum sul taglio del numero dei parlamentari. “La Carta”, dice, “si può anche cambiare, le riforme sono possibili. Ma è necessario un approfondito e pacato confronto, l’esatto opposto delle urla di piazza”.


Dott. Spataro, quali sono i motivi del suo No?


Armando Spataro: “Le ragioni coincidono con quelle che mi hanno spinto a suo tempo contro la riforma berlusconiana e quella renziana, entrambe pericolose, forse più dell’attuale. Il mio non è un impegno politico, la politica non mi interessa. Come per il Comitato per il No e come, spero, per tanti cittadini si tratta di un impegno a difesa della Costituzione. I principi contenuti nella Carta non possono essere oggetto di accordi di Governo, di interventi che si collocano al di fuori di un piano ampio di riforma. A dire il vero questa, come ha osservato Massimo Cacciari, non è neanche una riforma perché riformare significa altro. Ovvero, dar vita ad un progetto ampio, frutto di confronto, di analisi, di dibattito. Qui siamo solo di fronte ad un progetto populista che allontanerà ancora di più i cittadini dalla politica”.


Chi è a favore della riduzione di deputati e senatori pensa che con meno parlamentari le Camere potranno funzionare meglio. E’ così?


Armando Spataro: “Questa è una bufala. Fino a pochissimo tempo fa teneva banco l’altra bufala, quella del risparmio sui costi per i cittadini. Argomento che è stato abbandonato dopo che diversi economisti e docenti hanno dimostrato che quella dei costi è una sciocchezza, tanto più che parliamo di istituzioni e non di aziende”.


Ma diversi costituzionalisti sostengono l’argomento della maggiore efficienza.

 

Armando Spataro: “Mi meraviglio che persone del livello di Valerio Onida (presidente emerito della Corte Costituzionale, ndr) possano sottovalutare il colpo che viene inferto al ruolo centrale del Parlamento. Perché mai si dovrebbe pensare che con meno parlamentari Camera e Senato funzionerebbero meglio? Si vuole forse dire che il Parlamento produrrebbe più leggi? O che le produrrebbe più velocemente? Il problema non è quello della quantità dei parlamentari, ma della loro qualità. Pensiamo, ad esempio, alla distorsione che provoca la concezione partitocentrica che i leader politici perseguono. Il Parlamento è un organo di controllo dell’Esecutivo, cui detta le linee, non un organismo notarile che approva passivamente ciò che il Governo decide. Ecco perché è più opportuno interrogarci sul perché non funziona”.


Perché?


Armando Spataro: “Innanzitutto per via di una maggioranza a dir poco litigiosa su mille argomenti, vedi i decreti sicurezza, il MES, etc… Ripeto, il problema non è la quantità. Qui abbiamo una prassi diventata normale che riduce il Parlamento al ruolo notarile di cui parlavo. Basti pensare all’abuso dei decreti legge – l’urgenza dei provvedimenti viene dichiarata a ogni piè sospinto –, o ai decreti o disegni di legge messi in campo spesso e volentieri ‘salvo intese’. Ma che vuol dire? ‘Salvo intese’ di chi? Di chi dovrà votare o di chi l’ha già votato? Questa nuova definizione è fuori da ogni logica costituzionale. E vuol dire solo che nella maggioranza non si sono messi d’accordo, ma intanto vanno avanti. E parliamo anche delle richieste di fiducia. Abbiamo assistito a votazioni con cui è stata accordata la fiducia ai Governi di turno da parte di parlamentari che nemmeno conoscevano il testo che durante la notte era stato varato o modificato. E lo hanno votato ugualmente. E con questa modifica costituzionale le leggi sarebbero migliori in quanto approvate da meno parlamentari? Avremmo così deputati e senatori più qualificati? Non credo. Il taglio come è stato concepito rappresenta solo la strada per l’incremento dell’oligarchia di partito, questa è la verità”.


Problemi nel sistema istituzionale attuale ci sono. Come accennava anche lei quello dell’abuso della decretazione d’urgenza è uno di questi. Ci sono degli squilibri che vanno corretti. Serve, e lei è d’accordo, una riforma complessiva dell’attuale architettura delle istituzioni. E c’è chi pensa che tagliare i parlamentari possa essere un primo passo.


Armando Spataro: “Cito una battuta molto efficace del professor Flick. Che ha detto: “non si può dire facciamo un primo passo e poi cambiamo il resto”. E ha citato la saggezza araba: “prima pagare moneta, poi vedere cammelli”. Qui stiamo parlando della Costituzione, e quindi di una riforma organica che deve essere sempre ispirata alla centralità del Parlamento e non alle finalità di quelle berlusconiana e renziana, secondo cui le Camere erano invece un ostacolo che l’Esecutivo deve poter superare al più presto, anche per non creare problemi all’economia nazionale e globale. La riforma cui mi riferisco deve essere ampia, articolata e ne vanno esaminati vari possibili contenuti. Pensiamo, ad esempio, a ben disciplinare l’iniziativa legislativa del potere esecutivo. O ancora, a vietare i maxi emendamenti governativi, a circoscrivere le richieste di fiducia, ad aumentare le maggioranze di garanzia, quelle cioè necessarie per l’approvazione dei regolamenti delle Camere, per l’elezione del presidente della Repubblica, per la revisione della Costituzione. E ovviamente alla legge elettorale che non può non far parte di un simile progetto”.


Che ne pensa del Germanicum che dal prossimo 28 settembre passa all’esame dell’Aula di Montecitorio?


