Sfide di Recovery

Italia più forte in Europa, gli auguri da Bruxelles al Premier Draghi

Dalla Von der Leyen a Michel, da Macron a Merkel e Johnson, gli endorsement all’uomo che ha “salvato l’Euro” e la cui eredità è preziosa per l’Ue e il G20.

Italia più forte in Europa, gli auguri da Bruxelles al Premier Draghi

Sono arrivati rapidamente gli endorsement dei leader europei all’ex-numero uno della BCE e neo Primo Ministro del Governo di unità nazionale.

Da Emmanuel Macron ad Angela Merkel – e dai vertici della Commissione e del Consiglio dell’Ue - si mandano segnali per “un nuovo inizio per l’Italia”, che sotto la guida di Mario Draghi tornerebbe al “tavolo dei grandi”, non solo dell’Ue ma anche a livello internazionale.

 

Ampio margine di svolta si intravvede nelle relazioni con la Cina e con la nuova Amministrazione USA (Biden si è congratulato con Draghi, come pure Putin e Johnson), ad esempio, nella gestione delle questioni legate ai dazi e alla concorrenza commerciale.

 

Draghi attesissimo tra Eurosummit, G20 e Cop26

È con un hashtag che fa eco su Twitter, quello del #WhateverItTakes, che Charles Michel invia le proprie “Congratulazioni al Presidente del Consiglio (...) per la formazione del nuovo Governo”. “Italia e Germania collaborano per un’Europa forte e unita (...)”, ha affermato la Merkel parlando anche di “multilateralismo” tra i due Paesi, come riferito dalla sua Portavoce. Un’alleanza storica, quella tra Berlino e Roma, che potrebbe scatenare reazioni negli ambienti euroscettici in Germania. Parole simili sono quelle di Macron, che tuttavia teme la forte influenza e capacità indiscusse dell’omologo italiano qualora dovesse emergere come autore del relance con cui l’Europa cerca di risollevarsi dalla crisi sanitaria. Attesa anche la leadership di Draghi per la presidenza italiana del G20. Intanto, un primo confronto con i partner dell’Ue è in agenda per il 25-26 febbraio, data del prossimo Vertice europeo in video-conferenza.

 

 

“Idee chiare” per leadership forte dell’Italia

Gli osservatori, in Europa, sono consapevoli che nel risolvere una serie di questioni e nodi di politica interna, Draghi sarà anche in grado di rilanciare le sorti economiche del Paese, contribuendo a rinnovare la performance, l’immagine ed il peso del Governo di Roma a Bruxelles.

Le conseguenze (della sua ascesa) vanno ben oltre” la capitale, scrive Bloomberg. L’uomo che ha il merito di aver salvato l’Euro nel 2012 “ha idee molto chiare sul futuro dell’Unione monetaria”. E un ritorno in una “key position” in Europa, apre alla possibilità di metterle direttamente in pratica.

È un momento di instabilità negli scenari politici dentro e fuori dai confini europei. La Cancelleria tedesca Angela Merkel, figura dominante a Bruxelles negli ultimi 15 anni, si dimette a settembre e nessuno sembra avere ancora la leadership per sostituirla. Quanto ad un altro big, si è visto come Emmanuel Macron abbia una visione forte che mira ad una maggiore integrazione europea, eppure, ha dovuto fare affidamento sulla Germania per poterla implementare. La Von der Leyen sta lottando dopo i ritardi nella fornitura di vaccini covid-19.

 

 

L’eredità di Mario Draghi

La Lagarde (BCE) ha guidato un’efficace risposta monetaria alla pandemia, ma non ha ancora assunto un ruolo centrale nel mappare il futuro dell’Eurozona allo stesso modo del suo predecessore. L’eredità di Draghi, dunque, va oltre il fornire alla BCE strumenti per una crisi. In una serie di discorsi verso la fine del suo mandato, ha esposto la revisione istituzionale necessaria per porre fine alla malsana dipendenza delle economie dell’Euro dall’Eurotower. È qui che ha parlato di completamento della cosiddetta “Unione bancaria” istituendo un unico sistema di garanzia dei depositi per i finanziatori del blocco; di creazione di una "Unione dei mercati dei capitali” per incoraggiare una maggiore proprietà transfrontaliera delle società europee; e stabilire alcuni elementi di una “Unione fiscale” per estendere l’aiuto ai 27 che affrontano shock economici.

Solo alcuni progressi sono stati compiuti in questa direzione (il Recovery Fund ne è elemento forte). Ma, per l’Europa, la strada sul “solco” tracciato da Draghi rimane ancora lunga.

 

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