“Iniezioni” monetarie

BCE, Lagarde su Recovery e PEPP. Pensiero di Draghi tra hawks e dove

Da Eurotower, il segnale che l’Eurozona deve combattere la pandemia. La Banca può ampliare e estendere misure, ma Recovery e vaccini restano prioritari.

BCE, Lagarde su Recovery e PEPP. Pensiero di Draghi tra hawks e dove

In vista della prossima riunione del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea prevista per il 22 aprile, e con il rialzo dell’inflazione, sale la pressione sulla revisione degli strumenti attuati per stimolare le economie dell’Eurozona e favorire la ripresa.

 

PEPP e Recovery Fund: pressioni su revisione

L’ipotesi di ritiro delle misure di sostegno (stimoli o iniezioni monetarie) contro l’impatto devastante dell’emergenza economico-sanitaria ha riacceso il dibattito tra “falchi” e “colombe” all’interno e all’esterno dell’Eurotower. La scorsa settimana, l’attenzione mediatica è stata alta quando i reporter hanno cercato le dichiarazioni dei membri della BCE.

I “falchi” (hawks, nel gergo internazionale) puntano a mettere fine al PEPP, quel programma da 1.850 miliardi di euro, introdotto dall’ex-Presidente BCE Draghi, ed attuale eredità al suo successore, Christine Lagarde. In altre parole: c’è chi si avvicina vicina l’ora X dello stop all’acquisto di titoli da parte dell’Eurotower. La risposta è “si”, se a deciderlo fossero i manager a capo delle banche centrali di alcuni Paesi del Nord Europa. Il Governo Kurz ed i Paesi Bassi di Heiko Maas si sono già espressi a favore di un ritiro graduale del PEPP. “I tempi sono maturi per iniziare a discuterne”, ha detto Robert Holzmann della Banca centrale austriaca. Stessa cosa per Klaas Knot, Governatore della Banca olandese. La Reuters fa sapere che Knot ha parlato di “terzo trimestre” come data target per iniziare ad alienare il programma di acquisti per l’emergenza pandemica in modo da chiuderlo a marzo 2022. La Corte Costituzionale tedesca ha impedito la ratifica del regolamento sul Recovery da parte del Parlamento senza dare nuove indicazioni sui tempi di scioglimento della riserva. Lo stand-by all’ok sulle risorse proprie, non c’è solo a Berlino, ma anche in altri 10 Governi dell’Ue, tra cui  Austria e Olanda, ma anche altri Paesi del Nord. Sono questi a spingere affinché la BCE accetti un aumento più moderato delle pressioni sui prezzi anziché perseverare con gli aiuti anti-pandemici. A respingere queste argomentazioni sembra essere stato Fabio Panetta (BCE) mettendo in guardia sui costi maggiori rispetto ai benefici.

 

Da Atene, una delle voci opposte a quelle nordiche (una “colomba”, dove nel gergo) è quella di Yannis Stournaras, Governatore della Banca centrale greca. Secondo la sua visuale, che guarda alle vicende del Paese nel passato, queste discussioni sono premature. Più il Recovery Fund subirà ritardi, ha aggiunto Stournaras, più lontana sarà la ripresa.

 

I pensieri di Draghi su ripresa e inflazione

Mario Draghi, l'Eurozone-Saviour, ha compreso come la BCE non riesca più a contenere la posizione della Bundesbank e del fronte frugale. Lo preoccupa il fatto che una ripresa dell’Eurozona più rapida rispetto alle previsioni (e l’aumento dell’inflazione) possa costituire un elemento che motiverebbe la revisione delle politiche di sostegno della BCE. Sostegno su cui conta appieno il Governo Sanchez per garantire un deficit nazionale ancora sostenibile. Un sostegno che – come ha ricordato il quotidiano El Pais al Primo Ministro spagnolo – ha comunque durata limitata.

Christine Lagarde ha già avvertito Berlino sui rischi ed effetti negativi di un ritiro prematuro del PEPP. Sempre dal board della BCE, è arrivato anche il segnale di Panetta a favore dell’aumento degli acquisti vista l’assenza di inflazione.

Alla domanda sulle ipotesi di rimbalzo e sullo stop al PEPP, Christine Lagarde ha risposto in un’intervista pubblicata oggi  – in format integrale- sul sito della BCE e postata su Twitter.

Se possiamo spendere meno perché la situazione migliora velocemente, lo faremo (...). L’impegno nell'ambito del PEPP è (...) che ci aiuti a raggiungere l’obiettivo di stabilità dei prezzi (...)” fino alla fine dell’emergenza da pandemia (che ci si aspettava inizialmente per marzo 2021). “Se deve essere prorogato (...), se la crisi durerà più a lungo, la estenderemo”, ha spiegato Lagarde.

 

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