La battaglia contro il virus

Ma per la diagnosi precoce l’ecografia a casa è davvero una soluzione?

Alcune regioni stanno spingendo l'ecografia domiciliare. Il punto è che essa non fa vedere bene i sintomi lievi come fa invece l’esa-Tac in ospedale

Ma per la diagnosi precoce l’ecografia a casa è davvero una soluzione?

Di recente, in ambienti medici e quindi su varie testate giornalistiche, viene spesso evidenziato il ruolo dell’indagine ecografica al torace o LUS (Lung UltraSound) per diagnosticare la polmonite da coronavirus;  metodica promossa, supportata e consigliata da vari medici operatori in diversi pronto soccorso. L’obiettivo è diagnosticare anche a casa del paziente, e quindi mettere in atto le relative cure, ancor prima del trasporto in ospedale. Pertanto, in alcune città italiane sono state proposte e sono già attive Unità speciali di assistenza domiciliare (Usca) che effettuano visita, tampone ed ecografia domiciliare. In varie regioni, come l’Emilia-Romagna e l’Abruzzo, si sta procedendo in tale direzione.


Tuttavia, è necessario porsi alcune domande sull’opportunità o meno di seguire questo protocollo. Non a caso, l’attuale presidente della Siumb (Società italiana di ultrasuonografia in Medicina e Biologia), Vito Cantisani, ha espresso la sua meditata opinione: “È vero che l’ecografia ha sempre incentivato una maggiore interazione fra medico e paziente, consentendo un proficuo scambio di informazioni. Purtroppo, in questo momento di emergenza, quello che da sempre è l’elemento positivo dell’ecografia diventa un importante elemento potenzialmente negativo determinando, se eseguito non in sicurezza, un aumentato rischio di contagio fra medico e paziente. Questo è tanto più pericoloso quanto più avviene a domicilio, nelle aree di emergenza, dove il paziente non è ancora completamente inquadrato e pertanto si determinano condizioni che possono favorire la diffusione se il personale che la esegue non è dotato di tutti i DPI necessari e se non viene effettuata la sanificazione in maniera corretta al fine di proteggere se stesso e i pazienti. Inoltre, ad oggi, sono pochi i dati riconosciuti scientificamente che ne dimostrino l’efficacia nella diagnosi iniziale soprattutto in assenza di positività al tampone o in quadro sintomatologico non ancora chiaro. Il dato scientifico è controverso e gli studi effettuati su un campione di popolazione non significativo. Una analisi cinese in pubblicazione su Ultraschall, rivista ufficiale di EFSUMB (Società Europea di Ultrasonologia) riferisce di una sensibilità ridotta nei casi lievi e moderati. In attesa di conoscere i risultati e ben sapendo che si dovrà decidere dove allocare le risorse è impossibile definire “ora” il ruolo dell’ecografia toracica se non come promettente ma non certo come assolutamente definitivo”.

 

È doveroso fare qualche altra precisazione da parte dello scrivente, medico e specialista radiologo ospedaliero, tenendo presente che l’ecografia è parte integrante di questa professionalità. È noto che la Diagnostica per immagini (radiologia), come ad esempio la Tac del torace, fornisce un valido aiuto alla diagnosi di "polmonite interstiziale” che, associata a test, tamponi e sintomatologia clinica, orienta verso la patologia da Covid-19. Come indicato dalla Società italiana di radiologia, l’utilizzo della Tac per approfondimento diagnostico in pazienti con sospetta polmonite da coronavirus prevede l’ impiego della tecnica ad alta risoluzione, specie in quei soggetti selezionati per alterazione del quadro respiratorio (dispnea/affanno/tachipnea); l’utilizzo del mezzo di contrasto non è indicato per lo studio della Covid-19.

 

Si sconsiglia di condurre esami Tac ed ecografici, come screening, pena contribuire a diffondere il contagio. La principale indicazione alla esecuzione di Tac  del torace -all’accesso- è la discrepanza fra sintomatologia clinica positiva e radiografia semplice (Rx torace) negativa. La Tac del torace nei pazienti sospetti Covid-19 non sostituisce la diagnosi molecolare effettuata su tampone naso-faringeo ma è parte integrante di essa, e consente, quando necessario, il riconoscimento e il monitoraggio delle lesioni focali di polmonite interstiziale, reperti comuni a quasi tutte le infezioni virali. Circa la diagnostica con ultrasuoni, e, quindi l’ecografia (che tra l’altro è l’indagine molto diffusa con costi inferiori), da praticare in prima istanza, a casa del paziente o durante un eventuale ricovero ospedaliero da parte delle unità speciali di continuità assistenziale ( tipo Usca),  può essere considerata una metodica compatibile quale strumento di  diagnosi e di controllo durante il decorso stesso della malattia.

 

Insomma, l’ecografia del torace, pur se effettuata da medici esperti (radiologi ed altri specialisti) è utile alla diagnosi preventiva? Diciamo subito che, in casi di polmonite interstiziale diffusa con focolai molto numerosi in periferia, a livello del mantello polmonare, essendo la patologia del Covid preferibilmente ilo-fuga (nel senso che preferisce “allontanarsi” dagli ili polmonari), l’ecografia riesce a vedere questi addensamenti del parenchima interessato. Naturalmente, una volta giunti in ospedale, tutti questi pazienti saranno sottoposti all’esa Tac.  

Allo stato, sarebbe dunque cosa buona e giusta fare  molta attenzione, per possibili errori diagnostici dovuti alla situazione di anatomia-patologica e non certo all’operatore medico: difatti, proprio in sintonia con gli studi in corso, capita spesso che le immagini Tac mostrano, oltre alle diffuse polmoniti interstiziali come abbiamo detto sopra, anche quadri diversi e minori nel senso della quantità, qualità ed estensione nel parenchima polmonare dei focolai da coronavirus: in pratica, alla Tac, si osservano anche  reperti di  minute areole (centimetriche e sub-centimetriche) di sfumato addensamento polmonare del tipo a “ground glass” (vetro smerigliato) prevalenti anche a sede sub-pleurica, suggestivi di malattia da coronavirus, che purtroppo non possono essere visti in questa fase iniziale con l’ecografia. Per cui, il rischio è di lasciare a casa pazienti, ritenuti esenti da polmonite, solo perchè non rilevata all’ecografia, ritardando di fatto il ricovero. Si allega qualche immagine Tac di polmonite “lieve” iniziale di coronavirus.

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