La stretta sui vaccini

Vaccini: Ue autorizza export se c’è “reciprocità” e “proporzionalità”

Bruxelles annuncia una revisione del sistema che esamina le richieste di acquirenti extra-Ue di importare dosi dalle big pharma. Il punto sulle consegne.

Vaccini: Ue autorizza export se c’è “reciprocità” e “proporzionalità”

La Commissione europea ha annunciato oggi la revisione del meccanismo per l’autorizzazione all’esportazione dei vaccini contro il coronavirus.

L’Ue è l'unico grande produttore dell'OCSE che continua a esportare vaccini su larga scala”. Ma le strade devono essere percorribili a doppio senso. (...) Dobbiamo garantire consegne di vaccini, tempestive ed adeguate. Ogni giorno fa la differenza”, ha affermato Ursula Von der Leyen.

 

Reciprocità e proporzionalità

I nuovi elementi rispetto a quanto già stabilito sono la “reciprocità” e la “proporzionalità”: due criteri aggiuntivi con cui Bruxelles accorda o meno il via libera alle consegne destinate ad acquirenti extra-europei. Ha parlato chiaro Valdis Dombrovski, Vice-Presidente dell’Esecutivo Ue, spiegando che le richieste di export saranno esaminate “caso per caso” e per tutti i produttori del farmaco antivirus, non solo – quindi - la controversa condotta di AstraZeneca. La Commissaria alla Salute, Stella Kyrikides, ha spiegato che l’obiettivo del regime è evitare di compromettere la sicurezza dell’approvvigionamento per i 27 Paesi Ue. L’iniziativa revoca l’esenzione per 17 Paesi, mentre i 92 Paesi a basso e medio reddito della rete COVAX restano esclusi dal campo di applicazione dello strumento.

Dombrovkis è tornato sulle questioni riguardanti le “gravi inadempienze” di AstraZeneca rispetto agli impegni contrattuali. Le dosi da consegnare entro il primo trimestre dell’anno sono circa 120 milioni. L’azienda anglo-svedese aveva poi annunciato continui tagli alle consegne previste che si sono ridotte a meno di 30 milioni.

 

Difendere gli stock europei

Le esportazioni delle big pharma hanno riguardato “quantità coperte dal meccanismo di autorizzazione all’esportazione verso Paesi che hanno una grande capacità propria di produzione (...), Paesi (che) limitano le proprie esportazioni verso l’Unione a mezzo di legge o tramite accordi contrattuali - o di altro tipo - siglati con i produttori dei vaccini (...). Questo squilibrio porta a carenze di approvvigionamento per i sistemi sanitari dell’Ue. È quanto espressamente riportato dal testo del Regolamento.

Le aziende farmaceutiche hanno anche esportato ingenti quantità di dosi verso “Paesi privi di capacità di produzione” e con una situazione epidemiologica meno allarmante rispetto all’Europa. Si tratta di economie dove, peraltro, si sta registrato un tasso di vaccinazione più elevato rispetto ai 27. A detta di Bruxelles, tali flussi di consegne costituirebbero un rischio per i progressi delle campagne vaccinali del blocco. Ecco perché – conclude la Commissione – “gli Stati membri dovrebbero rifiutare le autorizzazioni di esportazione”.

 

Le richieste sottoposte al meccanismo di valutazione

Ad oggi, sono state accolte circa 380 richieste di esportazione verso 33 Paesi per un totale di circa 43 milioni di dosi. La richiesta respinta è stata una sola. I casi sottoposti al meccanismo Ue di autorizzazione alle esportazioni sono destinati per lo più al Regno Unito (circa 10,9 milioni di dosi), Canada (6,6 milioni), Giappone (5,4 milioni), Messico (4,4 milioni), Arabia Saudita (1,5 milioni), Singapore (1,5 milioni), Cile (1,5 milioni ), Hong Kong (1,3 milioni), Corea (1,0 milioni) e Australia (1,0 milioni).

 

Impianti di AstraZeneca e autorizzazione EMA

La Commissione Ue ha anche informato che si sta lavorando per ridurre i tempi di approvazione dell’EMA dei vaccini contro le nuove varianti. È di ieri la dichiarazione con cui Sandra Gallina, Direttrice generale della DG SANTE della Commissione Ue, ha ribadito come il piano vaccini sia a rischio per mancanza di farmaci. “AstraZeneca al momento non sta esportando verso Paesi extra-Ue” - ha spiegato in audizione all’Europarlamento –“il contratto prevedeva 5 impianti per la produzione”, ma sta producendo solo in uno. C’è un altro impianto “che era nel contratto”, ma “deve ancora essere autorizzato dall’EMA e l’azienda ha avviato solo adesso la procedura per l’autorizzazione”.

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