Armando Spataro: “Sono favorevole alla legge elettorale proporzionale senza soglie o con soglie di sbarramento minime. Non bisogna ostacolare i partiti più piccoli. La riforma della legge elettorale è importante. Oggi ci troviamo di fronte a leggi elettorali che, grazie alle liste bloccate, consentono alle dirigenze dei partiti di selezionare i fedelissimi da far eleggere. Questo è il problema. I vertici dei partiti pensano al Parlamento non come a un’istituzione formata dai rappresentanti dei cittadini ma da eletti che devono conformarsi al proprio indirizzo. E’ un nodo questo che porta a trascurare la centralità del Parlamento. E’ perciò necessario reintrodurre le preferenze”.


La riduzione dei parlamentari favorisce i partiti più forti?


Armando Spataro: “Certamente. Senza preferenze, diminuendo i candidati da eleggere, a maggior ragione sarebbero favoriti i partiti più grandi che ricevono più consensi e che nelle liste inseriscono i propri uomini al vertice. Mi preme sottolineare anche che circolano diverse bufale sulla rappresentatività. E’ dimostrato non dal Comitato per il No, ma dai documenti prodotti dagli uffici studi di Camera e Senato che, matematicamente, oggi l’Italia è in linea con il numero di rappresentanti eletti nelle Camere basse di altri Paesi europei delle nostre dimensioni. Se passasse la riforma saremmo ultimi – lo ripeto - per rapporto numerico tra cittadini elettori ed eletti. Oggi, con le liste bloccate in molti collegi vengono presentati candidati che non hanno mai operato e che non sono politicamente conosciuti nei rispettivi territori. Il cittadino è costretto a votare persone che nemmeno conosce. La rappresentatività dei cittadini non è qualcosa di marginale. Se la proporzione tra eletti ed elettori passa da 1 deputato ogni 96.000 abitanti a 1 ogni 151.000, oppure da 1 senatore ogni 192.000 ad 1 ogni 303.000 è solo la democrazia che ne soffre. Questo al di là degli squilibri che si creerebbero tra regioni e territori vari nel numero dei loro rappresentanti, specie nel Senato”.


Cosa mi dice degli altri Paesi europei?


Armando Spataro: “Quando si citano i Paesi europei si citano, spero solo per superficialità, dati sbagliati e si fanno paragoni errati perché vengono menzionati rami parlamentari che per funzioni e tipologia di rappresentanza non sono paragonabili ai nostri: ad esempio, le cosiddette Camere Alte di vari Paesi rispetto al nostro Senato. La rappresentanza è il cuore della democrazia. Le conseguenze negative della riforma sulla quantità degli eletti nelle singole aree territoriali in rapporto al numero dei rispettivi abitanti sarebbero devastanti. Inoltre, si determinerebbe una penalizzazione assoluta di milioni di italiani all’estero che vedrebbero ridotti di ben 6 unità i loro rappresentanti”.


Per voi che sostenete il No la riforma inciderà solo in modo marginale sui costi della politica.


Armando Spataro: “Esatto. Non incide, o incide in maniera davvero irrisoria. La settimana scorsa ero a Brescia per un dibattito con il senatore dei cinquestelle Toninelli. Gli ho ricordato, e il video circola nel web, un suo intervento contro la riforma costituzionale di Renzi del 2016 in cui affermava la irrilevanza della decantata riduzione dei costi della politica nella misura di un caffè all’anno per i cittadini. Ecco, è esattamente di questo che parliamo con il taglio su cui siamo chiamati a decidere con questo referendum. E poi sia chiaro: i costi delle istituzioni non si possono valutare secondo logiche aziendali. La regola del profitto è un ovvio criterio di valutazione delle attività aziendali, ma le istituzioni sono un’altra cosa”.


Un’ultima domanda. La scelta di concentrare il referendum costituzionale nello stesso giorno delle amministrative aumenta il rischio di una politicizzazione del voto sulla riforma della Carta?


Armando Spataro: “Sicuramente. Questo accorpamento nella prospettiva di chi l’ha pensato serve anche a sollecitare tra i cittadini poco informati e non preparati il populismo dilagante che ormai conosciamo. Io credo nella politica alta, credo in un Parlamento che sia espressione di una funzione di guida del Paese e sono contro gli attacchi alla classe politica in sé. Ma in questo caso, più che articolati ragionamenti, si mettono in campo spettacoli da circo come quello dei tagli in piazza delle poltrone di carta. Un brand pubblicitario che sta molto a cuore ad un determinato partito. Ma non comprendo neppure come un altro di partito possa votare 3 volte No in Aula e la quarta Sì solo perché l’intervento sulla Costituzione è nel frattempo diventato la condizione per la nascita di un Governo di cui farà parte. Una simile modifica della Costituzione non può essere condizione di un accordo di Governo. Certamente vi sono molte criticità nell’attività del Parlamento – e ne abbiamo parlato - ma non è concepibile che si intervenga con un taglio dei parlamentari che ne mina la rappresentatività e configura un vero e proprio atteggiamento punitivo nei loro confronti”.


Cosa propone?


Armando Spataro: “Ripeto: di alcune pessime prassi governative abbiamo già detto, ma se il sistema mostra criticità, la soluzione non è il taglio che si vuole infliggere alla 'casta', termine che è ormai diventato un vero e proprio brand e che richiama l’idea di una necessaria punizione. Il problema non è la quantità, ma la qualità di coloro che sono eletti per rappresentarci. Il Parlamento va rafforzato e non va in alcun modo indebolito. La nostra è una battaglia culturale e civile e, come ha detto il professor Villone, il nostro impegno è quello di difendere il futuro."

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