In Europa – e da ieri anche in Italia - si è intensificato il dibattito sull’introduzione del Nutriscore. Tempo fugit e la decisione che prenderanno i 27 Ministri dell’Agricoltura avrà un forte impatto nei consumi e scelte alimentari in tutta l’Unione europea.
Nell’ambito dei target green e della strategia Farm to Fork promossi da Bruxelles, si è pensato ad un percorso per condurre verso un regime alimentare più sano e sostenibile. Ecco perché la Commissione europea ha proposto un sistema di etichettatura nutrizionale obbligatorio per i prodotti alimentari, che verrebbe adottato entro la fine del 2022.
Nutriscore: come funziona l’algoritmo e 5 colori e 5 lettere
Con l’obiettivo di semplificare l’identificazione dei valori nutrizionali di un dato alimento confezionato e destinato alla distribuzione e alla vendita, il Nutriscore utilizza due scale correlate: una cromatica divisa in 5 gradazioni (verde, giallo, arancione e rosso); una alfabetica di 5 lettere (A, B, C, D, E).
Il concept e relativo logo sono nati in Francia, ma l’idea deriva dalle tabelle nutrizionali elaborate dalla Food Standards Agency del Regno Unito: il cosiddetto sistema “a semaforo” (traffic lights) ampiamente discusso dagli esperti. L’algoritmo viene calcolato tenendo conto sia dei nutrienti da limitare (calorie, grassi saturi, zuccheri e sale) sia di quelli da favorire (fibre, proteine, noci, frutta e verdura). Al cibo, quindi, vengono assegnati sia un colore e che una lettera in base al punteggio risultante, calcolato per 100 g o 100 ml.
Chi vuole il Nutriscore e perché penalizza il Made in Italy
È stato criticato da diversi Governi (tra cui quello italiano), da gruppi industriali, dall’associazione degli agricoltori europei Copa-Cogeca, da Coldiretti e Federalimentare nonché da molti nutrizionisti per aver semplificato eccessivamente le informazioni nutrizionali e ridotto gli alimenti complessi ai singoli ingredienti. Nonostante gli avvertimenti, è già stato ufficialmente raccomandato dalle autorità sanitarie in Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Spagna. Alcune aziende alimentari come PepsiCo, Nestlé, Auchan, Danone e Kelloggs hanno annunciato la disponibilità ad apporlo ai packaging anche se non fosse ufficialmente approvato a livello nazionale o europeo.
La corrispondente a Bruxelles di The Italian Times, ci racconta come, ad esempio, sia la catena dei supermercati Delhaize (olandese) che dei Carrefour (francese) abbiano già introdotto il sistema a semaforo sulla gran parte dei prodotti alimentari. Nei banconi, quindi, c’è già l’abitudine – ormai automatica - di guardare al colore o alla lettera apposta sulla confezione prima di aggiungerla al carrello. Utilizzando l’immagine di un semaforo, assegna un “via libera” o meno, ad ogni alimento. Intuitivamente, c’è chi preferisce i cibi in verde (ad esempio, frutta e verdura o lo yogurt bianco, il pane da toast del brand francese Harrys) rispetto a quelli arancioni o rossi (es. alcuni formaggi o maionese). Contro il sistema di etichettatura franco-tedesco si è schierata l’Italia, sostenendo che le indicazioni “a semaforo” penalizzino la Dieta mediterranea e, più in generale, il Made in Italy. ma, intanto, ci sono Paesi che si stanno organizzando per accelerare al massimo sulla sua approvazione.
The Italian Times ha chiesto un parere al noto chef Alessandro Circiello, autore di diverse pubblicazioni dedicate al programma Healty food per cui è docente all’Università Luiss. “Il tema non è banale, soprattutto per le ricadute economiche sull’export dei prodotti italiani e su quelle che l’adozione di un sistema, piuttosto che un altro, potrebbe avere sulla salute dei consumatori. In pratica, a scontrarsi non sono soltanto due tipi diversi di etichetta, ma due modi opposti di considerare gli alimenti e il loro apporto nutrizionale. Il che...non sempre è utile ad orientare le scelte al momento dell’acquisto. È una follia a vantaggio delle multinazionali europee ma a discapito del Made in Italy che rappresenta il buono e il sano" – ha spiegato Circiello, Portavoce di FederCuochi.
6 Paesi Ue e Svizzera: coalizione pro-Nutriscore
Il front runner per il programma europeo di etichette alimentari rimane – ad oggi – il Nutriscore, anche se l’Italia ha votato espressamente il netto “no” alla sua introduzione durante uno degli ultimi Consigli europei Agricoltura e Pesca (AGRIFISH) sotto la Presidenza tedesca all’Ue.
Lo conferma una nuova coalizione pro-Nutriscore: il 25 gennaio si è riunito il Comitato direttivo dei responsabili in materia delle autorità nazionali di 6 Stati membri (Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna) e la Svizzera: in altre parole, vogliono istituire un coordinamento per facilitare l’uso dell’etichettatura.
NutrInform Battery: l’alternativa proposta in Ue dal Decreto italiano
Il sistema di etichettatura nutrizionale, avanzato dall’Italia al posto del famigerato Nutriscore, non valuta i singoli alimenti ma la loro incidenza nell’equilibrio di una dieta variegata. L’etichetta è pensata come una batteria e reca l’indicazione di tutti i valori relativi ad una singola porzione consumata. All’interno del simbolo, sono indicate le percentuali di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale apportati dalle singole porzioni rispetto alla quantità giornaliera raccomandata. La percentuale di energia o nutrienti contenuti in una porzione sono indicati nella parte carica della batteria. Ciò permette di quantificarli a colpo d’occhio. È questa la soluzione pensata dagli italiani per applicare un metodo utile a combattere le patologie derivate da abitudini alimentari scorrette. “Non è penalizzante, non dà patenti di buono o cattivo. Informa”, spiegava alla stampa Teresa Bellanova qualche mese fa. E questo il dossier ereditato da Stefano Patuanelli, neo titolare del Dicastero per le Politiche Agricole e Alimentari (MiPAAF) e discusso ieri di fronte ai deputati della Commissione Agricoltura della Camera. Abbiamo approfondito l’iter del Decreto sul NutrInform Battery e il dibattito in corso a Roma in questo speciale.