Il voto dell’Assemblea Nazionale

Pd, Letta è il nuovo segretario: la sua sfida per un “nuovo partito”

Nel discorso le proposte per il Paese: riforme, giovani, donne e lavoro. Ma “non possiamo essere partito di correnti”. E sulla coalizione. “Sì al dialogo”

Pd, Letta è il nuovo segretario: la sua sfida per un “nuovo partito”

Enrico letta è il nuovo segretario del Partito democratico. Lo ha eletto l’Assemblea nazionale con 860 sì, 2 no e 4 astenuti. Un plebiscito che blinda la sua elezione ma non lo mette a riparo dalle grandi sfide che lo attendono: mantenere coeso il partito e dargli quella direzione e stabilità che fino ad oggi sono mancate. 

 

“Unito e forte”, così Letta vorrebbe che fosse il suo Pd, che “non può essere un partito di correnti”. Dice il neo segretario: “Così non può funzionare, dobbiamo superare insieme questa sclerotizzazione. Quello che serve non è un nuovo segretario ma un nuovo partito”.  Che deve fondarsi anche su una “logica espansiva”, una casa dem dalle “porte aperte, spalancate”. “L’apertura sarà il mio motto”, afferma. E anche il “il dialogo” perché “credo nella coalizione”. Va costruito “un nuovo centrosinistra su iniziativa e leadership del Pd. Parlerò con tutti coloro che sono interessati a dialogare: con Speranza, con Bonino, con Calenda, con Bonelli, Fratoianni, con Renzi”.

Sì, anche con il nemico storico, e “con tutti gli altri possibili interlocutori nella società”. E di certo con i Cinquestelle. “Andremo all’incontro con il Movimento che sarà guidato da Giuseppe Conte”.  L’importante è che si smetta di pensare di dover essere “la Protezione civile della politica, cioè il partito che è costretto ad andare al potere perché se no gli altri sbandano”. “Se lo facciamo”, avverte, “diventiamo partito del potere. Si vincono le elezioni se non si ha paura di andare all’opposizione”.

 

Il discorso con cui il neo segretario si presenta all’Assemblea nazionale è lungo e articolato. E’ un Letta sicuramente consapevole della prova che lo attende quello che assume la guida dei democratici italiani. Lascia un’esperienza accademica importante alla Scuola di Sciences Po di Parigi, per affrontare un incarico che Prodi ha definito “tanto complesso e rischioso”. Ma il suo è un sì convinto “per amore della politica”. Quella che però parte dal basso, dagli iscritti. Ieri la visita alla sua sezione, al quartiere Testaccio. Le proposte presentate questa mattina saranno raccolte in un vademecum che in tempi strettissimi sarà inviato a tutti i circoli del territorio nazionale. Per aprire una riflessione che porti a una sintesi di cui discuterà la prossima Assemblea.

L’ex presidente del Consiglio cita due volte Papa Francesco e fa riferimento all’enciclica “Fratelli tutti”. Nell’anno “più brutto della storia repubblicana” sottolinea il valore della “salute e della cooperazione” e l’importanza di un “coordinamento” per sconfiggere la pandemia.  Cita anche Ngozi Okonjo, l’economista nigeriana da febbraio direttrice generale del Wto, e gli “amici” Jacques Delors e Romano Prodi. E’ la scuola cattolico-democratica di Beniamino Andreatta l’alveo in cui è cresciuto il nuovo leader dem, che ricorda anche Don Mazzolari: “Dobbiamo essere il partito che fa parlare i giovani”.  

 

E sono appunto i giovani, insieme a lavoro, donne e riforme le priorità di Letta. Che avanza le sue proposte a un Pd che “deve essere anima e cacciavite. Perché se siamo solo anima non possiamo cambiare le cose, dobbiamo sapere qual è la vite da girare”. Perciò “appena le condizioni sanitarie lo permetteranno” il segretario è pronto a lanciare “le Agorà democratiche composte da esterni e da interni”. Bisogna che ci si affermi “come partito della prossimità sui territori. Siamo diventati il partito della Ztl, dobbiamo sfidare la lega sul territorio”.

Per il Paese, “una democrazia malata” che ha visto “7 governi in 10 anni”, propone lo ius soli, il voto ai sedicenni, l’introduzione dellasfiducia costruttiva, una riforma del sistema dei partiti ma anche misure per frenare il trasformismo: “ci sono stati 200 cambi di casacca dall’inizio della legislatura”, denuncia. Ma la grande sfida resta il Next Generation Eu in cui, secondo Letta, “c’è tutto: investimenti, sostenibilità, solidarietà”. L’Europa è la “nostra casa e l'Europa del 2020 è quella che ci piace” con al centro “solidarietà, lavoro e il pilastro sociale”. Anche se bisogna “fare scelte che migliorino la democrazia europea”.

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