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Il fronte del no

Referendum 2020, Calenda e le ragioni del NO al taglio parlamentari

Per l’eurodeputato Carlo Calenda, la riduzione della rappresentatività implica conseguenze negative nell'assetto istituzionale. I dettagli nell'intervista.

Referendum 2020, Calenda e le ragioni del NO al taglio parlamentari

A soli sei giorni dal Referendum confermativo che chiama i cittadini al voto per ridurre il numero dei parlamentari da 945 a 600 (di cui 400 alla Camera e 200 al Senato), in concomitanza con le elezioni amministrative e regionali, l’Onorevole Carlo Calenda, ci ha illustrato i punti di debolezza della riforma relativa al taglio dei parlamentari.

 

Attualmente, Calenda è deputato al Parlamento europeo e siede nel Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici .  

È membro della Commissione per l’Industria, la ricerca e l’energia (ITRE) e della Delegazione per le Relazioni con il Canada.

Già Viceministro dello Sviluppo economico nei Governi Letta e Renzi. Nel 2016, è stato Ministro dello Sviluppo economico nei Governi Renzi e Gentiloni.

 

Dalla nostra intervista, emerge come il leader di Azione sia uno dei convinti sostenitori del “Io voto NO” al Refererendum.

 

Onorevole Calenda, cosa ne pensa del Referendum confermativo del 20-21 settembre per il taglio dei parlamentari?

 

On. C. Calenda: “Il taglio dei parlamentari fatto in questo modo peggiorerà tutti i problemi che già esistono: il funzionamento del Parlamento, la rappresentanza democratica e la qualità dei nostri eletti. Se vince il Sì, diventeremo il paese europeo con il numero più basso di deputati e senatori per abitante. È una ‘riforma’ scritta male, che serve solo ai 5 Stelle per distrare il loro elettorato dall’essere diventati i peggiori trasformisti d’Europa. Pensateci, non ricordo un altro partito che si è alleato prima con la destra più becera e poi con il centrosinistra - nella stessa legislatura - pur di rimanere al potere. Sicuri che vogliamo far modificare la Costituzione, toccando un tema così delicato come quello della rappresentanza democratica, a questa gente? Noi No e per questo venerdì saremo in piazza a Milano insieme ad Emma Bonino, Carlo Cottarelli, Giorgio Gori e tanti esponenti di altri partiti che hanno il coraggio di dire NO.”

 

Qual è il rischio per l’assetto istituzionale italiano, qualora dovesse vincere il SI?

 

On. C. Calenda: “Si creerebbero forti distorsioni elettorali, aumentando il rischio di possibili maggioranze diverse tra Camera e Senato, minando la stabilità dei Governi. Ed è il rischio di aumento di instabilità del Governo uno dei principali problemi che la riforma avrebbe dovuto affrontare e che, invece, finisce per peggiorare. L’elezione del Senato è infatti prevista su base regionale e la soglia implicita, al di sotto della quale un partito non ottiene eletti nel proporzionale - già alta nel sistema vigente - crescerà in modo significativo.

Il risultato sarà la trasformazione del proporzionale al Senato in una specie di maggioritario mascherato, in cui nelle regioni più piccole, con in palio un numero di seggi ridotto, solo i partiti più grandi otterranno deputati eletti, mentre intere aree geografiche non saranno affatto rappresentate.”

 

Non Le sembra che manchi un elemento in questa riforma costituzionale, ad esempio, la Legge elettorale? Andrebbe cambiata o riformata?

 

On. C. Calenda: “È solo uno dei tanti correttivi che gli altri partiti, complici di questo scempio, hanno chiesto senza mai ottenere. Ora diranno che è stato approvato il testo-base in Commissione, ma è palese il fatto che quello è il punto di partenza - non di arrivo - di una trattativa tra partiti. Ed è evidente che non c’è accordo al momento. Si sono già impantanati persino sull’età della base elettorale del Senato, l’unico – tra questi correttivi - che si sarebbe potuto realizzare.

A chi dice ‘intanto riduciamo il numero dei parlamentari, cambiando la Costituzione’, chiedo se si renda conto della gravità di quello che sta proponendo.”

 

Quali altre conseguenze potrebbero presentarsi, anche a livello europeo, rispetto alla rappresentanza dei Parlamenti nazionali degli altri Paesi dell’Unione europea?

 

On. C. Calenda: “All’interno delle Camere che votano la fiducia ai Governi dei principali Paesi europei, ogni parlamentare rappresenta - in media - circa 100.000 cittadini. Rappresentarne di più vorrebbe dire comprimere la rappresentanza degli elettori, la loro voce, le loro istanze e critiche nei confronti dell’Esecutivo. Con la riduzione dei parlamentari, in Italia si creerebbe una aberrazione politica totale: diventeremmo il Paese europeo con la più grande distanza tra rappresentanti e rappresentati: un deputato ogni 151.000 abitanti e un senatore ogni 302.420, dal momento che sia la Camera che il Senato, in virtù del bicameralismo perfetto, votano la fiducia al Governo. Superarlo è l’unico modo di essere davvero allineati agli altri Stati membri. Nel 2016, mi ero già espresso a favore dell’abolizione del Senato, mantenendo piena rappresentanza popolare alla Camera dei Deputati e semplificando l’iter legislativo. Di tutte queste cose, questa riforma non ne realizza nemmeno una, anzi, le complica.”

 

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